Il ministro dell’Economia Giovanni Tria, incontrando la stampa dopo una conferenza a Parigi il 7 maggio, ha sostenuto che le stime di Bruxelles sull’andamento dell’economia italiana da poco diffuse "corrispondono alle previsioni già fatte nel nostro Def, quindi ce l’aspettavamo".
Lo stesso concetto è stato ribadito anche in una nota del Mef, sempre del 7 maggio, in cui Tria ribadisce che "c’è corrispondenza, questa volta, tra le nostre previsioni e quelle della Commissione, anche se in quelle di Bruxelles c’è un leggero minor ottimismo".
Andiamo dunque a verificare se è vero.
Le previsioni contenute nel Def
Nel Documento di economia e finanza (Def) 2019, approvato ad aprile, il governo aveva già fatto retromarcia rispetto alle previsioni (considerate fin da subito troppo ottimistiche da varie istituzioni nazionali e internazionali) contenute prima nel Documento programmatico di bilancio (+1,5%) di ottobre 2018, e poi negli allegati relativi alla legge di Bilancio per il 2019 (+1%) inviati a dicembre 2018 a Bruxelles.
Si legge infatti nella tabella sul quadro programmatico contenuta nel Def 2019 che il Pil quest’anno dovrebbe crescere appena dello 0,2%. Nella tabella sul quadro tendenziale - cioè quello che considera la legislazione vigente, e non i provvedimenti che sono in programma ma ancora non approvati - la crescita del Pil nel 2019 si riduce addirittura allo 0,1%.
Prendiamo in considerazione, per evitare di complicare il confronto, i dati contenuti nel quadro programmatico, che dal punto di vista del governo dovrebbe essere più veritiero, visto che tiene in considerazione anche l’effetto dei provvedimenti che l’esecutivo si appresta ad approvare.
Per il 2020, la crescita del Pil prevista è dello 0,8%, in netta risalita dallo 0,2% del 2019. Per quanto riguarda il rapporto deficit/Pil (o “indebitamento netto”), il Def lo prevede al 2,4% nel 2019 e al 2,1% nel 2020. Il debito pubblico poi, secondo il Def, dovrebbe aumentare al 132,6% del Pil nel 2019 per poi scendere al 131,3% nel 2020.
L’occupazione, espressa in Ula (Unità di lavoro equivalente a tempo pieno), fa registrare un -0,1% nel 2019 e un +0,3% nel 2020. Il tasso di disoccupazione, infine, dovrebbe attestarsi all’11% nel 2019 e salire leggermente, all’11,1% nel 2020.
Le previsioni della Commissione europea: il confronto
La Commissione europea ha pubblicato il 7 maggio le sue previsioni economiche di primavera. L’Italia risulta ultima nella Ue per crescita del Pil e per una serie di altri indicatori. Ma andiamo a confrontare i singoli dati con quelli contenuti nel Def.
La crescita del Pil
Secondo la Commissione europea il Pil dell’Italia nel 2019 dovrebbe crescere dello 0,1% e nel 2020 dello 0,7%.
Le stime del governo sono superiori dello 0,1% su entrambi gli anni.
Il rapporto deficit/Pil - la questione dell’aumento dell’Iva
Secondo l’esecutivo comunitario il rapporto deficit/Pil (General government balance) dell’Italia si attesterà quest’anno al 2,5% e nel 2020 al 3,5%, ben al di sopra del tetto del 3% fissato dai trattati europei.
Sul 2019 la previsione della Commissione è dello 0,1% peggiore rispetto a quella del governo, mentre sul 2020 è di ben 1,4 punti percentuali superiore.
Questo dipende, spiega Tria nella nota del Mef del 7 maggio, dal fatto che "la valutazione Ue è fatta sempre a politiche invariate e non a legislazione invariata come la nostra. E ricordo che nel Def, approvato dal Governo e dal Parlamento, si chiede di mantenere fermi, aumento dell’Iva o no, gli obiettivi di deficit pubblico". Quindi, spiega ancora Tria nella nota, "la Commissione (...) non include gli effetti delle cosiddette clausole di salvaguardia, che tuttavia fanno parte della legislazione vigente".
