Ogni anno nei mari italiani vengono catturate 50 mila tartarughe. Lo sapevate?
Ogni anno nei mari italiani vengono catturate 50 mila tartarughe. Lo sapevate?

Ogni anno nei mari italiani vengono catturate 50 mila tartarughe. Lo sapevate?

  Dermochelys coriacea - Colore nerastro o bruno scuro con macchie chiare. Piccolo becco corneo a forma di W. Nel maschio il piastrone è concavo e la coda raggiunge e talvolta supera la lunghezza delle natatoie posteriori, nella femmina il piastrone è invece convesso e la coda è più corta degli arti (nella foto le tracce lasciate dalla tartaruga)
@ Foto: FRANS LANTING / FRANS LANTING STOCK / MINT IMAGES   Dermochelys coriacea - Colore nerastro o bruno scuro con macchie chiare. Piccolo becco corneo a forma di W. Nel maschio il piastrone è concavo e la coda raggiunge e talvolta supera la lunghezza delle natatoie posteriori, nella femmina il piastrone è invece convesso e la coda è più corta degli arti (nella foto le tracce lasciate dalla tartaruga)
 Le tartarughe marine. Il 16 giugno è la giornata mondiale loro dedicata. Ogni anno circa 50mila esemplari di tartarughe marine vengono catturati accidentalmente nei mari italiani; verosimilmente oltre 10mila non sopravvivono; la maggior parte viene liberata in mare direttamente dai pescatori mentre alcune centinaia vengono curate nei centri di recupero distribuiti lungo le nostre coste. Il progetto europeo TartaLife finanziato attraverso il programma LIFE+, che ha l’obiettivo di ridurre la mortalità delle tartarughe marine durante le attività di pesca professionale, indica il mare Adriatico quale area a maggior rischio (con circa 24mila episodi di cattura all’anno) per le tartarughe marine che frequentano in massa quest’area caratterizzata da bassi fondali ricchi di nutrimento. Tuttavia, anche nello Ionio, nel basso Tirreno e nel Canale di Sicilia le catture accidentali di tartarughe marine sono tutt’altro che rare. Il rischio maggiore è rappresentato dalle reti da posta utilizzate dalla piccola pesca costiera e dalle reti a strascico – responsabili di oltre 20mila episodi di cattura ciascuno - e dai palangari che, con oltre 8.000 catture anno rappresentano uno degli attrezzi da pesca più impattanti.
@ foto: ASIT KUMAR / AFP  Le tartarughe marine. Il 16 giugno è la giornata mondiale loro dedicata. Ogni anno circa 50mila esemplari di tartarughe marine vengono catturati accidentalmente nei mari italiani; verosimilmente oltre 10mila non sopravvivono; la maggior parte viene liberata in mare direttamente dai pescatori mentre alcune centinaia vengono curate nei centri di recupero distribuiti lungo le nostre coste. Il progetto europeo TartaLife finanziato attraverso il programma LIFE+, che ha l’obiettivo di ridurre la mortalità delle tartarughe marine durante le attività di pesca professionale, indica il mare Adriatico quale area a maggior rischio (con circa 24mila episodi di cattura all’anno) per le tartarughe marine che frequentano in massa quest’area caratterizzata da bassi fondali ricchi di nutrimento. Tuttavia, anche nello Ionio, nel basso Tirreno e nel Canale di Sicilia le catture accidentali di tartarughe marine sono tutt’altro che rare. Il rischio maggiore è rappresentato dalle reti da posta utilizzate dalla piccola pesca costiera e dalle reti a strascico – responsabili di oltre 20mila episodi di cattura ciascuno - e dai palangari che, con oltre 8.000 catture anno rappresentano uno degli attrezzi da pesca più impattanti.
  Le tartarughe di mare (Chelonioidea) sono una superfamiglia di Testudines adattate alla vita marina. Sono tra i più antichi tetrapodi della Terra
@ Foto: ANTONIO BUSIELLO / ROBERT HARDING PREMIUM / ROBERTHARDING   Le tartarughe di mare (Chelonioidea) sono una superfamiglia di Testudines adattate alla vita marina. Sono tra i più antichi tetrapodi della Terra
 Sono rettili perfettamente adattati alla vita marina, grazie alla forma allungata del corpo, ricoperto da un robusto guscio o carapace, ed alla presenza di “zampe” trasformate in pinne.
@ Foto: BRUSINI AURÉLIEN / HEMIS.FR / HEMIS.FR / HEMIS  Sono rettili perfettamente adattati alla vita marina, grazie alla forma allungata del corpo, ricoperto da un robusto guscio o carapace, ed alla presenza di “zampe” trasformate in pinne.
