Facebook penalizzerà i post che invitano esplicitamente gli utenti a condividere un post, mettere “mi piace” o taggare un amico. Chi usa questi metodi (sia una pagina o una persona) sarà sempre meno visibile sulle bacheche degli altri utenti.
Da tempo Facebook punisce il cosiddetto “click bait”, cioè quel metodo con cui gli editori incoraggiano a leggere un contenuto privo di sostanza attraverso titoli urlati. La novità indicata oggi con un post ufficiale riguarda invece quello che Facebook definisce “engagement bait”, una tattica fatta apposta per “ingaggiare”, cioè ottenere un'interazione con gli utenti, con il solo obiettivo di allargare la propria platea.
Chiunque abbia un account Facebook ha visto sulla propria bacheca post con scritto “tagga un amico a cui piacerà questo prodotto”, “scrivi 'sì' nei commenti se ti piace”. Oppure “condividi per partecipare all'estrazione di un premio”. Questo è engagement bait. In altre parole, Facebook cerca di arginare le catene di sant'Antonio digitali.
Gli utenti non apprezzano questi contenuti
Gli utenti, si legge nel post, dimostrano di “non apprezzare” contenuti come questi. Che saranno quindi marginalizzati. Sarà un processo graduale: per evitare di confondere “engagement bait” con post che chiedono una partecipazione autentica o con quelli che utilizzano la condivisione per sostenere una giusta causa, il social network inizierà a raccogliere “centinaia di migliaia” di casi e li darà in pasto all'intelligenza artificiale. Che così potrà riconoscerli in autonomia. Le pagine riconosciute come colpevoli saranno “retrocesse”.
L'engagement bait, quindi, avrà un effetto opposto rispetto ai suoi obiettivi: renderà le pagine meno visibili. Facebook invita quindi i gestori delle pagine ad adeguarsi se non vogliono ridimensionare la propria presenza sul social network e a postare “storie significative e rilevanti”.