Si tratta di quelle clausole che impongono un aumento automatico dell’Iva e delle accise sulla benzina nei prossimi anni, di cui abbiamo scritto spesso nel recente passato (qui e qui, ad esempio). Dunque di nuovo il governo conferma che, se non verranno modificate le leggi che ad oggi sono in vigore, l’aumento dell’Iva e delle accise ci sarà e servirà appunto a tenere il rapporto deficit/Pil al di sotto del 3%.
Il debito pubblico
Nelle previsioni economiche di primavera della Commissione, il debito pubblico italiano dovrebbe raggiungere il 133,7% nel 2019 e il 135,2% nel 2020.
Lo scostamento (in peggio) rispetto alle previsioni contenute nel Def è di 1,1 punti nel 2019 e di 3,9 punti nel 2020, e oltretutto mentre per il governo la situazione del debito dovrebbe migliorare, per la Commissione è invece destinata a peggiorare.
Di nuovo però il dato relativo al 2020 è influenzato dal fatto che, secondo il Mef, la Commissione non ha tenuto in conto l’aumento dell’Iva e delle accise previsto dalla legislazione vigente.
L’occupazione
L’occupazione, sempre espressa in Ula, secondo Bruxelles dovrebbe far registrare uno -0,1% nel 2019 e un +0,5% nel 2020.
Rispetto al Def il dato è identico per il 2019 e anche più ottimistico, di 0,2 punti percentuali, per il 2020.
Il tasso di disoccupazione
Secondo la Commissione europea, infine, il tasso di disoccupazione in Italia dovrebbe arrivare al 10,9% ne 2019 e all’11% nel 2020.
In questo caso l’istituzione dell’Unione europea è leggermente più ottimista del governo, con un dato migliore dello 0,1% per entrambi gli anni, anche se conferma che la situazione sia destinata a peggiorare lievemente nel prossimo futuro.
Riassumendo
Sintetizziamo quanto appena detto:
| Def 2019 - Governo italiano | Previsioni di primavera 2019 - Commissione Ue | Differenza |
Pil 2019 | +0,2% | +0,1% | -0,1 |
Pil 2020 | +0,8% | +0,7% | -0,1 |
Deficit/Pil 2019 | -2,4% | -2,5% | -0,1 |
Deficit/Pil 2020* | -2,1% | -3,5% | -1,4 |
Debito/Pil 2019 | 132,6% | 133,7% | +1,1 |
Debito/Pil 2020* | 131,3% | 135,2% | +3,9 |
Occupazione 2019 (Ula) | -0,1% | -0,1% | - |
Occupazione 2020 (Ula) | +0,3% | +0,5% | +0,2 |
Tasso di disoccupazione 2019 | 11% | 10,9% | -0,1 |
Tasso di disoccupazione 2020 | 11,1% | 11% | -0,1 |
*Il governo considera l’effetto delle clausole di salvaguardia, l’Ue no
Conclusione
Tria esagera un po’ le somiglianze tra i dati contenuti nel Def e nelle previsioni economiche di primavera della Commissione europea, ma ha sostanzialmente ragione.
La crescita del Pil prevista per l’anno in corso e quello successivo è in effetti molto simile. Per il rapporto deficit/Pil la discrepanza maggiore, sul 2020, dipende - più che da una diversità di previsioni - dal fatto che la Commissione europea non conteggia il previsto aumento dell’Iva l’anno prossimo, mentre quella usata dal governo sì. Anche sull’occupazione e sulla disoccupazione le previsioni di governo e Commissione sono molto simili.
Lo scostamento più significativo riguarda il debito pubblico: tra le stime dei due enti c’è uno scarto di oltre un punto per l’anno in corso, e soprattutto di quasi quattro punti per l’anno prossimo. Ma di nuovo sembra determinante il mancato conteggio, nelle previsioni europee, dell’aumento dell’Iva, dato per acquisito - quantomeno negli effetti - dalle previsioni italiane.
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