Si è fatto attendere un po' ma alla fine in un elegante completo scuro Milo Manara è arrivato al Macro di Testaccio per parlare della sua mostra: 97 tavole che ripercorrono velocemente tutta la sua carriera, lunga e “fortunata”, ci tiene subito a precisare in conferenza stampa di fronte ad una platea di giornalisti. Perché probabilmente Manara si sente un uomo fortunato, per il successo ottenuto ma anche per gli incontri importanti (come quello con Hugo Pratt, amico e collega) che gli hanno permesso di realizzare grandi progetti artistici.
Camminando tra le sale del museo, non è difficile capire che dietro ogni tavola c’è una storia da raccontare. “Ad esempio quello lì - dice Manara, indicando un suo disegno - è un Adamo ed Eva e mi è stato chiesto da un canale televisivo per una trasmissione dove c’erano un signore e una signora nudi che vivevano selvaggiamente”. E “quella donna che abbiamo di fronte è un’attrice emergente, ogni mese ne disegno una per la rivista francese Lui”, racconta ancora il fumettista facendo riferimento ad un altro suo lavoro.
Impossibile non parlare di donne con Milo Manara: definito maestro dell’eros per i tanti disegni di ragazze in pose sexy. E tra queste ‘figurette’, così le chiama l’artista, c’è Miele, uno dei personaggi più conosciuti di Manara. “Miele mi ha portato molta fortuna, è il personaggio che preferisco”.
Il fumettista non si tira indietro nemmeno quando gli viene chiesto se lo disturba essere etichettato come il re del fumetto erotico. “Non mi vergogno di essere definito così e continuerò a trattare questo argomento perché è una delle colonne portanti della vita. Inoltre questa etichetta mi rende più riconoscibile rispetto agli altri. E' vero però che ho disegnato tanto altro per tutta la mia vita e mi dispiacerebbe essere ricordato solo per i miei fumetti erotici: è come se tutto il resto fosse stata una perdita di tempo”.
Il legame che “ho con Roma è molto forte e più volte è stata una delle protagoniste dei miei fumetti. Nel ‘Caravaggio’ una grande sezione è dedicata alla città. Anche nei Borgia Roma è presente, ma a quei tempi era una città molto diversa da quella che conosciamo oggi, ad esempio nella cappella Sistina non c’era ancora l'affresco di Michelangelo. Ho cercato di rappresentarla meno barocca e più rinascimentale"
Tra le sue collaborazioni più importanti c’è quella con Federico Fellini. “L’ho incontrato per la prima volta nel 1985, mi chiamò a casa - racconta Manara - perché aveva notato una storia di 2/3 pagine che avevo fatto per i suoi 65 anni, dedicata però non al cinema ma ai suoi disegni. Mi piacevano molto. Fu allora che mi invitò a Cinecittà, lui stava finendo le riprese di ‘E la nave va’. Cominciammo così a lavorare insieme”.
Milo Manara racconta molti episodi legati al grande regista italiano, tra cui le loro lunghe passeggiate per Roma."Con Federico andavamo a guardare i ruderi romani al tramonto - racconta Manara - e lui mi faceva notare come quelli di Roma fossero diversi da tutti gli altri. E' come se avessero qualcosa di organico, mi diceva, sembrano degli immensi animali addormentati”. Insieme hanno dato vita a due capolavori ‘Viaggio a Tulum' e ‘Il viaggio di G. Mastorna’, detto Fernet. Le due opere si possono considerare “film mancati” del regista, ma che hanno trovato forma e vita con il tratto aristocratico e limpido di Manara.
Si è fatto attendere un po' ma alla fine in un elegante completo scuro Milo Manara è arrivato al Macro di Testaccio per parlare della sua mostra: 97 tavole che ripercorrono velocemente tutta la sua carriera, lunga e “fortunata”, ci tiene subito a precisare in conferenza stampa di fronte ad una platea di giornalisti. Perché probabilmente Manara si sente un uomo fortunato, per il successo ottenuto ma anche per gli incontri importanti (come quello con Hugo Pratt, amico e collega) che gli hanno permesso di realizzare grandi progetti artistici.