Roma - Se il tempo che trascorriamo su Facebook resta elevato, stiamo usando il social network sempre meno per raccontare la nostra vita e sempre più per diffondere link, video e articoli di giornale da segnalare ai nostri contatti. E Mark Zuckerberg non sarebbe contento di ciò, tanto che avrebbe incaricato una squadra di addetti di capire come risolvere il problema. Lo raccontano a Bloomberg fonti interne all'azienda, che avrebbe battezzato questa situazione 'context collapse'. Gli 1,6 miliardi di profili che risultano iscritti al social network, pubblicando un video musicale piuttosto che una loro foto al bar con gli amici, rendono più difficile la creazione di un'offerta pubblicitaria su misura, ovvero la principale fonte di guadagno della società. In soldoni: meno facciamo sapere a Facebook della nostra vita, più si abbassa il valore economico dei dati personali che gli abbiamo fornito gratis. I numeri sarebbero davvero preoccupanti. Il problema era stato sollevato da Zuckerberg meno di un anno fa durante una riunione con i massimi dirigenti della compagnia. Già allora il calo dei cosiddetti 'contenuti originali' era a due cifre. Oggi rispetto a metà 2015 - hanno rivelato a 'The Information' fonti dell'azienda - la flessione sarebbe pari al 21%, a fronte di un calo della quantità di materiale condiviso sul social network pari a solo il 5,5%. Quello che sta cambiando è quindi la maniera nella quale gli iscritti usano Facebook, sempre meno un diario pubblico, sempre più una specie di rassegna stampa personalizzata.
Di recente il calo sarebbe stato frenato dall'estensione delle funzionalità Live Video, dallo snellimento dell'applicazione Facebook di Android (che rende più semplice pubblicare), dalla funzione 'On this day' (che segnala vecchi post da ricondividere) e soprattutto dalla modifica dell'algoritmo, che ora ci fa apparire sulla homepage un maggior numero di 'contenuti originali'. Ma non basterebbe. Anche perché a essere sempre più attenti alla loro privacy sono soprattutto i più giovani. Il calo più consistente delle condivisioni di 'materiale originale', spiegano le fonti, arriva proprio dagli under 30. E' facile intuire perché. Un venticinquenne rischia più facilmente di essere taggato in una foto imbarazzante o di scrivere uno stato eccessivamente impulsivo per poi pentirsene e rivedere le proprie abitudini di navigazione.
Live from Facebook HQ for the Live video launch!
Pubblicato da Mark Zuckerberg su Mercoledì 6 aprile 2016
Quel che è certo è che Zuckerberg non si arrenderà facilmente. Questa settimana lo stesso papà di Facebook ha pubblicato un video appello (guardato da oltre 5 milioni di persone) nel quale invitava gli iscritti a pubblicare video di qualsiasi cosa volessero, sedute dal parrucchiere comprese. Gli utenti che si raccontano in rete sarebbero però ormai diventati una minoranza. Continuando a spulciare i dati diffusi da 'The Information', risulta che in una settimana media il 57% degli iscritti pubblica almeno uno stato. Di questo 57%, però, solo il 39% pubblica 'contenuti originali'. Le ragioni di questo declino risiedono probabilmente nel gran numero di 'amicì che si raccoglie durante anni di frequentazione del social network. Più 'amici' (alcuni dei quali totali sconosciuti) si hanno, meno si avrà voglia di rivelarsi. Facebook non è più percepito come un luogo sicuro sul quale condividere informazioni sulla propria vita e non è impossibile che vicende come il caso Nsa abbiano giocato un ruolo nella svolta. La crescita esponenziale del social network più popolare del mondo sta cambiando per sempre la maniera in cui le persone lo usano. (AGI)