"Per la gestione della A22 la concessione è scaduta da anni e siamo a un passo dal rinnovarla con una gestione totalmente pubblica e più conveniente per i territori e per chi viaggia". Ad annunciarlo è il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, all'indomani della forte nevicata che ha bloccato la Brennero-Modena per 15 ore, anche a causa dei mezzi pesanti rimasti fermi perché privi dell'adeguata attrezzatura invernale. "O il ministro non sa o finge di non sapere o siamo innanzi all'ennesima gaffe", ribatte l'esponente di Forza Italia Michaela Biancofiore, "la società autostrada del Brennero è già pubblica, partecipata all'oltre 81% da enti pubblici". Chi ha ragione? E perché si tratta di un punto così importante?
La struttura azionaria
Innanzitutto va specificato che Toninelli ha parlato di un soggetto "totalmente pubblico", cosa che AutoBrennero Spa non è, avendo una quota del 14,16% in mano ai privati. La partecipazione pubblica - in mano agli enti locali (primo azionista la Regione Autonoma del Trentino Alto Adige con il 32,3%, seguita dalle province di Trento e Bolzano con circa il 7,5% a testa) - ammonta a quasi l'85%, come si evince dai dati consultabili sul sito della società (quindi non l'81% come sostiene la Biancofiore), mentre un altro 1,1% è composto da azioni proprie. Si tratta di una differenza di non poco conto. Se AutoBrennero Spa avesse un capitale pubblico al 100%, sarebbe possibile per il governo, sulla base di un accordo stretto con la Commissione Europea, affidarle direttamente la nuova concessione trentennale senza pubblicare un bando.
Era stato lo stesso Toninelli, lo scorso novembre a ottenere da Bruxelles, dopo una lunga trattativa, il via libera all'affidamento diretto della gestione a un ente totalmente pubblico secondo la modalità "in house". Ciò, dal punto di vista giuridico, significa che cedere la concessione a una società pubblica gestita da enti locali diventa una sorta di "partita di giro" interna allo Stato, una formulazione che non viola le regole europee e non richiede la convocazione di una gara d'appalto.
Toninelli si è in questo caso mosso nel solco del suo predecessore, Graziano Delrio, che già nel gennaio 2016 aveva annunciato l'intenzione di affidare nuovamente la concessione della A22 ad AutoBrennero Spa purché gli azionisti privati cedessero le quote agli enti locali. L'intenzione di Delrio era la stessa di Toninelli: togliere di mezzo gli azionisti privati in modo da poter procedere all'affidamento diretto "in house" rispettando le regole europee. Quella di Toninelli non è quindi una gaffe: c'è una grande differenza tra un concessionario "totalmente pubblico" e uno a maggioranza pubblica ma con parte del capitale in mano a privati. Nel primo caso, si può procedere all'affidamento senza gara, nel secondo no.
In sostanza, al momento non è ancora possibile rinnovare la concessione ad AutoBrennero senza un bando - come intendeva fare, ancor prima del governo Conte, il governo Renzi - e non lo sarà finché ci sarà quel 14,16% in mano a privati.
Una concessione scaduta da quasi 5 anni
La concessione per la A22 è scaduta nell'aprile 2014. Da allora AutoBrennero Spa si è occupata solo dell'ordinaria amministrazione (l'invio degli ispettori comunicato da Toninelli servirà ad appurare se vi sono state mancanze da questo punto di vista). Nel frattempo gli azionisti privati sono rimasti e non è stata rispettata la scadenza del 30 novembre 2018, fissata dal decreto Milleproproghe, per il nuovo affidamento, anche perché il semaforo verde di Bruxelles per la soluzione "in house" era arrivato pochi giorni prima. Un simile stallo ha ritardato investimenti per lavori a lungo annunciati come il prolungamento della Valdastico.
La domanda, in conclusione, è: Toninelli intende ora affidare la concessione a una nuova AutoBrennero Spa al 100% pubblica o a un altro soggetto, come l'Anas? Non sappiamo come si svilupperanno le polemiche dei prossimi giorni sulle responsabilità del blocco dell'autostrada ma, lo scorso autunno, il dialogo tra il governo e gli enti locali che avrebbero dovuto rilevare le quote dei privati per costituire la nuova AutoBrennero era sembrato procedere in modo positivo.