Se è stato possibile elaborare la prima rivoluzionaria immagine di un buco nero è anche grazie a una ricercatrice dell’MIT di soli 29 anni. Lei si chiama Katie Bouman e sei anni fa, quando era ‘solo’ una PhD junior in scienze informatiche e intelligenza artificiale al Massachusetts Institute of Technology, ha iniziato a lavorare all’algoritmo decisivo per l’elaborazione dei dati raccolti dall’Event Horizon Telescope che hanno ‘immortalato' l’ombra di M87: il buco nero supermassivo di una galassia situata a circa 50 milioni di anni luce.
Una volta costruito l’algoritmo, Bouman ha lavorato con decine di ricercatori dell’EHT per altri due anni per studiare in che modo l’immagine del buco nero poteva essere rappresentata. La svolta è arrivata a giugno dello scorso anno, quando Katie e un ristretto gruppo di ricercatori si sono riuniti in una piccola stanza di Harvard e sottoposto l’algoritmo a test. Il resto è storia recente.
Sul web Katie Bouman è una star, complice anche una foto che lei stessa ha pubblicato in cui appare incredula ed emozionata davanti allo schermo del pc che elabora i dati e restituisce l’immagine del buco nero. Bouman fa parte di un team di 200 scienziati che negli ultimi tre anni non ha fatto altro che lavorare per ottenere questo risultato. Lo sa bene la ricercatrice che in un altro post scrive: “Guardo incredula la prima immagine di un buco nero che ho ricostruito. Nessuno di noi avrebbe potuto farlo da solo. Ci siamo riusciti grazie a tante persone differenti con percorsi diversi”, ha detto Katie, spiegando: “L’immagine mostrata oggi è la combinazione di immagini prodotte da molteplici metodi. Nessun algoritmo o persona ha fatto questa immagine, ma è servito il fantastico talento di un team di scienziati provenienti da tutto il mondo e anni di lavoro sodo”.
Oggi Katie è post-doc all’MIT e in procinto di prendere una cattedra come assistente universitario al California Institute of Technology (CalTech), ma l’intenzione di Bouman è anche quella di continuare a lavorare con l’EHT. D’altronde le sfide non l'hanno mai spaventata. Nel 2016, in un intervento al TED talk in cui anticipava la scoperta avvenuta nei giorni scorsi, disse: “Voglio incoraggiare tutti voi a osare e a spingere più in là i confini della scienza, anche di fronte a qualcosa che vi appare misterioso come un buco nero”.