Si intensificano gli scontri tra forze armene e azere nel territorio conteso. Si contano morti e feriti tra i civili ma gli appelli per un cessate il fuoco continuano a cadere nel vuoto
Bombe sulle città, escalation in Nagorno-Karabakh
I combattimenti per l'enclave armena in territorio azero hanno subito una drammatica escalation dopo che Baku ha accusato Erevan di bombardare Ganja, città che si trova sul suo territorio. Dal canto loro, le autorità di Erevan hanno denunciato nuovi bombardamenti da parte azera di Stepanakert, la capitale dell'autoproclamata repubblica del Nagorno-Karabakh, sotto l'artiglieria pesante da venerdì.
Ci sono notizie di morti e feriti tra civili sia a Stepanakert che nella città storica di Shusha, con il ministro degli Esteri armeno che accusa l'Azerbaigian di "colpire deliberatamente obiettivi civili".
Almeno un civile è stato ucciso e altri quattro sono rimasti feriti nell'attacco di domenica contro Ganja, la seconda città più grande azera, a 60 km dalla linea del fronte. Da Stepanakert arrivano immagini di abitazioni devastate dalle bombe
Di fronte alla violenza dei bombardamenti nelle aree abitate, il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha espresso al suo omologo armeno preoccupazione per "l'aumento del numero di vittime tra la popolazione civile" e ha ribadito l'appello della Russia, principale potenza regionale a fianco di Erevan, a "un cessate il fuoco il prima possibile".
Le autorità dell'autoproclamata Repubblica del Nagorno-Karabakh, territorio conteso tra Azerbaigian e Armenia, hanno presentato all'Osce un appello ufficiale di richiesta per un riconoscimento ufficiale da parte della comunità internazionale, unico modo - a loro dire - per mettere fine al conflitto riaccesosi nel Caucaso.
Il Nagorno Karabakh, circa 143 mila abitanti su una superficie grande meno della metà della Sardegna, è al centro di una disputa territoriale ormai trentennale. Nel 1921 le autorità sovietiche unirono all'Azerbaigian la regione, popolata soprattutto da armeni. Dopo il crollo dell'Urss nel 1991, i separatisti armeni ne hanno assunto il controllo, con una mossa sostenuta da Erevan, scatenando una guerra che ha causato 30.000 morti e migliaia di sfollati.