A 12 anni Miguel Angel Figueroa viveva in una baracca di lamiere: poco cibo, niente acqua corrente e qualche metro quadro da dividere con i quattro fratelli, il padre disoccupato e alcolizzato, la madre che lavorava tutto il giorno per mantenere la famiglia. Oggi, a 35 anni, Miguel Angel è uno dei maggiori esperiti sudamericani di innovazione: dirige Hub7 Entrepreneurship, il primo acceleratore di imprese tecnologiche della Bolivia, e gestisce progetti open source per un valore di oltre cento milioni di dollari.
La sua vita è cambiata grazie alle donazioni a distanza e a Compassion, l'associazione che convoglia le risorse per far crescere i bambini, nutrirli e farli studiare. “Da piccolo ero io l'acqua corrente”, racconta Figueroa. “Nel senso che mi facevo ogni giorno 3 km di corsa per prendere acqua potabile per tutta la famiglia”. Con i quattro fratelli “ci tenevamo occupati girovagando tra i contenitori della spazzatura in strada, giocando a calcio e inventandoci un modo per sopravvivere”.
A 20 anni già insegnava
Poi è arrivato l'ingresso nel centro Compassion. Cibo, sostegno per sé e per la propria famiglia. E istruzione. A 15 anni, segnato dalla vita del padre, il suo sogno era dare lavoro alle persone. In Bolivia si laurea in Business Administration e Ingegneria gestionale. A 20 anni inizia a lavorare e a 21 insegna all'università. Decide di approfondire gli studi all'estero, a Chicago e a Madrid, dove ottiene un master in International Business.
Lavora per cinque anni nel mondo che lo ha sostenuto, quello del non profit. Poi, però, decide di creare qualcosa che mancava: offrire ai ragazzi assistiti dalle ong strumenti imprenditoriali e tecnologici. “La passione per la tecnologia l’ho avuta sin da bambino – spiega Figueroa - ma è stato vitale il mio periodo a Madrid, dove sono entrato in contatto con tanti startupper e maker europei. Così è nata l’idea di sviluppare un hub in Bolivia”.
Una passione per il microcredito
Miguel Angel inizia così un'attività di microcredito attraverso Novus, la fondazione che ha creato con esperti internazionali e accademici e di cui oggi è direttore. Portare Novus in Bolivia non è stato semplice: la richiesta di tangenti minano lo sviluppo di molte ong. Dopo un inizio complicato, nel 2008 il fundraising riesce a ottenere risultati grazie a una campagna tra gli investitori statunitensi. E così, nel 2013, il bambino che 18 anni prima viveva in una baracca di lamiere, fonda Hub7. Obiettivo: portare le attività di Novus in un incubatore, a Cochabamba.
Nell'hub si sviluppano progetti su stampa 3D, strumenti per facilitare l'accesso alle cure mediche, lezioni di coding indirizzate alla ragazze, robotica per bambini: tutti hanno una forte valenza sociale e l'obiettivo di dotare le persone più vulnerabili di strumenti tecnologici che valorizzino il loro talentoo. “Abbiamo deciso di focalizzare le attività imprenditoriali nella tecnologia perché sono le attività che danno più garanzia per il futuro”, afferma Figueroa, in questi giorni a Roma per la Maker Faire. “Inoltre, spingiamo sulla tecnologia perché è quello che manca in Bolivia. Vogliamo creare una nuova era di sviluppo di idee. È un Paese basato sulla corruzione nonostante abbia molte risorse e crediamo che le tecnologie siano un modo per restituire giustizia e uguaglianza”.
Una chance dalla tecnologia
Miguel Angel spera che, grazie all'istruzione e alla tecnologia, possa cambiare la vita di tanti ragazzi boliviani. Così come è cambiata la sua e quella della sua famiglia. Oggi una delle sorelle vive in California ed è laureata in economia, un'altra lavora come educatrice per una ong e la terza studia finanza all’università. Il fratello è un medico e lavora in Cile (“È il ricco della famiglia”, dice ridendo). La madre, dopo aver tenuto in piedi la famiglia, si è rimessa a studiare e ora è un'infermiera. Anche il papà ha trovato lavoro: adesso progetta mobili.