Nel market del futuro non ci sono file o cassieri, e il cliente può riempire il proprio cestello e andarsene senza doversi preoccupare del pagamento, al quale pensa l’intelligenza artificiale incaricata di gestire il negozio. Il market del futuro apre oggi a Seattle e si chiama Amazon Go, ultima scommessa dell’azienda leader nel campo dell’e-commerce. In realtà il progetto è vecchio di un anno, quando l’azienda aveva dovuto decidere di rimandare l’inaugurazione perché il sistema non era in grado di gestire più di venti clienti contemporaneamente (ne avevamo parlato qui). Ma oggi Go è pronto a fare il suo debutto in società: nel market di Jeff Bezos, fondatore di Amazon e uomo più ricco del mondo, il cliente entra e si serve. I tornelli all’ingresso registrano il “login” dell’acquirente, che può così aggirarsi tra le corsie e riempire la propria busta con i prodotti che vuole acquistare. Ogni articolo prelevato dagli scaffali viene identificato da un complesso sistema di telecamere intelligenti e “aggiunto al carrello”, proprio come avviene su un qualsiasi sito di commercio elettronico. Una volta terminati gli acquisti, l’utente lascia il negozio passando dai tornelli, e Amazon gli addebita automaticamente il costo della spesa.
#AmazonGo opens on Monday, January 22 in Seattle. Get the app to enter the store. See you soon! https://t.co/jt7quQ4rke pic.twitter.com/shIyrifZyk
— Amazon.com (@amazon) January 21, 2018
Il negozio di Bezos è un gioiello della tecnologia: 1.800 metri quadri su cui vegliano centinaia di telecamere collegate a un’intelligenza artificiale, capace di identificare i prodotti sugli scaffali e di rilevare se vengono rimossi. Uno dei problemi che i tecnici di Amazon hanno dovuto risolvere è stato far sì che il sistema non si inceppasse se un articolo veniva spostato da una posizione all’altra. Ma la tecnologia è stata perfezionata al punto che non è possibile ingannarla neanche nascondendo un articolo sotto la giacca e provando a uscire senza essere visti. Ci ha provato un giornalista del New York Times, che si è sorpreso nel vedersi addebitare anche il costo del finto taccheggio. Dei sensori sugli scaffali sono in grado di riconoscere lo spostamento di un oggetto e, incrociando i dati con quelli delle telecamere, dispongono di un controllo multisensoriale su ogni prodotto.
Ma lontano dal mettere tutti d’accordo, Amazon Go ha sollevato anche qualche polemica. Dalla preoccupazione per la sparizione di posti di lavoro tradizionali ai problemi legati alla privacy, le tech-companies puntano alla razionalizzazione, e ci si chiede se gli Stati saranno in grado di colmare i vuoti lasciati dall’innovazione tecnologica. Un altro dubbio viene dalla gestione della propria identità digitale: Amazon Go è l’ennesimo spazio in cui una società privata può acquisire dati e informazioni sulle abitudini di consumo degli utenti, per i quali ormai è difficile, se non impossibile, sfuggire al tracciamento da parte di soggetti privati. Una rassicurazione però arriva dalla stessa Amazon, la quale ha fatto sapere che nel negozio non viene utilizzato il riconoscimento facciale, il che rende l’esperienza di fare la spesa in questo negozio del tutto simile a quella di un acquisto online, anche dal punto di vista della privacy.
Apparently there's no facial recognition used, which is good because no one needs to see the shame/elation on my face when I walk out with a party sized bag of Cheese Pleasers and a bottle of KY.#AmazonGohttps://t.co/I27M3iRWpT
— James Strieb (@james_strieb) January 21, 2018