Nelle ultime settimane si è tornato a parlare dell’opportunità di incentivare i pagamenti elettronici e disincentivare l’utilizzo del contante, anche in funzione di contrasto all’evasione fiscale. Per prima cosa, vediamo meglio che cos’è stato proposto.
Le proposte di governo e Confindustria
Il programma di governo Pd-M5s ha un paragrafo dedicato esplicitamente alla necessità di "potenziare la lotta [...] all’evasione fiscale [...] agevolando, estendendo e potenziando i pagamenti elettronici obbligatori e riducendo drasticamente i costi di transazione".
Confindustria, poi, l’11 settembre ha diffuso due proposte elaborate dal suo Centro studi, per contrastare l’utilizzo del contante. La prima prevede di "garantire un credito di imposta del 2 per cento al cliente che effettua i pagamenti mediante transazioni elettroniche (incentivo all’uso della moneta elettronica)". La seconda di "introdurre una commissione in percentuale dei prelievi da ATM o sportello eccedenti una certa soglia mensile (disincentivo allʼuso del contante)".
Secondo la Confindustria, infatti, "per scoraggiare l’evasione soprattutto nel settore distributivo e in presenza di transazioni regolate in contanti occorre stimolare l’uso di strumenti di pagamento tracciabili, soprattutto della moneta elettronica, riducendo l’uso del contante anche per transazioni di valore limitato".
Ma qual è la situazione in Italia per quanto riguarda l’utilizzo del contante? E come siamo messi rispetto al resto d’Europa? Vediamo i dettagli.
L’utilizzo del contante in Italia
Nel rapporto della Banca d’Italia L'utilizzo del contante in Italia, pubblicato a gennaio 2019, sono stati elaborati i dati contenuti nel report della Bce Study on the use of cash by households del novembre 2017 – con dati aggiornati al 2016 – che danno un quadro complessivo delle abitudini dei consumatori italiani per quanto riguarda i metodi di pagamento utilizzati.
Come si legge nel rapporto di Bankitalia, "in Italia nel 2016 il contante è stato lo strumento più utilizzato nei punti vendita: l’85,9 per cento delle transazioni è stato regolato in contanti, per un valore pari al 68,4 per cento del totale".
La differenza tra volume delle transazioni e valore di queste dimostra, come spiega la Banca d’Italia, che il contante viene usato soprattutto per il pagamento di somme ridotte, statisticamente più numerose.
Per quanto riguarda poi "gli strumenti alternativi al contante", scrive ancora l’Istituto di Palazzo Koch, quelli più utilizzati "sono state le carte di pagamento (di debito, di credito e prepagate) con le quali è stato regolato il 12,9 per cento delle transazioni (28,6 per cento in valore) [...]. Le transazioni con altri strumenti di pagamento sono state l’1,2 per cento del totale (3,1 per cento in valore)".
Ma queste percentuali sono un’anomalia italiana? Vediamo quindi qual è la situazione nel resto d’Europa.
La situazione nel resto d’Europa
Nel citato rapporto della Banca centrale europea troviamo anche i dati relativi all’Eurozona e ai 19 Stati che ne fanno parte.
Volume delle transazioni
Tra i Paesi che hanno adottato l’euro, in media, il contante è stato utilizzato dai consumatori nei punti vendita per il 78,8 per cento delle transazioni. L’Italia si trova dunque al di sopra della media di sette punti percentuali.
Il Paese dell’area euro dove si usa di più il contante è Malta, con il 92 per cento delle transazioni, e quello dove si usa di meno è l’Olanda, con il 45 per cento.
Peggio dell’Italia fanno, oltre a Malta, anche Spagna (87 per cento), Grecia e Cipro (88 per cento).
Se poi guardiamo alla situazione negli altri grandi Paesi dell’Eurozona, la Germania fa un po’ meglio dell’Italia, con un utilizzo del contante pari all’80 per cento del volume delle transazioni, e la Francia nettamente meglio, con il 68 per cento.
Valore delle transazioni
Tra i Paesi che hanno adottato l’euro, in media, il contante è stato utilizzato dai consumatori nei punti vendita per il 53,8 per cento del valore complessivo delle transazioni. L’Italia si trova dunque al di sopra della media di quasi quindici punti percentuali.
Il Paese dell’area euro dove il contante ha il peso percentuale maggiore sul valore complessivo delle transazioni è la Grecia con il 75 per cento, e quello con il peso minore è di nuovo l’Olanda, con il 27 per cento.
L’Italia, con il 68 per cento, è pareggiata dalla Spagna e Slovenia, e superata solo da Grecia e Cipro.
La Germania si ferma invece a una percentuale del 55 per cento mentre la Francia addirittura del 28 per cento.
Conclusione
In Italia il contante viene utilizzato dai consumatori per pagare circa l’86 per cento delle transazioni nei punti vendita. Questo dato è leggermente superiore, di circa sette punti, alla media dell’Eurozona e l’Italia è tra i grandi Paesi europei quello con la percentuale più alta.
Per quanto riguarda il valore delle transazioni, l’Italia è al di sopra della media dei Paesi che hanno adottato l’euro di ben 15 punti e, di nuovo, è quello con la percentuale più alta tra le principali economie europee.
Se avete delle frasi o dei discorsi che volete sottoporre al nostro fact-checking,
scrivete a dir@agi.it