 Le tartarughe di mare sono per lo più erbivore e mangiano soprattutto alghe e alcuni tipi di corallo
@ Foto: ASIT KUMAR / AFP  Le tartarughe di mare sono per lo più erbivore e mangiano soprattutto alghe e alcuni tipi di corallo
  Si nutrono anche di meduse, essendo immuni alla loro puntura, grazie alla robusta pelle di cui sono dotate.
@ Foto: BRUSINI AURÉLIEN / HEMIS.FR / HEMIS.FR / HEMIS  Si nutrono anche di meduse, essendo immuni alla loro puntura, grazie alla robusta pelle di cui sono dotate.
Famiglia Dermochelyidae:Dermochelys coriacea tartaruga liuto o dermochelide coriaceaFamiglia Cheloniidae:Caretta caretta tartaruga comuneChelonia mydas tartaruga verde o tartaruga francaEretmochelys imbricata tartaruga embricataLepidochelys kempii tartaruga di KempLepidochelys olivacea tartaruga olivastra o tartaruga bastardaNatator depressus tartaruga a dorso piatto
@ Foto: PIERRE HUGUET / BIOSPHOTO Famiglia Dermochelyidae:Dermochelys coriacea tartaruga liuto o dermochelide coriaceaFamiglia Cheloniidae:Caretta caretta tartaruga comuneChelonia mydas tartaruga verde o tartaruga francaEretmochelys imbricata tartaruga embricataLepidochelys kempii tartaruga di KempLepidochelys olivacea tartaruga olivastra o tartaruga bastardaNatator depressus tartaruga a dorso piatto
Lepidochelys olivacea - La tartaruga bastarda olivacea  è un rettile testudinato della famiglia dei Chelonidi
@ Foto: YURI CORTEZ / AFP Lepidochelys olivacea - La tartaruga bastarda olivacea  è un rettile testudinato della famiglia dei Chelonidi
Lepidochelys olivacea -  La specie pare diffusa in particolare alle latitudini tropicali (generalmente fra i 40° nord e i 40° sud) degli oceani Indiano e Pacifico, Mar Rosso compreso: la si trova anche nell'Oceano Atlantico centro-meridionale
@ Foto: Padre Island National SeashoreLepidochelys olivacea -  La specie pare diffusa in particolare alle latitudini tropicali (generalmente fra i 40° nord e i 40° sud) degli oceani Indiano e Pacifico, Mar Rosso compreso: la si trova anche nell'Oceano Atlantico centro-meridionale
Lepidochelys olivacea - Predilige le acque costiere (entro i 15 km dalla linea costiera), ma esemplari solitari si possono trovare anche nelle acque aperte. Il carapace misura fino a 75 cm, per un peso massimo che sfiora a malapena il mezzo quintale: queste misure ne fanno una delle tartarughe marine di minori dimensioni
@ Foto: Christopher Swann / Biosphoto Lepidochelys olivacea - Predilige le acque costiere (entro i 15 km dalla linea costiera), ma esemplari solitari si possono trovare anche nelle acque aperte. Il carapace misura fino a 75 cm, per un peso massimo che sfiora a malapena il mezzo quintale: queste misure ne fanno una delle tartarughe marine di minori dimensioni
 Eretmochelys imbricata - La tartaruga embricata è una tartaruga marina della famiglia delle Cheloniidae. È l'unica specie del genere Eretmochelys. Può misurare fino a 90 cm. Si riproduce da febbraio a luglio, a seconda che ci si sposti da sud verso nord. Scava nidi di circa 50 cm e ogni femmina può deporre un centinaio di uova che schiudono in 45-55 giorni
@  Foto: Yannick Tylle / picture alliance / DPA Eretmochelys imbricata - La tartaruga embricata è una tartaruga marina della famiglia delle Cheloniidae. È l'unica specie del genere Eretmochelys. Può misurare fino a 90 cm. Si riproduce da febbraio a luglio, a seconda che ci si sposti da sud verso nord. Scava nidi di circa 50 cm e ogni femmina può deporre un centinaio di uova che schiudono in 45-55 giorni
 Eretmochelys imbricata - La specie ha un ampio areale essendo diffusa nella fascia tropicale sia dell'Oceano Atlantico (sottospecie E. imbricata imbricata) che del Pacifico (E. imbricata bissa). La testa è ben sviluppata, con un becco molto appuntito e simile a quello dei rapaci
@  Foto: Jean Cassou / Biosphoto Eretmochelys imbricata - La specie ha un ampio areale essendo diffusa nella fascia tropicale sia dell'Oceano Atlantico (sottospecie E. imbricata imbricata) che del Pacifico (E. imbricata bissa). La testa è ben sviluppata, con un becco molto appuntito e simile a quello dei rapaci
