Roma - E' intitolata a Giovanni Virginio Schiaparelli la prima sonda europea sul suolo di Marte. Schiaparelli fu un illustre astronomo dell'Ottocento, nonché senatore del Regno d'Italia. Nacque a Savigliano, in provincia di Cuneo, il 14 marzo 1835 e morì a Milano il 4 luglio 1910.
Sono suoi i primi importanti studi sul Pianeta Rosso pubblicati in tre opere diverse: "Il pianeta Marte" (1893), "La vita sul pianeta Marte"(1895) e "Il pianeta Marte" del 1909. Schiaparelli osservò sulla superficie del pianeta una fitta rete di strutture lineari che chiamò "canali". I canali che divennero ben presto famosi, dando origine a una ridda di ipotesi e di polemiche sulle possibilità che il pianeta rosso potesse ospitare forme di vita senzienti. "Piuttosto che veri canali della forma a noi più familiare, dobbiamo immaginarci depressioni del suolo non molto profonde, estese in direzione rettilinea per migliaia di chilometri, sopra larghezza di 100, 200 chilometri od anche più. Io ho già fatto notare altra volta, che, mancando sopra Marte le piogge, questi canali probabilmente costituiscono il meccanismo principale, con cui l'acqua (e con essa la vita organica) può diffondersi sulla superficie asciutta del pianeta".
Solo dopo, si scoprì che si trattava di illusioni ottiche. Ma l'astronomo piemontese non dovette misurarsi solo con una tecnologia molto più limitata di quella attuale, ma anche con i limiti dei suoi contemporanei.
Nella traduzione del lavoro di Schiaparelli, l'astronomo americano Percival Lowell usò la parola canals anziché channels: i primi sono artificiali, i secondi naturali. Da qui l'equivoco che si potesse ritenere Marte abitato. Lowell fu uno dei più ferventi sostenitori della natura artificiale dei canali marziani e condusse una dettagliata serie di osservazioni a sostegno dell'ipotesi che fossero imponenti opere di ingegneria idraulica progettate dai marziani.
Le prime foto della superficie del pianeta scattate dalla sonda spaziale Mariner 4, nel 1965, e la prima mappatura realizzata da Mariner 9, nel 1971, misero fine alla disputa rivelando una superficie arida e desertica butterata da crateri da impatto, profonde incisioni e formazioni di origine vulcanica.
Giovanni Schiaparelli ha all'attivo risultati importanti che hanno trovato successive dimostrazioni. Fra questi, la scoperta dell'asteroide 69 Hesperia, il 29 aprile1861, e la dimostrazione dell'associazione degli sciami meteorici delle Perseidi e delleLeonidi con le comete. L'italiano verificò che l'orbita dello sciame meteorico delle Leonidi coincideva con quella della cometa Tempel-Tuttle. Queste osservazioni condussero l'astronomo a formulare l'ipotesi, rivelatasi esatta molto tempo dopo e con altre tecnologie a disposizione, che gli sciami meteorici fossero residui di comete. Portano il nome dell'astronomo piemontese l'asteroide 4062 Schiaparelli, il cratere Schiaparelli sulla Luna, il cratere Schiaparelli su Martee lo Schiaparelli Dorsum, una catena montuosa sulla superficie di Mercurio. (AGI)