Che Google abbia raggiunto o meno la supremazia quantistica, e cioè che sia riuscita a costruire un computer quantistico in grado di svolgere alcuni calcoli più velocemente di un computer normale, è una questione ancora dibattuta. Ad ogni modo in Italia c’è chi da anni fa già ricerca con questi nuovi computer. Enrico Prati, ricercatore senior del Cnr di Milano, con il suo team di ricerca se ne occupa dal 2003. “Usiamo computer quantistici per gli algoritmi di intelligenza artificiale. Normalmente gli algoritmi sono pensati per essere usati sui computer normali. Quelli che usiamo noi sono nati per i computer quantistici”, spiega Prati.
Ma come è fatto un computer quantistico? “Non hanno dimensioni enormi, ora facciamo soprattutto sperimentazioni per quando ci saranno hardware più grandi. La potenza del computer quantistico dipende da quanti sono qubit (i bit di questo particolare tipo di computer) e come sono collegati tra di loro. Più ne hai e meglio collegati sono, più potente è il computer. In due, cinque anni dovremmo avere un hardware sufficientemente grande per poter ospitare algoritmo complesso”. “Mentre i computer ordinari sono fatti da transistor di silicio”, continua Prati, “i computer quantistici sono fatti o con superconduttori o ioni intrappolati. Il primo ha un beneficio che è quello di avere transistor che possono essere stampati in serie, anche se entro certi limiti, ma poi devono essere raffreddati a temperature vicine allo zero assoluto”.
Una tecnologia in cui l’Italia non è fanalino di coda, almeno per lo stato delle ricerche: “Siamo un Paese con grandissime competenze e siamo assolutamente all’avanguardia rispetto a questi temi. I gruppi di ricerca italiani sono riconosciuti a livello mondiale e moltissimi italiani all’estero che stanno facendo molto bene. La scuola italiana deve tantissimo a Enrico Fermi, e negli anni si è consolidata anche grazie ai suoi rapporti con gli Stati Uniti”.