Il 4 febbraio l’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi ha scritto su Facebook: "L’Unione Europea ha detto che potrebbe toglierci i soldi della Tav. E Toninelli ha risposto all’UE: qui c'è un Governo sovrano che decide. Falso. Non decide il Governo sulla Tav: decide il Parlamento".
È una dichiarazione che contiene diverse affermazioni. Le abbiamo verificate una per una.
Che cosa ha detto l’Unione europea
Tutto nasce da quanto dichiarato da un portavoce della Commissione europea lo stesso 4 febbraio: "Non possiamo escludere, se ci sono ritardi prolungati, di dover chiedere all’Italia i contributi già versati" per la Tav. Ha inoltre aggiunto che l’analisi costi-benefici non è stata richiesta dalla Ue.
La possibilità che la Ue chieda indietro i fondi erogati all’Italia per la Tav, a fronte di significativi ritardi, non è in realtà una novità. Già a dicembre 2018 fonti della Commissione europea avevano ventilato questa possibilità.
Dunque, la prima premessa che fa Renzi è corretta: l’Unione europea ha detto che potrebbe toglierci i finanziamenti ricevuti per la Tav. Ma di quanti soldi stiamo parlando?
Quanto dovrebbe restituire l’Italia
Come abbiamo scritto nel nostro speciale dedicato alla Tav, "nel periodo 2000-2015, l’Ue ha erogato finanziamenti a fondo perduto per circa la metà dei costi sostenuti per la realizzazione degli studi e delle indagini – 175 milioni di euro tra il 2000-2006 e 238,7 milioni di euro tra il 2007-2015. Per il periodo tra gennaio 2015 a dicembre 2019, invece, l’Ue ha stanziato 813,78 milioni di euro, il 41,3 per cento della spesa prevista di 1,915 miliardi di euro – di cui 451,26 milioni di euro per la parte italiana e 362,52 milioni di euro per la parte francese".
Quelli che l’Italia dovrebbe restituire sarebbero dunque circa 450 milioni di euro.
La restituzione (eventuale) non sarebbe comunque l’unico costo che dovrebbe affrontare l’Italia nel caso decidesse di abbandonare il progetto della Tav. Sono da sommare i rimborsi per le spese già sostenute che potrebbero chiedere Francia e Ue (circa 1,125 miliardi di euro); il denaro già speso (a quel punto inutilmente) dall’Italia (375 milioni); il costo per la chiusura dei cantieri e quelli al momento non calcolabili per i contenziosi con le imprese private coinvolte.
Che cosa ha risposto Toninelli alla Ue
Il 4 febbraio, il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli ha commentato la posizione della Commissione europea su Twitter: l’"analisi costi benefici su Tav è stata decisa da un Governo sovrano che vuole spendere al meglio i fondi pubblici. Ue stia tranquilla, tra pochi giorni avrà, come da accordi, tutta la documentazione".
Quella di Renzi dunque è una sintesi imprecisa delle parole di Toninelli. Il ministro dei Trasporti ha circoscritto la decisione del “governo sovrano” all’analisi costi-benefici, e non al fare o meno la Tav.
Ma ipotizzando che l’ultima analisi costi-benefici, come sembra, abbia un contenuto negativo, a chi toccherebbe la decisione di fermare il progetto?
Decide il governo o il Parlamento?
Le fondamenta della Tav Torino-Lione nella sua veste attuale sono contenute nell’accordo tra Italia e Francia del 2012. Questo è un accordo internazionale bilaterale, in cui le “parti” sono Stati: per la sua entrata in vigore, in base all’articolo 80 della Costituzione, è stato necessario che il Parlamento approvasse un’apposita legge.
Allo stesso modo, per uscire da questo progetto e cancellare l’accordo internazionale sottoscritto in precedenza, è necessario che si esprimano le Camere. La decisione del solo governo non basterebbe.
La questione ovviamente assume una certa rilevanza nel momento in cui la maggioranza parlamentare, che esprime il governo, è spaccata sulla Tav su due posizioni diametralmente opposte.
Conclusione
La dichiarazione di Renzi contiene alcuni elementi corretti. In primo luogo, è vero che l’Ue ha ricordato all’Italia che c’è il rischio debba restituire i finanziamenti ricevuti. In secondo luogo, è vero che la decisione finale sulla Tav spetta al Parlamento e non al governo.
Non è però vero che Toninelli abbia detto che sulla Tav decide il governo sovrano. Il ministro dei Trasporti ha in realtà circoscritto l’ambito della decisione dell’esecutivo alla sola analisi costi-benefici, non al destino dell’opera.
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