I numeri ci dicono che i reati agroalimentari sono in aumento. Come anticipato da Agi la conferma arriva dai dati dell’Ispettorato Repressione frodi (ICQRF) del Ministero delle Politiche Agricole: solo nel primo quadrimestre del 2017 sono stati sequestrati prodotti alimentari per un valore di oltre 59,3 milioni di euro, mentre nell’analogo periodo dello scorso anno il valore era stato di 3,29 milioni.
Ma come arrivano queste informazioni ai cittadini e che cosa si fa per bloccare sul mercato i prodotti nocivi? Forse non tutti sanno che esiste a livello europeo il RASFF, sistema di allerta rapido, on line dal giugno 2014, che dovrebbe servire a comunicare tempestivamente i consumatori nel caso di ritiro di prodotti non conformi dal mercato e pericolosi per la salute da parte dei produttori.
In Italia tali informazioni sono disponibili, solo dal gennaio 2017, nel corrispondente portale del Ministero della Salute dedicato alla sicurezza alimentare. Dove sono presenti due sezioni: una collegata appunto al sistema europea di allerta rapida (RASFF) indicata come ai “Richiami di prodotti alimentari da parte degli operatori” e una sezione dedicata agli “Avvisi di sicurezza alimentare” diramati dallo stesso Ministero della salute.
Caso vuole che proprio in questi giorni, risulti essere sotto accusa il pesce fresco proveniente dalla Spagna, ma per due differenti motivi e per due canali diversi. Il 12 maggio è stato lanciato all’allarme per il ritiro dal mercato italiano delaggio) del pesce Fragolino o Pagello fragolino (Pagellus erythrinus) indicato come “pesce Pandora” perché contenente mercurio.
Così come lo stesso Ministero ha lanciato dalla sezione “Sicurezza Alimentare” un “avviso ai consumatori, per il rischio intossicazione alimentare in tonno fresco di origine spagnola”, contenente instamina. Avviso lanciato anche attraverso il canale twitter del Ministero, il 13 maggio.
Due esempi punta di un iceberg ben più vasto. Se le allerte rapide comunicate attraverso il RASSF e i canali di distribuzione commerciali, sono state 27 dall’inizio dell’anno e 33 gli avvisi di sicurezza emessi direttamente dal Ministero della salute dal 2012 a oggi, come denuncia Il Fatto Alimentare “ogni anno in Italia le catene dei supermercati ritirano dagli scaffali almeno 1.000 prodotti alimentari. Nel 20% circa dei casi si tratta di cibo che può nuocere alla salute, e per questo le autorità sanitarie fanno scattare l’allerta”. Ritiri che avvengono molto spesso senza che gli stessi consumatori se ne rendano conto.
Manca, quindi, una cabina di regia e un luogo univoco dove il cittadino possa ricevere o consultare informazioni certe e tempestive. Intanto, arriva l’annuncio dell’ENEA, l’Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, un sistema laser in grado di scoprire in pochi secondi eventuali sostanze tossiche nei cibi direttamente sui banconi di negozi, mercati e supermercati.
Tecnologia innovativa in grado di rivelare la presenza, ad esempio dell’istamina nel pesce, l’adulterazione del latte in polvere con composti utilizzati generalmente per colle e plastiche come la melammina. Cosi come è in grado di rilevare nei succhi di frutta l’aggiunta di acqua e dolcificanti non dichiarati in etichetta, nell’extravergine di oliva la presenza di olii vegetali a basso costo e nel vino un eccessivo contenuto di metanolo. Il laser-antifrodi è stato sviluppato dai ricercatori del Centro di Frascati insieme a sei partner industriali nell’ambito del progetto triennale SAL@CQO finanziato con 3 milioni di euro dal Ministero dello Sviluppo Economico.
Un progetto ancora in fase di sperimentazione sulla quale varrebbe la pena investire. “Puntiamo a realizzare nel giro di poco tempo strumenti trasportabili e maneggevoli per un’analisi rapida e precisa del cibo sia nel punto vendita che nel luogo di produzione - dicono- da affidare alle istituzioni che si occupano dei controlli e a tutte quelle industrie e catene di distribuzione che puntano a mantenere un elevato standard di qualità. E tutto questo sarà possibile senza ricorrere a personale altamente specializzato”, sottolinea Gianfranco Giubileo del Laboratorio Diagnostiche e Metrologia dell’ENEA.
Il team di ricercatori ENEA non esclude di poter creare anche sistemi miniaturizzati e app per smartphone che permettano al consumatore di fare in pochi secondi uno screening del cibo che si sta per acquistare, per sapere se è di qualità e se è stato conservato bene, rispettando ad esempio la catena del freddo come nel caso dei surgelati. “Attualmente – aggiunge la ricercatrice Adriana Puiu – non esistono in commercio strumenti con queste caratteristiche, e i controlli anti-frode si basano su analisi di laboratorio complesse che richiedono tempi lunghi, strumentazioni costose e personale specializzato”.
Un sistema che, se sviluppato, potrebbe portare a controlli di qualità rapidi, affidabili e di semplice esecuzione, perfettamente corrispondenti al bisogno di sicurezza e trasparenza richiesto dagli italiani su cosa si mangia davvero. Ne abbiamo parlato diffusamente e continueremo a parlarne per tutta Inchiesta Italia. Così come è fondamentale la partecipazione dei lettori e del pubblico per smascherare quelle in corso.
Innovazione e partecipazione: forse il futuro della nostra sicurezza alimentare potrebbe partire proprio da qui.
I link al video dell’ENEA https://www.youtube.com/watch?v=ghCOBVkksek&feature=youtu.be
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