Il 31 marzo, vigilia dei pesci d’aprile, è il World Backup Day, un’occasione per ricordarci di proteggere i nostri dati digitali. Perché si pensa sempre che malware e attacchi informatici riguardino altri, fino a che non scopriamo di non poter più accedere a importanti documenti di lavoro o a uno scatto irripetibile con la propria famiglia.
Il 90 per cento dei dati digitali esistenti è stato creato negli ultimi due anni, e ogni dodici mesi vengono generati 1,8 zettabyte di contenuti. Circa centoventi milioni di volte la Libreria del congresso americano, la più grande del mondo. Questi pochi numeri dovrebbero bastare a inquadrare la portata della rivoluzione che ha sostituito la tecnologia meccanica con quella elettronica.
Eppure la protezione della nostra vita digitale non sembra andare di pari passo. A pochi mesi dalla fine di quello che sarà ricordato come l’annus horribilis della sicurezza informatica, nel quale abbiamo assistito all’ascesa di malware capaci di criptare i nostri dati per chiedere in cambio un riscatto, la consapevolezza delle migliori strategie per difendere i propri dispositivi stenta a diffondersi.
I’ll need my original backup. https://t.co/r3tLYRR6fr pic.twitter.com/e5WrtRj4t5
— World Backup Day (@WorldBackupDay) May 21, 2016
Per queste ragioni le copie di backup - ovvero duplicati dei file originali che si possono conservare in caso di problemi tecnici - sono una pratica sempre più indispensabile nel mondo digitale. Secondo uno studio condotto da Acronis, il 33 per cento degli utenti contattati non ha mai eseguito un backup, e il 62 per cento degli intervistati non sa quali sono gli effetti di un ransomware.
"L'anno scorso gli attacchi ransomware hanno fatto notizia. Eppure, malgrado siano sempre più frequenti, la consapevolezza del problema e l'importanza attribuita alla prevenzione sembrano in calo - ha dichiarato John Zanni, presidente di Acronis - È necessario sensibilizzare maggiormente il pubblico perché si renda conto di quanto è importante eseguire un backup sicuro e proteggere i dati".
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Crimini informatici in crescita e una generale epidemia di attacchi 'ransomware' (in cui gli hacker chiedono un riscatto per 'liberare' il pc 'infettato' di cui hanno criptato i dati e ridarne il controllo al legittimo proprietario), hanno scandito il 2017.
Secondo l'Europol "gli attacchi a mezzo ransomware hanno eclissato la maggior parte dei crimini informatici globali, infatti si è assistito nella prima metà dell’anno passato ad attacchi di questo tipo su una scala mai vista prima". Tra queste minacce si include il malware WannaCry, che nell'ultimo anno si stima abbia colpito 300.000 obiettivi in 150 Stati.
Ma le prospettive per il 2018 sono addirittura più preoccupanti. Un’indagine del Ponemon Institute indica che il 69 per cento delle aziende intervistate non crede che i propri antivirus siano sufficienti a contrastare questo tipo di attacchi. E i cybercriminali dall’altra diventano sempre più efficaci sviluppando nuovi tipi di malware.
Nel 2017, le varianti di ransomware sono aumentate del 46 per cento, rendendole più difficili da rilevare e contrastare. Gli esperti di sicurezza prevedono che questa minaccia informatica continuerà a diffondersi. Se quest'anno veniva colpita un'azienda ogni 40 secondi, nei prossimi due anni la frequenza degli attacchi scenderà a 14 secondi, e questo senza contare gli attacchi ai privati, che sono molto più frequenti.
Secondo le stime, nel 2019 i ransomware incideranno per oltre 11 miliardi di dollari, rispetto ai 5 miliardi del 2017. Tutte buone ragioni per festeggiare in modo appropriato il World Backup Day, se non si vuole diventare invece vittime di qualche fastidioso pesce d’aprile informatico.