La Camera dei deputati è chiamata a votare, l’8 ottobre, la proposta di legge costituzionale che riduce il numero dei parlamentari. Andiamo quindi a vedere cosa cambierà con l’approvazione della proposta, come cambierà la rappresentanza - anche in un confronto europeo - e quali saranno i risparmi.
Cosa cambia
Quella della Camera è la quarta votazione della proposta di riforma della Costituzione. Il Senato ha infatti già votato due volte e la Camera una volta. Con il quarto “sì” delle Aule si concluderà l’iter parlamentare della riforma e la parola passerà ai cittadini che, in base all’articolo 138 della Costituzione, dovranno approvare in un referendum confermativo - senza quorum dunque - la proposta di legge costituzionale.
Se il referendum avrà esito positivo, la proposta di legge entrerà in vigore e saranno modificati gli articoli della Costituzione (56 e 57) che determinano il numero di deputati e senatori. I primi diminuiranno da 630 a 400 e i secondi da 315 a 200 (esclusi i senatori a vita). Il Parlamento nel complesso passerà così da 945 a 600 membri, più i senatori a vita.
Con questi numeri, come cambia la rappresentanza degli italiani? Andiamo a vedere i dettagli in un confronto europeo.
La rappresentanza in Italia a nel resto della Ue
Prima di procedere coi calcoli facciamo una premessa di metodo, che in questo caso è fondamentale.
Possiamo scegliere se conteggiare deputati e senatori, indipendentemente da come vengono eletti e da quali funzioni ricoprono, o se guardare solo ai parlamentari eletti a suffragio universale e che danno la fiducia al governo.
Come abbiamo scritto in passato, il secondo metodo ci sembra quello più corretto. Non avrebbe infatti molto senso mettere sullo stesso piano i deputati italiani e i Lords inglesi, visto che i secondi appunto non sono eletti dai cittadini e non hanno funzioni legislative e di rapporto con l’esecutivo paragonabili ai primi. Ha senso invece equiparare senatori e deputati italiani.
Fatta questa premessa, facciamo un po’ di conti. Per calcolare il numero di abitanti abbiamo preso i dati, aggiornati al 2018, del database Eurostat. Per avere il numero di deputati e senatori dei vari Stati, con le rispettive caratteristiche, abbiamo consultato il database dell’Inter-Parliamentary Union (Ipu), un’organizzazione internazionale che riunisce i parlamenti di gran parte degli Stati del mondo.
Abbiamo poi riassunto in questa tabella i risultati.
L’Italia ha oggi, con 945 parlamentari eletti e 60,4 milioni di abitanti, un rapporto di 1 eletto ogni 64 mila persone. Se passasse la riforma costituzionale, con 600 parlamentari eletti, avrebbe un rapporto di un eletto ogni 101 mila persone.
Anche dopo la riforma costituzionale, avrebbero un rapporto “peggiore” - cioè con una minor rappresentanza - la Germania (1/117 mila), la Francia (1/116 mila) e l’Olanda (1/115 mila) e uno molto simile il Regno Unito (1/102 mila).
Gli altri Paesi hanno una rappresentanza “migliore”: la Spagna, considerando solo i senatori che vengono eletti dai cittadini (208 su 266 totali), ha un rapporto di un parlamentare ogni 84 mila abitanti, la Polonia 1/83 mila, il Belgio 1/76 mila e tutti gli altri Paesi Ue rapporti sempre più bassi, fino ad arrivare al record di Malta, che ha un parlamentare ogni 7 mila abitanti.
Ma quanto si risparmia?
Una questione su cui i promotori del taglio dei parlamentari hanno insistito molto, come abbiamo scritto qui ad esempio, è il risparmio per le casse dello Stato.
Se consideriamo che, in base a quanto riporta il bilancio della Camera, nel triennio 2018-2020 per pagare indennità e rimborsi a 630 deputati lo Stato spende ogni anno 144,9 milioni di euro, ricaviamo un costo annuo di 230 mila euro a deputato.
Una riduzione di 230 deputati, dunque, creerebbe un risparmio potenziale di 52,9 milioni di euro ogni anno.
Facendo lo stesso calcolo per il Senato - qui il suo bilancio 2018-2020 - otteniamo un costo annuo di 249.600 euro per senatore. Un taglio di 115 membri di Palazzo Madama creerebbe un risparmio potenziale di 28,7 milioni di euro ogni anno.
Tra Camera e Senato, quindi, i risparmi sarebbero 81,6 milioni di euro ogni anno. Questa stima tuttavia è da considerarsi leggermente imprecisa, perché non tiene conto dei possibili risparmi che avrebbero le due Camere per il semplice fatto di dover ospitare 345 persone in meno.
Per dare un ordine di grandezza, anche arrotondando a 100 milioni i risparmi che si avrebbero ogni anno con il taglio dei parlamentari, questa cifra rappresenta lo 0,005 per cento scarso del debito pubblico italiano e un seicentesimo scarso di quanto spende l’Italia ogni anno di soli interessi su tale debito pubblico.
Conclusione
Il taglio dei parlamentari consiste nella riduzione da 945 eletti, tra deputati e senatori (esclusi quelli a vita), a 600. Con l’approvazione della Camera prevista per l’8 ottobre si concluderà l’iter parlamentare della riforma e mancherà solamente il referendum confermativo, in cui i cittadini saranno chiamati (senza quorum) ad approvare o respingere la modifica costituzionale.
Il taglio dei parlamentari causa un “peggioramento” della rappresentanza: porta cioè ad avere più cittadini rappresentati da un singolo eletto. Nel dettaglio, si passerebbe da un rapporto di 1/64 mila a un rapporto di 1/101 mila.
Questo però non ci porta fuori dalla “norma” dei grandi Paesi europei: Francia, Germania e Olanda hanno rapporti peggiori e il Regno Unito uno molto simile.
Per quanto riguarda i risparmi, le cifre sono piuttosto ridotte: si tratta di circa 80 milioni di euro all’anno. Anche arrotondando per eccesso a 100 milioni di euro all’anno, rispetto al bilancio complessivo dello Stato si tratta di una percentuale irrisoria.
Se avete delle frasi o dei discorsi che volete sottoporre al nostro fact-checking, scrivete a dir@agi.it