È intriso di sudore, fuoco e sogni, è fatto di ritmo e colore, raggiunge il cuore, la mente e coinvolge i sensi, la vista, l'udito, l'olfatto. Il risveglio dell’Africa a passi di danza e al ritmo dei tamburi è un racconto totale e liberatorio e questo fine settimana passa per il palco del Teatro Nazionale di Accra in Ghana.
È uno spettacolo di danza, ma è anche un grido, uno schiaffo, un colpo alla coscienza di chi ha la pelle nera e di chi ce l’ha bianca. È cinquecento anni di storia in due ore che volano e lasciano il segno. Tutto questo è lo spettacolo di danza contemporanea “Alkebulan’s Awakening”, intriso di elementi locali e tribali, racchiusi in una sintesi perfetta. Centoventi fra ballerini e musicisti, 8 mesi di preparazione, tante nazionalità diverse, tutte africane. In scena donne, uomini, bambini, percussioni e violini, cantanti lirici e melodici.
Suoni, ritmi, luci, colori, un insieme che trasuda l’attaccamento alla terra, all’ “Alkebulan”, che in lingua locale significa la madre dell’umanità, l’Africa, il centro da cui tutto è generato. La forza, la fatica, la paura, il dolore, gli strappi e poi lentamente il risveglio e la liberazione dalla schiavitù, da tutte le schiavitù, quelle del passato, fisiche, fatte di catene e sangue e quelle del presente, mentali, intrise di timori e mancanza di fiducia, sono gli elementi di questo spettacolo.
“Alkebulan’s Awakening” è una nuova produzione teatrale messa in scena con lo scopo preciso di “riaccendere la nostra mente sul risveglio che deve avvenire ad ogni costo”, spiega Alfred Kojo Danso, Manager del Teatro Nazionale di Accra, che per tre giorni vedrà le repliche di questa danza liberatoria.
Colette Eloi, una esponente della diaspora africana, direttore artistico, coreografa, direttrice di scuola di danza e Stephanie Ursula Yamoah, direttrice della Compagnia di ballo nazionale, sono le coreografe di questa produzione artistica. Le due donne hanno messo in scena uno spettacolo in grado “non solo di intrattenere - spiegano - ma di metterci realmente sul cammino del risveglio che, come africani, dobbiamo intraprendere, per ricominciare e per cogliere tutti i benefici di questa nuova attitudine”.
“Abbiamo voluto rappresentare un’Africa senza barriere - ha continuato Stephanie Yamoah - portando in scena danze tradizionali del Nord, del Sud, del Centro, dell’Est e dell’Ovest del nostro continente”. Uno spettacolo di danza che include 10 differenti tecniche di ballo.
“Alkebulan’s Awakening” è un’esperienza che lascia il segno. Una produzione teatrale che trasuda un orgoglio per troppo tempo rimosso. Il corpo di ballo della Ghana Dance Ensemble, composto da ballerini e ballerine poliedrici e capaci di padroneggiare tutto ciò che è tradizionale e insieme di sperimentare tutto ciò che nella danza è innovativo e futuristico, si muove al ritmo della musica dell’Orchestra nazionale sinfonica, sotto la regia di Nii-Tete Yartey e porta in scena tutta la disperata ricerca di una emancipazione, questa volta definitiva, non solo dalla schiavitù fisica, ma soprattutto da quella mentale.
Nello spettacolo, Alkebulan, l’eroina, deve affrontare molte sfide, ma soprattutto deve credere profondamente in se stessa e amarsi per poter salvare i suoi figli dal pericolo della schiavitù, la cui natura diabolica è più volte sottolineata nel corso dello spettacolo, affinché non si dimentichi “che il traffico degli schiavi è stato un abominio e un crimine atroce contro l’umanità”.