La ferita del "mostro" è ancora li', sotto gli occhi di tutti, a squarciare il cielo sopra i monti della Laga. Una ferita ancora aperta e sanguinante, ad un anno esatto da quella notte che ha cambiato per sempre la vita degli amatriciani, e Amatrice stessa. "Amatrice non c'è piu'", disse il sindaco Sergio Pirozzi in collegamento radio pochi minuti dopo le scosse che hanno distrutto il borgo più famoso dell'alta valle del Velino; mai frase fu più prossima alla realtà dei fatti, una realtà che parla di un territorio spazzato via dalla furia del sisma. Prima, di quello devastante del 24 agosto, poi delle ancor più forti scosse di fine ottobre, che hanno in qualche modo "finito il lavoro", distruggendo quel poco che era rimasto in piedi, lungo Corso Umberto I, la zona rossa di Amatrice capoluogo, come in tutte le tantissime frazioni del comune reatino. Alcune delle quali, da Casale a Faizzone, passando per Petrana, Rio, San Lorenzo e Flaviano, Sant'Angelo e Saletta, rase completamente al suolo. Ed è proprio lì, ad un anno esatto dalla zampata del mostro, è lungo le frazioni della provinciale 20 che la devastazione troneggia ancora in tutta la sua forza: luoghi rimasti tali e quali a come li ha riconsegnati il sisma del 30 ottobre, paesi sepolti sotto tonnellate di macerie, avvolti in un silenzio surreale, dove i cantieri delle Soluzioni abitative d'Emergenza (Sae), che la Regione Lazio e il Comune di Amatrice hanno voluto con forza in quasi ogni centro abitato, sono ancora lontani dall'essere ultimati e consegnati alla cittadinanza.