Milano - Bisogna subito chiarire un paio di cose: non è la Polaroid 2.0 e non è un giocattolo. Un tempo la macchina fotografica per scattare, sviluppare e stampare le istantanee era il regalo tipo per la Comunione, oggi è difficile immaginare di spendere 300 euro per mettere un apparecchio quasi totalmente analogico nelle mani di un preadolescente crescuto sul touchscreen di un smartphone. Eppure qualcuno ha deciso di scommettere lo stesso sul futuro un po’ retro dell’istant camera e di sfidare una casa come Fuji su un terreno che da anni le è familiare.
La I-1 creata da Impossible non assomiglia a nessun’altra fotocamera. È anche la prima fotocamera nuova di quest’ultimo decennio ad utilizzare il formato Polaroid originale. L’unico elemento digitale sono le funzioni di controllo manuale grazie all’app Bluetooth, che permette anche di provare tecniche creative, come il light painting, per realizzare scatti particolari direzionando un fascio di luce solo nei punti di interesse, e la doppia esposizione. Dotata di flash anulare e mirino analogico magnetico, concede molto ai nostalgici ansiosi di rivivere le emozioni di Instagram e Retrica su carta ed emulsioni, ma poco ai fotografi della domenica. Con un costo macchina così elevato e una cartuccia da otto pose in vendita a venti euro (due euro e cinquanta centesimi a foto) non è esattamente il giocattolo da mettere in mano al pupo di casa. Ma allora a chi è destinata la fotocamera così fortemente voluta dall’unica società che ancora produce le pellicole per le Polaroid e che nel corso degli anni ha rigenerato circa duecento milioni della gloriosa instant?
Impossible sostiene che per i principianti, la I-1 è tanto intuitiva da utilizzare quanto la Polaroid 600, ma permette di controllare più facilmente il risultato finale. I ritratti dovrebbero essere migliori, grazie all’autofocus e al flash anulare, ma al test i risultati non sono entusiasmanti: i colori sono sì simili a quelli della vecchia Polaroid, ma in un modo che sembra più avariato che falsato. Le pellicole sono talmente delicate e la macchina così analogica che su quattro scatti del test due sono da buttare: in un caso non si apre l’otturatore e in un altro la pellicola ‘sbava’ in maniera davvero poco artistica. I fotografi esperti, forse, apprezzeranno il controllo totalmente manuale della I-1 - dall’impostazione del tempo di esposizione all’apertura dell’otturatore - ma in un mondo in cui la passione per il vintage bizzarro è riuscita a resuscitare persino la Holga, quelli di Impossible hanno motivo di sperare che la I-1 sopravviva ai test qualità. Il prossimo passo è tirar fuori dalla soffitta i pannelli di sughero e ricominciare ad appiccicare le neo-Polaroid.
(AGI)