Chelonia mydas - La tartaruga verde è una tartaruga marina della famiglia Cheloniidae. L'adulto è lungo fino a 140 cm circa, con un peso che può raggiungere i 500 kg
@ Foto: DIRSCHERL REINHARD / HEMIS.FR / HEMIS.FR / HEMISChelonia mydas - La tartaruga verde è una tartaruga marina della famiglia Cheloniidae. L'adulto è lungo fino a 140 cm circa, con un peso che può raggiungere i 500 kg
 Chelonia mydas - Si distingue dalle altre tartarughe marine per il carapace dotato di quattro paia di scuti costali, una sola placca prefrontale sulla testa, che è robusta, voluminosa ed arrotondata, la punta del becco corneo della mascella superiore non ricurva ad uncino e gli scudi del carapace mai embricati
@ Foto: DOZIER MARC / HEMIS.FR / HEMIS  Chelonia mydas - Si distingue dalle altre tartarughe marine per il carapace dotato di quattro paia di scuti costali, una sola placca prefrontale sulla testa, che è robusta, voluminosa ed arrotondata, la punta del becco corneo della mascella superiore non ricurva ad uncino e gli scudi del carapace mai embricati
Chelonia mydas - Si nutre prevalentemente di fanerogame marine e per questo la si rinviene soprattutto in aree ricche di praterie sommerse. La stagione riproduttiva va da luglio a marzo
@ Foto: STEVE WOODS PHOTOGRAPHY / CULTURA CREATIVE Chelonia mydas - Si nutre prevalentemente di fanerogame marine e per questo la si rinviene soprattutto in aree ricche di praterie sommerse. La stagione riproduttiva va da luglio a marzo
 Chelonia mydas - La specie è cosmopolita di mari tropicali e subtropicali. Vive in acque pelagiche e costiere, in vicinanza delle barriere coralline e di coste sabbiose, dalla superficie fino a 30-40 metri di profondità
@ Foto: STEVE WOODS PHOTOGRAPHY / CULTURA CREATIVE  Chelonia mydas - La specie è cosmopolita di mari tropicali e subtropicali. Vive in acque pelagiche e costiere, in vicinanza delle barriere coralline e di coste sabbiose, dalla superficie fino a 30-40 metri di profondità
 Caretta caretta - E' la tartaruga marina più comune del mar Mediterraneo. La specie è fortemente minacciata in tutto il bacino del Mediterraneo ed è ormai al limite dell'estinzione nelle acque territoriali italiane
@ Foto: TIM GRAHAM / ROBERT HARDING HERITAGE / ROBERTHARDING  Caretta caretta - E' la tartaruga marina più comune del mar Mediterraneo. La specie è fortemente minacciata in tutto il bacino del Mediterraneo ed è ormai al limite dell'estinzione nelle acque territoriali italiane
  Caretta caretta -  Alla nascita è lunga circa 5 cm.  La lunghezza di un esemplare adulto è di 80 – 140 cm, con massa variabile tra i 100 ed i 160 kg. La testa è grande, con il rostro molto incurvato
@ Foto: JENS BUTTNER / ZB / DPA   Caretta caretta -  Alla nascita è lunga circa 5 cm.  La lunghezza di un esemplare adulto è di 80 – 140 cm, con massa variabile tra i 100 ed i 160 kg. La testa è grande, con il rostro molto incurvato
  Caretta caretta - Gli arti sono molto sviluppati, specie gli anteriori, e muniti di due unghie negli individui giovani che si riducono ad una negli adulti. In estate, nei mesi di giugno, luglio ed agosto, maschi e femmine si danno convegno nelle zone di riproduzione, al largo delle spiagge dove le seconde sono probabilmente nate
@ Foto: SULEYMAN ELCIN / ANADOLU AGENCY   Caretta caretta - Gli arti sono molto sviluppati, specie gli anteriori, e muniti di due unghie negli individui giovani che si riducono ad una negli adulti. In estate, nei mesi di giugno, luglio ed agosto, maschi e femmine si danno convegno nelle zone di riproduzione, al largo delle spiagge dove le seconde sono probabilmente nate
Dermochelys coriacea - La tartaruga liuto è la più grande tra le tartarughe marine. È l'unica specie del genere Dermochelys e della famiglia Dermochelyidae. Vive nei mari caldi e temperati. Si avvicina alle coste per riprodursi e cacciare. Non si hanno notizie di nidificazione in Italia.
