Roma - E' in costante crescita in Italia il fenomeno dei 'fablab' (ovvero 'fabrication laboratory'), i piccoli stabilimenti innovativi che offrono servizi personalizzati di fabbricazione digitale e che, nel nostro Paese, stanno dimostrando un forte legame con il territorio, in linea con la migliore tradizione manifatturiera italiana. Secondo il rapporto del centro studi socio economici Censis 'Dallo smontaggio della citta'-fabbrica alla nuova manifattura urbana', "Se da un lato non si arresta la fase della proliferazione, dall'altra non si notano fenomeni di vero e proprio consolidamento". "I fablab rimangono un fenomeno fortemente caratterizzato dall'intraprendenza di singoli soggetti privati anche se emergono alcuni tentativi di favorirne l'apertura da parte di soggetti istituzionali (ad esempio la Regione Lazio)".
Il primo censimento dei fablab italiani fu effettuato nel 2014 da Make in Italy. Le informazioni aggiornate al settembre 2016 coprono 96 laboratori su un totale di 116. La distribuzione appare ancora disomogenea: solo sei province hanno più di quattro strutture (Milano, Roma, Bologna, Napoli, Modena e Treviso), mentre altre 36 non ne contano nessuno. "D'altra parte che i fablab siano un fenomeno di carattere spontaneo lo si può vedere da diverse angolature", sottolinea il rapporto, "la sede di cui dispongono è nei due terzi dei casi di proprietà privata, il soggetto fondatore nella maggior parte dei casi è una persona fisica e l'attività viene finanziata prevalentemente con risorse private". Dispositivo "costitutivo e inevitabile" di queste officine innovative è la stampante 3D, "presente praticamente ovunque". E la vocazione è prettamente "territoriale". Secondo le rilevazioni di Make in Italy, i gestori guardano per i finanziamenti soprattutto alle istituzioni e alle imprese locali, con un terzo degli intervistati che auspica un coinvolgimento del governo. Molto basse sono invece le attese nei confronti del mondo accademico, delle banche e del venture capitalism. "Il fablab, nella visione di chi lo ha promosso e lo gestisce, deve dunque rimanere un laboratorio a carattere autonomo e indipendente, a supporto della comunità di coloro che si interessano alla fabbricazione digitale e alle potenzialità che questa esprime", conclude il rapporto. (AGI)