La prima a far cadere il muro d’omertà, e rivelare il segreto di Pulcinella, è stata Mercedes: lo sviluppo delle vetture elettriche porterà ad una riduzione dei margini dei costruttori. Per quanto tempo? Difficile dirlo. Si prevede che dal 2025 in poi le curve di costo per le vetture a combustione interna e per quelle elettriche potrebbero intersecarsi, ma le economie di scala dipendono da quante vetture elettriche si venderanno, il che a sua volta dipende in modo cruciale da altri fattori come una normativa favorevole, o l’infrastruttura per la ricarica.
Che fare quindi per non rischiare di trovarsi impreparati di fronte ad una domanda per vetture elettriche che tutti stimano in forte crescita nei prossimi anni? Una risposta prova a darla L'Automobile, il mensile dell'Automobil club d'Italia, nel numero appena uscito in edicola. Innanzitutto - questa la tesi - fare in modo di rallentare la crescita, assecondando un aumento il più possibile graduale della mix di vendita. Poi, investire nei nuovi prodotti, compensando i costi di set-up ed approvvigionamento con un taglio dei costi fissi, dei costi di capitale e ricerca e sviluppo. Infine, aumentare il fatturato medio, cercando di spostare la mix di modelli verso l’alto di gamma.
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Mercedes prevede di elettrificare tutta la gamma entro il 2022 e allo stesso tempo ha annunciato un taglio dei costi pari a 4 miliardi di euro per compensare la pressione attesa sui margini. Bmw prevede di offrire 25 veicoli elettrificati entro il 2025, mentre il capo degli acquisti punta a ridurre del 5% il costo delle componenti convenzionali, pari ad un risparmio di circa due miliardi.
Il gruppo Volkswagen ha annunciato investimenti per oltre 20 miliardi di euro. Il marchio Audi, che più di ogni altro contribuisce ai profitti del gruppo, introdurrà cinque vetture elettriche nei prossimi tre anni, ma nel contempo prevede una riduzione di costi pari a 10 miliardi di euro, soprattutto in ricerca e sviluppo, pur di mantenere il margine al di sopra dell’8%. L’alleanza Renault- Nissan-Mitsubishi vuole mantenere la leadership nel settore con un’espansione della gamma. Il Ceo Carlos Ghosn punta a risparmiare, grazie ad una maggiore integrazione tra i tre marchi, 10 miliardi di euro. In effetti Renault si trova più avanti degli altri nel processo di sviluppo, ed entro i prossimi cinque anni potrebbe aver ammortizzato gli investimenti e cominciare a trarre profitto anche dalle vetture elettriche.
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General Motors ha dichiarato di voler lanciare almeno 20 veicoli elettrici e a idrogeno fuel cell entro il 2023, senza tuttavia elaborare su come intende finanziarne lo sviluppo. Al contrario, il nuovo Ceo di Ford Jim Hackett non ha fatto mistero di come lo sviluppo di auto elettriche sconvolgerà la funzione di pianificazione del prodotto, reindirizzando un terzo delle risorse previste per le vetture a combustione interna sull’elettrico. Toyota, che per vent’anni ha investito nella tecnologia ibrida e già commercializza la Mirai a idrogeno ma nessuna vettura elettrica, ha appena costituito una joint venture con Mazda e Denso. Il numero uno Akio Toyoda non ha voluto fare annunci, ma con un fatturato di oltre 210 miliardi di euro, asset per 370 miliardi ed un cash flow annuo di 30 miliardi avrà di che divertirsi. E Fiat Chrysler? Marchionne ci ha fatto sapere che Fca perde 20mila dollari per ogni 500 elettrica che vende in California. E che le auto elettriche sono un’arma a doppio taglio e rappresentano una minaccia per il pianeta.