@ Foto: LEEMAGE Dermochelys coriacea - La tartaruga liuto è la più grande tra le tartarughe marine. È l'unica specie del genere Dermochelys e della famiglia Dermochelyidae. Vive nei mari caldi e temperati. Si avvicina alle coste per riprodursi e cacciare. Non si hanno notizie di nidificazione in Italia.
  Dermochelys coriacea - Alla nascita è lunga 5,5 cm. Gli esemplari adulti possono arrivare fino a 160 cm di lunghezza e pesano fino a 700 chili. Il carapace è formato da piccole placche ossee disposte a mosaico, ricoperte da una pelle cuoiosa e liscia, spessa ma flessibile, tratto che in inglese le è valso il nome comune di leatherback turtle, ovvero tartaruga dorso di cuoio
@ Foto: BRUSINI AURÉLIEN / HEMIS.FR / HEMIS.FR / HEMIS  Dermochelys coriacea - Alla nascita è lunga 5,5 cm. Gli esemplari adulti possono arrivare fino a 160 cm di lunghezza e pesano fino a 700 chili. Il carapace è formato da piccole placche ossee disposte a mosaico, ricoperte da una pelle cuoiosa e liscia, spessa ma flessibile, tratto che in inglese le è valso il nome comune di leatherback turtle, ovvero tartaruga dorso di cuoio
  Dermochelys coriacea - Colore nerastro o bruno scuro con macchie chiare. Piccolo becco corneo a forma di W. Nel maschio il piastrone è concavo e la coda raggiunge e talvolta supera la lunghezza delle natatoie posteriori, nella femmina il piastrone è invece convesso e la coda è più corta degli arti (nella foto le tracce lasciate dalla tartaruga)
@ Foto: FRANS LANTING / FRANS LANTING STOCK / MINT IMAGES   Dermochelys coriacea - Colore nerastro o bruno scuro con macchie chiare. Piccolo becco corneo a forma di W. Nel maschio il piastrone è concavo e la coda raggiunge e talvolta supera la lunghezza delle natatoie posteriori, nella femmina il piastrone è invece convesso e la coda è più corta degli arti (nella foto le tracce lasciate dalla tartaruga)
 Le tartarughe marine. Il 16 giugno è la giornata mondiale loro dedicata. Ogni anno circa 50mila esemplari di tartarughe marine vengono catturati accidentalmente nei mari italiani; verosimilmente oltre 10mila non sopravvivono; la maggior parte viene liberata in mare direttamente dai pescatori mentre alcune centinaia vengono curate nei centri di recupero distribuiti lungo le nostre coste. Il progetto europeo TartaLife finanziato attraverso il programma LIFE+, che ha l’obiettivo di ridurre la mortalità delle tartarughe marine durante le attività di pesca professionale, indica il mare Adriatico quale area a maggior rischio (con circa 24mila episodi di cattura all’anno) per le tartarughe marine che frequentano in massa quest’area caratterizzata da bassi fondali ricchi di nutrimento. Tuttavia, anche nello Ionio, nel basso Tirreno e nel Canale di Sicilia le catture accidentali di tartarughe marine sono tutt’altro che rare. Il rischio maggiore è rappresentato dalle reti da posta utilizzate dalla piccola pesca costiera e dalle reti a strascico – responsabili di oltre 20mila episodi di cattura ciascuno - e dai palangari che, con oltre 8.000 catture anno rappresentano uno degli attrezzi da pesca più impattanti.
@ foto: ASIT KUMAR / AFP  Le tartarughe marine. Il 16 giugno è la giornata mondiale loro dedicata. Ogni anno circa 50mila esemplari di tartarughe marine vengono catturati accidentalmente nei mari italiani; verosimilmente oltre 10mila non sopravvivono; la maggior parte viene liberata in mare direttamente dai pescatori mentre alcune centinaia vengono curate nei centri di recupero distribuiti lungo le nostre coste. Il progetto europeo TartaLife finanziato attraverso il programma LIFE+, che ha l’obiettivo di ridurre la mortalità delle tartarughe marine durante le attività di pesca professionale, indica il mare Adriatico quale area a maggior rischio (con circa 24mila episodi di cattura all’anno) per le tartarughe marine che frequentano in massa quest’area caratterizzata da bassi fondali ricchi di nutrimento. Tuttavia, anche nello Ionio, nel basso Tirreno e nel Canale di Sicilia le catture accidentali di tartarughe marine sono tutt’altro che rare. Il rischio maggiore è rappresentato dalle reti da posta utilizzate dalla piccola pesca costiera e dalle reti a strascico – responsabili di oltre 20mila episodi di cattura ciascuno - e dai palangari che, con oltre 8.000 catture anno rappresentano uno degli attrezzi da pesca più impattanti.
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