Monossido di carbonio, composti organici volatili, folmaldeide. Gli agenti inquinanti non aleggiano soltanto nelle strade, all’aperto, e non provengono solamente da auto o industrie: i pericoli arrivano anche dalle case in cui viviamo. “Diversi studi dimostrano che l’inquinamento indoor è maggiore di quello outdoor”, spiega Ciro Formisano, co-fondatore di Airgloss, una start up nata all’interno dell’incubatore italiano dell’Agenzia spaziale europea (Esa) che ha messo a punto un sistema di monitoraggio ambientale e di controllo di qualità dell’aria per la Stazione Spaziale Internazionale (ISS) e che tra pochi mesi metterà sul mercato un prodotto simile proprio per le abitazioni terrestri.
Che cos’è l’inquinamento indoor?
Come si legge sul sito del ministero dell’Interno, “le principali fonti interne di inquinamento sono rappresentate da occupanti, polvere, strutture, materiali edili, arredi, impianti (idraulici, di condizionamento, di umidificazione) e aria esterna”.
Usando i fornelli, ad esempio, si innesca un processo di combustione che immette monossido di carbonio nell’aria; i mobili possono rilasciare formaldeide, un composto organico che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito potenzialmente cancerogena se presente in grandi quantità, e la stessa cosa può accadere con i mobili a basso costo o con giocattoli non certificati.
Nell’aria che respiriamo a casa, mentre cuciniamo, quando guardiamo la tv e ovviamente anche durante la notte, insomma, ci sono elementi che possono essere pericolosi per la salute.
E, secondo Formisano, sono situazioni a cui “le persone pongono meno attenzione” rispetto all’inquinamento normalmente inteso. “Possono provocare danni alla salute, favorire lo sviluppo di allergie e asma, aumentare il rischio di malattie cancerogene - aggiunge l’ingegnere di Airgloss -, o anche semplicemente inficiare la produttività sul lavoro e abbassare la concentrazione”.
Naso e intelligenza artificiali
Airglass sta lavorando a una sorta di “naso artificiale” capace di registrare l’inquinamento indoor. “La rilevazione non avviene grazie a sensori specifici – spiega Formisano -, ma grazie a un naso elettronico che analizza l’aria, produce pattern, cioè dati, che l’Intelligenza Artificiale interpreta”.
Il meccanismo è simile al modo di comunicare di naso e cervello umani, ma con capacità di rilevazione maggiore. Il sistema confronta le informazioni raccolte con quelle contenute in un database gestito dalla società e se c’è corrispondenza informa l’utente attraverso un’app in cui possono essere impostate notifiche di allarme nel caso in cui i livelli di inquinamento interno superino una soglia critica.
Oltre alla qualità dell’aria, il naso artificiale di Airgloss analizza il rumore, la luce e la pressione ambientali (quest’ultima può influire sui dolori articolari delle persone che abitano lo spazio). E nel futuro, garantisce Formisano, ci sarà “il monitoraggio dell’eventuale inquinamento elettromagnetico, come quello da wi-fi, e da radon”, un gas inodore ma radioattivo.
Dallo Spazio al salotto di casa
Il sistema ideato per le abitazioni private è simile a quello utilizzato per la Stazione Spaziale Internazionale. “Pochi mesi prima della missione STS 134 del maggio 2011 – ricorda Formisano - l’ESA ci aveva chiesto di sviluppare tre nasi elettronici per monitorare l’aria all’interno della stazione”.
La ragione? Garantire la salute degli astronauti, perché “le attività di laboratorio all’interno dell’ISS producono miscele chimiche che potrebbero mettere a rischio la vita degli astronauti”. Un paio di anni più tardi, nel 2013, Airgloss ha deciso di portare la tecnologia sul mercato consumer. Oggi i prodotti sono due: quello per aziende e scuole è già sul mercato, quello per le abitazioni sarà in vendita nella seconda metà dell’anno a un prezzo di 250-300 euro.