Tra i tanti settori colpiti dal coronavirus c'è anche l'industria del sesso, tra le più refrattarie al distanziamento sociale. Se in Svizzera le case chiuse hanno già riaperto, così non è ancora avvenuto in Germania. Domenica scorsa ad Amburgo 400 prostitute sono scese per le strade del quartiere a luci rosse per chiedere che le loro attività possano ripartire.
Le prostitute di Amburgo in piazza per chiedere la riapertura delle case chiuse
"Attraiamo i tuoi turisti, cara Germania" e "Senza di noi ci sarebbero più violenze" sono alcuni degli slogan esposti sui cartelli dalle manifestanti, per lo più mascherate.
La protesta è stata organizzata dalla 'Berufsverband erotische und sexuelle Dienstleistungen', lorganizzazione tedesca che raccoglie gli operatori del sesso. Secondo l'Associazione, il perdurare della chiusura dei postriboli sta costringendo sempre più prostitute a esercitare in strada, operando in maniera illegale ed esponendo a rischi la propria salute e la propria sicurezza.
"Il governo ci fotte senza pagare", ironizza un altro cartello. In Germania la prostituzione è legale ma è difficile quantificare in maniera precisa quanti addetti siano impiegati nel comparto. Alla fine del 2018 risultavano registrate 32.800 persone nel programma del governo per la protezione della prostituzione. Questo numero però comprende solo chi esercita nei bordelli, nei sauna club e negli studi delle dominatrici, non il vasto "sommerso".
Secondo l'associazione per i postriboli sarebbe facile mettere in campo le misure di sicurezza necessarie a prevenire il contagio da coronavirus, come l'uso di mascherine, la ventilazione delle stanze e la registrazione dei clienti. "La prostituzione non comporta un maggiore rischio di infezione rispetto a servizi come i massaggi, la cosmetica, la danza o gli sport di contatto", afferma una nota, "nella prostituzione l'igiene fa parte del business".