Roma - Un tempo erano sinonimo di 'vorrei, ma non posso'. Gli smartphone cinesi si compravano a meno di cento euro quando il mercato era dominato dalle prime, costosissime versioni dell'iPhone e spesso ne scopiazzavano le linee salvo poi rivelare applicazioni e suonerie improbabili e hardware destinati a non superare il più banale degli choc. Oggi che è a tutti chiaro che Apple progetta sì in California, ma produce in Cina (negli impianti della celebre e discussa Foxconn), procurarsi uno smartphone made in China significa spesso assicurarsi hardware al top di gamma spendendo poco più che per il Nokia per la nonna. Abbiamo chiesto a Hiroshi Fusillo di Tecnologici.net di stilare una guida per analizzare gli aspetti più importanti di uno smartphone cinese, allo scopo di scegliere il modello adatto alle proprie esigenze.
La panoramica degli smartphone cinesi in realtà è più complesso, i confini non sono ben delineati racchiudono sotto la stessa categoria prodotti di aziende di dimensioni e politiche commerciali completamente diverse: da Meizu, presente sul mercato cinese con una fitta rete di negozi fisici, a brand come Cubot o Doogee, che vendono esclusivamente online affidando il mercato europeo alla piccola distribuzione locale, fino ad arrivare all’immortale mercato dei cloni.
Nell’ultimo periodo gli smartphone cinesi stanno conoscendo una nuova fase di espansione anche grazie alle allettanti offerte su Amazon di un gran numero di modelli dalle buone caratteristiche a prezzi molto aggressivi. Quali sono le ragioni alla base dei prezzi così bassi? Costi di produzione ridotti al minimo ovviamente, ma anche un’attenta selezione dei componenti hardware, un’intelligente strategia di marketing principalmente basata sui social e sui blog informativi, e talvolta, un sapiente controllo dei rischi. E’ questo il caso di OnePlus, il cui macchinoso sistema di acquisto tramite inviti, ha permesso all’azienda di modulare la produzione in funzione delle vendite effettive.
Dual SIM. Gli smartphone cinesi hanno il vantaggio di essere dual-SIM. In Italia tutti i principali brand limitano a pochissimi modelli il supporto al dual-SIM, al fine di non intralciare le politiche commerciali degli operatori, distribuendo le rispettive versioni dual-SIM solo al di fuori dei confini europei. Gli smartphone cinesi invece, presenti in Italia per merito dell’importazione da parte di store online e piccoli importatori, offrono la possibilità di utilizzare due SIM in contemporanea. Si tratta però del dual-SIM in modalità DSDS (Dual-SIM Dual-Standby), ovvero con le due SIM che condividono una stessa antenna: quando una SIM è impegnata in una conversazione, l’altra non risulterà raggiungibile. Se la funzionalità dual-SIM è alla base del vostro interesse per gli smartphone cinesi, considerate anche che molti modelli supportano due SIM solo a patto di rinunciare all’espansione tramite una scheda microSD. In altre parole lo slot per le SIM prevede l’inserimento, a propria scelta, di due SIM o in alternativa di una SIM e una microSD.
SAR. Quando si parla di smartphone cinesi, in molti si domandano quali siano i valori SAR associati a tali dispositivi. Per SAR (Tasso di assorbimento specifico) si intende la misura dell’energia assorbita dal nostro corpo in prossimità di campi elettromagnetici. Più è alto il valore di SAR (misurato in W/Kg) maggiori sono i potenziali rischi per la salute, sulla base di studi scientifici che hanno evidenziato la correlazione tra l’esposizione prolungata a radiazioni elettromagnetiche e l’insorgenza di forme tumorali. Il problema nasce dal fatto che molti produttori cinesi non dichiarano i livelli di SAR dei loro prodotti. Se passate molte ore al giorno con lo smartphone direttamente all’orecchio è bene quindi considerare gli smartphone delle sole aziende che dichiarano i valori di SAR tra le specifiche tecniche o in alternativa dotarsi di auricolari.
