Ticketmaster, azienda leader nell’organizzazione di concerti, ha deciso di investire sulle tecnologie di riconoscimento facciale per eliminare le file agli eventi. L’annuncio arriva direttamente dalla società, che nel rapporto dell’ultimo quadrimestre di Live Nation - di cui Ticketmaster è una controllata - ha annunciato una collaborazione con l’americana Blink Identity per consentire agli spettatori di accedere alle location dei concerti semplicemente esibendo il volto.
Una data precisa per l’arrivo di computer in grado di riconoscere il volto di chi entra in uno stadio ancora non c’è. Ma l’annuncio della collaborazione tra Blink Identity e Ticketmaster, che anche in Italia porterà artisti del calibro di Santana, Pearl Jam e The Killers, fa pensare a intenzioni concrete. Secondo quanto riporta sul proprio sito Blink Identity, la loro tecnologia sarebbe in grado di associare un volto a un’identità in mezzo secondo. In un battito di ciglia (da qui la parola inglese Blink, che indica lo sbattere delle palpebre), e senza che la persona debba rallentare né fermarsi di fronte al sensore che esegue la scansione: “Il nostro rivoluzionario prodotto riconosce l’identità delle persone mentre camminano a piena velocità”, scrivono.
Ticketmaster to trial facial recognition for event access | BiometricUpdate https://t.co/pVdIpTCvcN #biometrics #facial_recognition pic.twitter.com/ChfdJR2W1Z
— Happenic (@gethappenic) May 6, 2018
Ma qualche dubbio sull’impiego di simili strumenti potrebbe venire se si pensa alla privacy. Sul sito della società - che lavora principalmente in ambito militare -, è specificato che i dati raccolti per i quali non è stato espressamente dato il consenso, non vengono conservati oltre il tempo necessario a svolgere la funzione di identificazione. Tuttavia bisognerà aspettare di vedere i primi strumenti di riconoscimento facciale negli stadi per capire meglio quali dati vengono raccolti.
Ma che succede se non si viene identificati? Finora vari esperimenti di riconoscimento facciale hanno dimostrato la fallacia del sistema. Un caso fra tutti è quello della finale di Champions League di Cardiff nel 2017. In quell’occasione il sistema informatico impiegato dalle forze dell’ordine aveva “individuato” nella folla di spettatori 2470 presunti sospetti, come scoperto dal Guardian. Ma di quelli, il 92 per cento erano in realtà dei falsi positivi.