A tre mesi dalla dichiarazione di guerra di Mark Zuckerberg alle fake news, arriva in Usa il primo caso di notizia "contestata" su Facebook. E a inaugurare la nuova era è un articolo su Donald Trump. Secondo il Seattle Tribune, le numerose fuga di notizie sul presidente Usa deriverebbero dal fatto che Trump utilizzerebbe uno smartphone con sistema Android poco sicuro. “Contestata”: l’espressione compare a chiare lettere sotto il titolo dell’articolo. E a rimarcare la poca affidabilità del contenuto c’è anche un segnale rosso di pericolo.
Dalle fonti all’autore, la notizia è tutta falsa
L’articolo in questione è una “Breaking” del 26 febbraio a firma di Lucas Bagwell. La firma è cliccabile e rimanda alla pagina del profilo dell’autore in cui non compaiono né foto, né bio, né tantomeno altri articoli di Bagwell. Il pezzo, poi, cita come fonti due agenzie - A.R.H. Intelligence e Z|13 Security – che semplicemente non esistono. Cercando informazioni sulla testata si scopre, inoltre, che il Seattle Tribune è un sito web di notizie satiriche (ben mascherate).
Chi può effettuare il controllo
Il controllo delle notizie viene effettuato da terze parti, in questo caso dai due siti di fact-checking Snopes.com e PolitiFact. L’obiettivo dichiarato è quello di offrire un’interpretazione imparziale e oggettiva dell’informazione. Saranno le singole notizie a passare sotto il microscopio e a essere contestate, non l’intero sito. Secondo il sistema messo in piedi da Zuckerberg, i controllori devono firmare il “Codice di principi”: delle linee guida stabilite dalla scuola di giornalismo non-profit Poynter.
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I limiti dell'iniziativa
Per essere contrassegnata come "Contestata" la notizia deve ricevere il giudizio positivo di tutti i controllori. Ma il limite più grande, osservano i detrattori, è il tempo necessario per analizzare il contenuto. Nel caso dell'articolo del Seattle Tribune sono passati 5 giorni, durante i quali il pezzo ha continuato a girare, ha generato click e soprattutto, ha confuso le idee a un enorme numero di utenti.
Il “pugno duro” di Zuckerberg dopo le polemiche
Lo strumento anti-bufala è la risposta del fondatore di Facebook alle polemiche scoppiate a novembre che accusavano il social network di non aver arginato le fake news che, secondo i sostenitori di Hillary Clinton alle presidenziali Usa, avrebbero favorito la vittoria di Donald Trump. Zuckerberg inizialmente si era difeso dicendo che notizie false non solo non avevano influenzato il voto, ma erano state fatte comunque circolare da entrambe le parti.
Poi a dicembre è arrivato l’annuncio: è guerra "alla disinformazione pura e semplice diffusa per attirare 'clic' cavalcando i temi caldi dell'attualità", ha spiegato Zuckerberg in un post.
"Abbiamo la responsabilità di assicurarci che Facebook abbia il miglior impatto possibile sul mondo, questo aggiornamento è solo uno di tanti passi avanti". "Facebook è un genere di piattaforma diversa da qualunque cosa l'abbia preceduta. E' sì una compagnia tecnologica ma riconosco che abbiamo una responsabilità maggiore della semplice fornitura della tecnologia attraverso la quale scorre l'informazione, sebbene non scriviamo le notizie che leggete e condividete, riconosciamo che siamo qualcosa di più di un semplice distributore di notizie".
L’aiuto della community, lo spam che “paga pegno”
L’operazione anti-bufala, hanno spiegato i vertici di Facebook, si basa su tre pilastri:
- No alla censura - I siti che diffondono notizie false non saranno censurati, ma le loro notizie saranno evidenziate come poco affidabili
- Le segnalazioni degli utenti – I membri della community di Facebook potranno segnalare i contenuti sospetti che verrano analizzati dal team di giornalisti esperti
- Le multe anti-spam - chi userà lo spam per aumentare gli accessi al proprio sito “sarà penalizzato dal punto di vista finanziario”.
Per approfondire:
- Sito Gizmodo - Facebook Finally Rolls Out 'Disputed News' Tag Everyone Will Dispute
- Sito Mashable - Facebook now officially marks 'fake news' as 'disputed'