Meizu. Se state considerando l’acquisto di un recente smartphone di marca Meizu, sappiate che la versione destinata al mercato cinese è sprovvista delle app di Google (tra cui il Play Store per installare le app) e della lingua italiana. Questi problemi possono essere risolti installando firmware alternativi, dopo aver ottenuto i privilegi di amministratore. L’operazione di per sé non richiede troppa dimestichezza ma se preferite avere uno smartphone pronto all’uso è consigliabile acquistare la versione con il firmware internazionale.
Banda B20 in LTE. L’assenza del supporto alla banda di frequenza B20 in LTE è uno dei maggiori limiti che accomunano molti smartphone cinesi. In Italia gli operatori telefonici utilizzano per le reti LTE le bande 800Mhz (la cosiddetta Banda B20), 1800Mhz e 2600Mhz. In particolare TIM e Vodafone le utilizzano tutte le bande di frequenza, la TRE non utilizza la 800Mhz, mentre Wind è quella che utilizza maggiormente la banda 800Mhz in LTE. Il problema di molti smartphone cinesi è che non supportano la banda 800Mzh in LTE: se avete quindi una SIM TRE non avrete alcun problema mentre con gli altri operatori dovrete accontentarvi di navigare in 3G o in HSDPA+ laddove con uno smartphone compatibile con tutte le frequenze avreste navigato in 4G. Se avete una SIM Wind, controllate che lo smartphone supporti la 800Mhz prima di acquistarlo.
Da dove viene spedito? Se acquistate smartphone da store cinesi o da store italiani che spediscono dalla Cina, dovrete mettere in conto tempi di spedizioni più elevati, oltre alle spese doganali. Quest’ultime comprendono sia il dazio doganale che l’IVA del 22% sul valore dell’oggetto importato, calcolato su quanto dichiarato dal mittente. Considerando quindi i costi complessivi potrebbe venir meno la convenienza di acquistare il prodotto dalla Cina. E’ opportuno quindi accertarsi del luogo da cui verrà spedito il prodotto e valutare se comprare da uno store cinese o, in alternativa, da uno store con spedizione dall’Italia ma ad un prezzo maggiorato.
Garanzia e assistenza. Cosa succede se uno smartphone cinese presenta un difetto di fabbrica? E cosa dobbiamo fare se si rompe? In Italia, per legge, il venditore è obbligato ad applicare la garanzia della durata di due anni a copertura di difetti di produzione e conformità dei prodotti venduti. Alcuni produttori, come Meizu, hanno centri di assistenza dedicati in Italia, alcuni importatori invece si appoggiano a laboratori tecnici presenti sul territorio italiano. Prima di acquistare uno smartphone cinese è opportuno quindi leggere con attenzione le condizioni di vendita.
Aggiornamenti Android. Se volete acquistare uno smartphone cinese mettete in conto che molti modelli non ricevono l’aggiornamento di Android alla versione più recente. In altre parole uno smartphone cinese venduto con Android 5.0 Lollipop potrebbe non essere mai aggiornato ad Android 6.0 Marshmallow. Generalmente l’aggiornamento all’ultima versione del sistema operativo garantisce maggiore stabilità, efficienza e sicurezza, oltre all’introduzione di nuove funzionalità. In realtà il passaggio all’ultima versione di Android non sempre è un vantaggio e talvolta piò capitare che l’operazione abbia un impatto negativo su autonomia, prestazioni ed aspetto estetico dell’interfaccia software.
NFC. Molti smartphone cinesi non supportano l’NFC. L’NFC è un protocollo di comunicazione che consente non solo di scambiare file con altri dispositivi ma anche di connettersi alle etichette NFC, programmate per l’esecuzione di determinate azioni in automatico, o di effettuare micro-pagamenti, avvicinando lo smartphone ad appositi lettori. Tale tecnologia è sostituita solo in parte dall’alternativa “HotKnot”, che consente esclusivamente di scambiare file con altri dispositivi con supporto HotKnot. (AGI)