Ospite della trasmissione In Onda su La7, il leader della Lega Nord è intervenuto sulle parole del Papa sull’immigrazione, sulle alleanze nel centrodestra e sulla moneta unica. Ecco le sue dichiarazioni sottoposte alla verifica. Le indicazioni temporali si riferiscono al video integrale della puntata.
"Stasera ci sono quattro milioni di italiani sotto la soglia di povertà e quattro milioni di italiani senza un lavoro. E ce ne sono altri quattro che hanno un lavoro pagato 2-3 euro all’ora" (3’ 23’’)
Questo 4-4-4 è senza dubbio ad effetto, ma è piuttosto scorretto – sia per difetto che per eccesso. I disoccupati, secondo la stima dell’Istat più recente, erano meno di tre milioni a giugno 2017 (circa 2.855.000). Ancora l’istituto statistico ci dice che gli italiani in povertà assoluta sono circa 4 milioni e 742 mila, quindi anche più di quanti segnalati da Salvini.
Infine, le retribuzioni orarie. Abbiamo dati anche su questo, grazie alla prima indagine Istat sulle differenze di stipendio nel settore privato. Nel 2014 – l’anno a cui si riferisce l’indagine – la retribuzione oraria media, in Italia, è stata di 14,1 euro. I lavori definiti a bassa paga erano il 5,6 per cento del totale: circa 910 mila posti di lavoro (visto che l’indagine si riferisce a 16,3 milioni di posizioni lavorative dipendenti).
Ma per essere un low pay job basta una retribuzione di 7,5 euro l’ora, molto più di quello a cui fa riferimento Salvini. Possiamo quindi dire che i quattro milioni di italiani che guadagnano meno di due o tre euro l’ora sono sicuramente una grossa esagerazione. Resta naturalmente escluso il lavoro in nero, dove è ragionevole aspettarsi retribuzioni basse: ma si tratta di una categoria che sfugge alle rilevazioni per definizione.
"In Vaticano, se vogliamo essere rigorosi, non esiste lo ius soli" (5’ 00’’)
Salvini ha senz’altro ragione. Le leggi sulla cittadinanza dello Stato della Città del Vaticano sono molto particolari e si potrebbero riassumere così: cittadini vaticani non si nasce, ma si diventa. Sono cittadini vaticani, infatti, alcune categorie molto ristrette di persone, tra cui i cardinali che vivono a Roma o in Vaticano e quanti risiedono stabilmente in Vaticano per ragioni di carica o di lavoro. Anche i familiari di chi è cittadino vaticano possono diventarlo, ma solo finché convivono con lui/lei e sono autorizzati a risiedere nel microstato. Chi non risiede più in Vaticano perde automaticamente anche la cittadinanza e torna a quella estera originaria o, se non può, acquista quella italiana.
Non stupisce insomma che i cittadini vaticani siano davvero pochi. Al 31 dicembre 2011, i possessori di cittadinanza dello stato erano 594, tra cui 71 cardinali, 109 guardie svizzere e soltanto 55 laici. Il grosso dei cittadini – oltre trecento – erano gli ecclesiastici che svolgono la funzione di rappresentanti diplomatici del Vaticano.
"[Quanti fuggono dalla guerra e dal terrorismo] Si parla del nove per cento delle domande di asilo politico esaminate in Italia quest’anno" (8’ 17’’)
Questa cifra è uno dei cavalli di battaglia di Matteo Salvini e ce ne siamo occupati più volte. Il leader fa riferimento a quanti ottengono lo status di rifugiato dopo averne fatta richiesta in Italia, che effettivamente – al 31 luglio scorso – sono su percentuali intorno al nove per cento.
Salvini non cita però quanti ottengono altre forme di protezione previste dalla legge italiana, e che tra l’altro proibiscono il rimpatrio: si tratta della protezione umanitaria e della protezione sussidiaria. Sommando tutte le categorie, il totale delle persone che hanno un diritto riconosciuto ad essere accolte nello Stato italiano arriva al 40 per cento circa.
"Sette premi Nobel per l’economia… ci dicono che una moneta unica per 18 economie diverse difficilmente andrà avanti ancora molto" (15’ 26’’)
Anche questo è un argomento ricorrente dei contrari alla moneta unica – lo stesso Salvini l’ha usato in passato, facendo a volte riferimento a “solo” sei premi Nobel. In effetti, sei premi Nobel per l’economia (Paul Krugman, Joseph Stiglitz, Amartya Sen, Milton Friedman, James Mirrlees e Christopher Pissarides) hanno espresso valutazioni molto critiche sull’euro e sulla sua realizzazione attuale. Non tutti, però, sono d’accordo sull’inevitabilità della fine dell’esperimento: in altre parole, sul fatto che l’euro abbia i giorni contati. Maggiori informazioni qui.
"L’economia è una scienza esatta" (15’ 48’’)
Certo, questa dichiarazione ha più a che fare con i massimi sistemi che con la verifica dei fatti, ma a Parlamento chiuso il fact-checker si fa attrarre anche dalle questioni di principio. L’economia è o non è una scienza, e per lo più “esatta”? Il problema, in realtà, è molto dibattuto. Pochi anni fa, ad esempio, se lo è posto sul Guardian un vincitore del Nobel per l’economia, Robert J. Schiller, che è arrivato a una risposta in qualche modo sfumata.
Schiller scrive: «La mia convinzione è che l’economia sia in qualche modo più vulnerabile, rispetto alle scienze fisiche, nei confronti di modelli la cui validità non sarà mai chiara, perché la necessità di approssimazione è molto più forte che nelle scienze fisiche: specialmente perché i modelli descrivono persone, piuttosto di risonanze magnetiche o particelle fondamentali. Le persone possono semplicemente cambiare idea e comportarsi in modo del tutto differente». Insomma, sul punto c’è discussione: pochi giorni prima del post di Schiller – che insegna a Yale – un professore di Harvard, Raj Chetty, si era espresso sul New York Times in modo più netto in favore della scientificità dell’economia.
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