Il segretario dei Radicali e deputato di +Europa Riccardo Magi ha affermato il 15 gennaio in una nota che «il Ministro Bonafede (…) pubblicando sulla propria pagina Facebook un video di quasi 4 minuti – montato professionalmente e con colonna sonora – in cui si ripercorreva il rientro in Italia di Cesare Battisti circondato e scortato da agenti della polizia penitenziaria – fisicamente tenuto per le braccia da due di loro – (…) ha violato la legge».
È un’affermazione probabilmente corretta.
Il video diffuso da Bonafede
Il video a cui fa riferimento Magi è stato condiviso sulla pagina Facebook del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, la sera del 14 gennaio, accompagnato dalla scritta “Il racconto di una giornata che difficilmente dimenticheremo!”. Ha una durata di 3 minuti e 52 secondi.
In effetti risulta evidente il montaggio: una serie di cinque fotografie, all’inizio, e una ventina circa di spezzoni video vengono montati a costruire il racconto della giornata. Dall’arrivo di Battisti, alla sua presa in consegna da parte delle forze dell’ordine, con il prelievo delle impronte digitali, fino alla sua partenza in aereo, presumibilmente verso il carcere di Oristano, dove dovrà ora scontare la pena dell’ergastolo.
Il video è accompagnato da un brano musicale, Ether di Silent Partner, che è libero dal copyright.
È una violazione della legge?
In assenza di una pronuncia da parte della magistratura non si può affermare con assoluta certezza che la legge sia stata violata, con la pubblicazione di questo video. Possiamo però riportare la normativa pertinente e fare qualche valutazione in proposito.
Il codice di procedura penale
La legge italiana proibisce di pubblicare l’immagine di una persona ammanettata.
Il codice di procedura penale stabilisce infatti (all’art. 114 co. 6 bis) che “È vietata la pubblicazione dell’immagine di persona privata della libertà personale ripresa mentre la stessa si trova sottoposta all'uso di manette ai polsi ovvero ad altro mezzo di coercizione fisica, salvo che la persona vi consenta”.
Non sappiamo se Battisti abbia consentito alla pubblicazione del video diffuso dal ministro Bonafede. Ad ogni modo, le parti del video in cui il terrorista è ripreso mentre viene trattenuto per le braccia dagli agenti non dovrebbero comunque costituire una violazione dell’articolo del codice di procedura penale che abbiamo citato, anche secondo una consolidata giurisprudenza: il motivo è che non sono visibili manette o altri mezzi di coercizione fisica.
In questo caso, dunque, non sembra si possa parlare di una violazione della legge.
La legge sull’Ordinamento penitenziario
Allo stesso modo, è in genere vietata la pubblicità di trasferimenti di detenuti. Qui le norme interessate sono quelle sull’ordinamento penitenziario (ad esempio l’art. 42 bis della legge 26 luglio 1975, n. 354) e sulla esecuzione delle misure privative e limitative della libertà. L’articolo 42 bis disciplina le “traduzioni”, cioè (comma 1) “tutte le attività di accompagnamento coattivo, da un luogo ad un altro, di soggetti detenuti, internati, fermati, arrestati o comunque in condizione di restrizione della libertà personale”.
Il comma 4 dell’articolo 42 bis stabilisce che “nelle traduzioni sono adottate le opportune cautele per proteggere i soggetti tradotti dalla curiosità del pubblico e da ogni specie di pubblicità, nonché per evitare ad essi inutili disagi”.
In questo caso, la violazione della norma appare innegabile. Non solo non sono state prese le “opportune cautele per proteggere i soggetti tradotti dalla curiosità del pubblico e da ogni specie di pubblicità”, ma è stato fatto l’esatto contrario. In uno spezzone del video – al minuto 2.10 – si vedono anche due coppie di agenti, la prima della Polizia di Stato e la seconda della Polizia Penitenziaria, scambiarsi il prigioniero e farsi ritrarre in favore di telecamera.
ll parere degli avvocati
Su questo trattamento riservato a un prigioniero si è espressa anche l’avvocatura italiana.
L’Unione delle camere penali ha diffuso il 15 gennaio in un comunicato la propria posizione, ripresa da numerose testate, secondo cui «è inconcepibile che due ministri del governo di un Paese civile abbiano ritenuto di poter fare dell’arrivo in aeroporto di un detenuto, pur latitante da 37 anni e finalmente assicurato alla giustizia, una occasione, cinica e sguaiata, di autopromozione propagandistica».
Oltre a Bonafede viene dunque chiamato in causa anche Matteo Salvini, ministro dell’Interno, presente – seppur in un ruolo secondario – nel video in questione.
Il parere del Garante dei diritti dei detenuti
Il Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, Mauro Palma, ha espresso il 16 gennaio in un’intervista al quotidiano la Stampa – qui ripresa dalla rivista carceraria Ristretti orizzonti – critiche ancor più severe dei penalisti italiani.
Secondo Palma, «mettere un video su quelle fasi dell’accompagnamento coatto di Cesare Battisti è in contrasto con l’ordinamento penitenziario». In particolare, secondo Palma, è stato violato «l’articolo 42 bis comma 4 del codice di ordinamento penitenziario» (quello ricordato sopra).
Ma non solo. Alla domanda dell’intervistatore se intraveda altre violazioni nell’accaduto, Palma ha risposto che «sono perplesso dalla scelta di esporre in quel modo gli operatori di polizia che stanno facendo il loro dovere».
Il terrorismo rosso non sembra più essere una minaccia concreta in Italia nel 2018, e quindi gli agenti di cui si vede chiaramente il volto non dovrebbero essere esposti a ritorsioni sanguinose da parte di nuclei armati, ma – come sostiene il Garante – «ci deve essere più attenzione».
Palma è poi tornato sulla questione affermando, come riporta l’Huffington Post, che si riserva di verificare se nella gestione dell’arrivo di Battisti in Italia «ci siano stati elementi di spettacolarizzazione» e se «in sede istituzionale sia stato usato un linguaggio aderente alla Costituzione». Palma in particolare fa riferimento all’espressione usata da Salvini – titolare dell’istituzione del Viminale - in riferimento a Battisti, ‘marcire in carcere’, che nota Palma «non appartiene alla Costituzione».
Conclusione
Il ministro Bonafede ha probabilmente violato l’articolo 42 bis della legge sull’Ordinamento penitenziario. La violazione è stata rilevata anche dal Garante nazionale dei detenuti, e sembra evidente già alla sola lettura della norma in questione.
Non sembra invece che il video diffuso da Bonafede costituisca una violazione dell’articolo 114 del codice di procedura penale. In ogni caso, sarà solo un eventuale pronunciamento della magistratura a poter stabilire con assoluta certezza se il ministro della Giustizia abbia violato o meno la legge italiana.
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