Per le strade dell'ex colonia britannica sono tornati a sfilare i manifestanti che alzano la voce (e non solo) contro la nuova legge sulla sicurezza che accentuerà il controllo della Cina. Il governo della città semi-autonoma ha serrato i ranghi ordinando retate e arresti
A Hong Kong riesplode la protesta
Il 'porto profumato' ribolle mentre a quasi 2000 km si decide il suo futuro. A Pechino, la legge sulla sicurezza di Hong Kong che limiterebbe di fatto l'autonomia giudiziaria della regione amministrativa speciale è sul tavolo dei leader riuniti a Zhongnanhai - il cuore del potere cinese - per l'annuale Assemblea Nazionale del Popolo, una sorta di Parlamento cinese
Gli hongkonghesi, assicurano i manifestanti, non hanno nessuna intenzione di rinunciare ai diritti e alle libertà garantite loro dalla formula "Un Paese, due sistemi" coniata in occasione del ritorno dell'Isola alla Cina dopo il dominio britannico. Un no che ripetono con toni forti da giorni. Settimane. Anni.
Per oltre 300 persone sono scattate le manette mercoledì. Molti degli arrestati hanno tra i 14 e i 40 anni e sono stati fermati per reati che riguardano il possesso di armi offensive - tra cui tre bombe Molotov - o uso illegale e guida pericolosa
La leader di Hong Kong, Carrie Lam, ha provato a rassicurare: "Non c'è bisogno di preoccuparsi", ha dichiarato- "La legge non è contraria alla Basic Law, la Legge Fondamentale con cui Pechino regola il suo rapporto con Hong Kong, e sarà in conformità con la Costituzione cinese".
Ma ad Hong Kong si continua a protestare. Mascherina anti-Covid sul volto, ombrelli aperti. Sono passati 6 anni da quando nell'ex colonia britannica esplose la prima rivolta degli ombrelli, utilizzati dai manifestanti per proteggersi dagli spray urticanti e dai lacrimogeni. Allora gli hongkonghesi chiedevano alla Cina di poter eleggere il proprio leader tramite il suffragio universale entro il 2017, come previsto dalla Basic Law.