“Siamo stati impreparati”. Parola di Jack Dorsey, il ceo di Twitter. La piattaforma è stata “male equipaggiata per l'immensità dei problemi che abbiamo incontrato”. Il fondatore del social network ha prima incontrato il Congresso. Poi ha pubblicato una serie di cinguettii: “Se non troviamo soluzioni, perderemo il nostro business”. O Twitter si ripulisce o scompare.
We aren’t proud of how that free and open exchange has been weaponized and used to distract and divide people, and our nation. We found ourselves unprepared and ill-equipped for the immensity of the problems we’ve acknowledged.
— jack (@jack) 5 settembre 2018
"Non ce lo aspettavamo”
Dorsey ha definito Twitter “una piazza pubblica digitale”. Proprio come in una qualsiasi piazza, ci sono “idee che ispirano” e “bugie”. Quello che cambia con il digitale è “la velocità e la facilità d'accesso”. “Abusi, molestie, eserciti di troll, propaganda attraverso bot e coordinamento umano, campagne di disinformazione – spiega il ceo di Twitter - non rendono una piazza sana. Peggio ancora. Un numero relativamente piccolo di attori in malafede è stato in grado utilizzare Twitter per avere un impatto enorme”. Sono scenari che “non ci aspettavamo quando abbiamo creato la società oltre 12 anni fa”. Il ceo ammette “le conseguenze negative sul mondo reale” e si assume “piena responsabilità”: “Siamo molto orgogliosi di aver creato uno spazio aperto e accessibile, ma non lo siamo affatto quando viene usato come un'arma, per distrarre e dividere le persone”.
La lotta agli abusi
Dorsey snocciola poi le iniziative messe in campo per contrastare gli abusi. “Recentemente abbiamo compiuto notevoli progressi, come l'identificazione di molte forme di manipolazione che intendono amplificare artificialmente le informazioni e una maggiore trasparenza sugli inserzionisti pubblicitari”. Twitter afferma di aver rimosso “il 200% di account in più per aver violato le nostre norme” e identificato 8-10 milioni di account sospetti ogni settimana. “Abbiamo imparato dal 2016 e più recentemente dalle elezioni di altre nazioni – scrive ancora Dorsey - come aiutare a proteggere l'integrità delle nostre elezioni. Ma tutti dobbiamo pensare molto più in grande”.
Cambiano gli “incentivi”
Il “pensare in grande” di Dorsey sta in una domanda. “Che cosa incentiva le persone a fare (o non fare) qualcosa su Twitter e perché?”. Già ad agosto, un'intervista al Washington Post, l'imprenditore aveva toccato il tema. Si parla di una nuova timeline. Allo studio ci sarebbe anche un'etichetta che identifichi quali account sono bot (cioè software e non persone). E la variazione di alcuni elementi chiave, come il “mi piace” e la visualizzazione del conteggio dei follower. Il cinguettio del ceo è in pratica una sintesi di quanto detto al quotidiano statunitense due settimane fa: “La cosa più importante che possiamo fare è guardare agli incentivi che costruiamo all'interno dei nostri prodotti”. Perché non sono neutri ma “esprimono un punto di vista su ciò che vogliamo che le persone facciano. E non penso che siano più corretti”. In uno dei tweet, Dorsey riconosce che saranno modifiche “non facili”, che porteranno a “cambiamenti epocali” nel funzionamento della piattaforma. O si ripulisce o scompare.