“Notificheremo agli utenti se le loro informazioni sono state impropriamente condivise con Cambridge Analytica”. Facebook ha gettato le basi per il suo processo di rinnovamento, e questo partirà da maggiore trasparenza e da un corposo tentativo di fare ammenda per lo scandalo Datagate, nel quale una società si è appropriata dei dati di 87 milioni di utenti (più di 214 mila solamente in Italia) al fine di indirizzare le campagne politiche dei propri clienti.
L’annuncio, pubblicato nella newsroom digitale del social network, porta la firma di Mike Schroepfer, direttore tecnologico dell’azienda: “A partire dal 9 aprile mostreremo un link in cima alla bacheca degli utenti, in modo che possano vedere quali app usano - e le informazioni che hanno condiviso con esse”. Ma non è con la sola informazione che Facebook vuole dimostrare la propria buonafede al pubblico: “Gli utenti potranno anche rimuovere le app che non vogliono più”, si legge nel comunicato. Vero è che questa facoltà era già nelle opzioni degli utenti, ma Facebook intende innovare la piattaforma in modo da rendere il processo più intuitivo e funzionale. In un primo round di modifiche Menlo Park aveva stabilito che le app di terze parti non utilizzate per oltre tre mesi sarebbero state automaticamente rimosse. Ora l’utente potrà anche disinstallarle in blocco, rendendo il processo più immediato.
Un’altra funzione che sarà modificata riguarda la ricerca dei profili tramite il numero di telefono. Utile quanto lesiva della privacy, secondo Menlo Park, che ha deciso di rimuoverla durante la ristrutturazione post-Datagate.
Prima di questa modifica gli utenti potevano rintracciare un contatto solo conoscendone il numero di telefono. Ma come spiega Schroepfer, “anche persone malintenzionate hanno abusato di queste funzionalità, carpendo informazioni sui profili pubblici tramite numeri di telefono o indirizzi e-mail che avevano già attraverso la ricerca e il recupero dell'account”. Schroepfer continua: “Data la portata e la raffinatezza delle attività che abbiamo osservato, riteniamo che in questo modo la maggior parte delle persone su Facebook avrebbe potuto avere il proprio profilo pubblico analizzato”.
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La decisione comporta un passo da parte di Facebook nei confronti della nuova normativa comunitaria sul trattamento dei dati personali (Gdpr), alla quale Zuckerberg ha fatto sapere che si ispirerà, senza tuttavia farla diventare uno standard internazionale.
E proprio in Europa la settimana prossima si discuterà la proposta avanzata dal Garante italiano per la protezione dei dati personali, Antonello Soro, di estendere il mandato della commissione costituita a suo tempo per il caso Facebook-Whatsapp, anche al Datagate. Il 24 aprile Soro riceverà - come da lui stesso confermato ad Agi - Stephen Deadman, numero due dell’ufficio privacy di Facebook, al quale chiederà “ulteriori elementi per una piena valutazione" del caso Cambridge Analytica.