L’Unione europea sarà presto chiamata a definire il proprio prossimo bilancio settennale, 2021-2027, ma già da più di un anno circolano notizie e dichiarazioni su possibili tagli ai fondi per l’agricoltura italiana. Da dove nascono queste preoccupazioni e quanto sono fondate? Andiamo a vedere i dettagli della vicenda.
La proposta della Commissione europea
Da più di un anno, come dicevamo, si parla di questi possibili tagli. Questo dipende dal fatto che il 2 maggio 2018 la Commissione europea ha presentato la propria proposta di bilancio settennale. I fondi all’agricoltura sono in particolare il Fondo europeo agricolo di garanzia (Feaga) - che contiene le risorse per i “pagamenti diretti” agli agricoltori ed è il cosiddetto “primo pilastro” della politica agricola comune - e il Fondo agricolo per lo sviluppo rurale (Feasr), il “secondo pilastro” che è co-finanziato da Ue e Stati membri.
Questi fondi sono finanziati tra il 2021 e il 2027 rispettivamente con 286,195 miliardi e 78,811 miliardi di euro. Complessivamente dunque l’agricoltura potrebbe contare, nella proposta della Commissione, su 365 miliardi di euro circa.
Rispetto al budget settennale precedente, 2014-2020, che per l’agricoltura stanziava complessivamente 408,313 miliardi (312,74 miliardi per il primo pilastro e 95,58 miliardi per il secondo), si registra una diminuzione di 43 miliardi di euro abbondanti.
Bisogna però considerare che il precedente budget era destinato a 28 Stati e 513,5 milioni di persone, quello futuro a 27 Stati e 447 milioni di persone, a causa dell’uscita (prevista ma non ancora avvenuta) dall’Ue del suo terzo Stato più popoloso, il Regno Unito.
Andiamo allora a guardare cosa cambierebbe, sempre in base a quanto proposto dalla Commissione, specificamente per l’Italia.
Le risorse per l’Italia in base alla proposta della Commissione
I tagli per ogni singolo Paese sono stati calcolati a ottobre 2018 da Alan Matthews, professore presso il Trinity College di Dublino di Politica agricola europea, partendo dai dati contenuti negli allegati alla proposta della Commissione europea.
Matthews confronta le risorse previste per il settennato 2021-2027 con quelle del 2020 moltiplicato sette (questo è «l’approccio prediletto dalla Commissione europea»).
Per l’Italia risulta in particolare una riduzione da 25,93 miliardi a 24,92 miliardi di euro circa per quanto riguarda il primo pilastro (-3,9 per cento) e una riduzione da 10,49 miliardi a 8,89 miliardi di euro (-15,3 per cento) per quanto riguarda il secondo pilastro.
Complessivamente la riduzione nei sette anni è quindi pari a 2,61 miliardi di euro, il 7 per cento circa.
Da cosa dipende questa riduzione?
Le principali cause di questa riduzione sono due, secondo quanto afferma la Commissione europea nel suo comunicato relativo alla proposta di bilancio.
La prima è la Brexit. Il Regno Unito è un contributore netto al bilancio Ue, versa cioè più di quanto non riceva (tra il 2016 e il 2018 il saldo è stato negativo per Londra in media di circa 6 miliardi di euro ogni anno). La sua uscita dalla Ue dunque riduce le risorse a disposizione di Bruxelles, con conseguenze per gli altri 27 Stati membri.
La seconda è invece di carattere più “politico”. La Commissione propone infatti di prendere atto che le competenze dell’Unione sono aumentate negli ultimi anni e dunque di destinare più risorse ad altre voci di spesa: in particolare alla difesa dei confini esterni dell’Unione, asilo e migrazione, ai giovani, all’innovazione e alla Difesa.
Inoltre la Commissione propone di introdurre dei nuovi criteri in base ai quali redistribuire tra Stati le risorse del budget. Oltre al Pil pro capite, che rimane il criterio principale per la distribuzione dei fondi europei, la Commissione chiede che vengano tenuti in considerazione la disoccupazione (in particolare giovanile), le spese per contrastare il cambiamento climatico e le spese per l’accoglienza dei migranti.
Ma non è la Commissione a decidere...
La riduzione stimata per l’agricoltura italiana, di 2,6 miliardi di euro circa, non è comunque ancora una certezza.
In primo luogo sulla questione dell’uscita di Londra dall’Unione europea regna ancora l’incertezza. La Ue ha prorogato la scadenza al 31 gennaio 2020 ma non si sa se nel frattempo il governo Johnson riuscirà a far approvare il proprio accordo con Bruxelles, se si faranno elezioni anticipate (e quando) o se addirittura si potrà tenere un nuovo referendum sulla Brexit.
Ma, anche al netto della Brexit, sul prossimo bilancio settennale della Ue si possono solo fare delle previsioni. La Commissione ha sì avanzato una sua proposta, ma il potere decisionale non è nelle sue mani, bensì in quelle del Parlamento europeo e del Consiglio dell’Unione europea.
In particolare il Consiglio è chiamato ad approvare all’unanimità (“procedura legislativa speciale”, art. 312 Tfue) una posizione sul progetto di bilancio pluriennale.
Da quando il Consiglio ha iniziato ad analizzare la proposta della Commissione, il 14 maggio 2018, si sono succeduti numerosi incontri e, al Consiglio europeo (il nome che assume il Consiglio quando si riuniscono i capi di Stato e di governo) del 17-18 ottobre, ancora non è stato trovato un compromesso.
Ma anche il compromesso trovato tra Stati membri non è di per sé sufficiente a stabilire un bilancio definitivo. Il Parlamento europeo ha infatti il potere di dare o negare, a maggioranza dei suoi membri, la sua approvazione al compromesso trovato dal Consiglio, prima che quest’ultimo voti all’unanimità.
Che cos’ha detto finora il Parlamento europeo?
Il Parlamento europeo si è espresso esplicitamente sulla questione dei tagli alla politica agricola previsti dalla Commissione europea, nella seconda metà del 2018, chiedendo che vengano eliminati.
A questo scopo - e allo scopo di finanziare maggiormente anche altre voci di spesa - si rende necessario, secondo il Parlamento europeo, aumentare le risorse previste per il bilancio pluriennale dall’1,11 per cento del Rnl comunitario (il Reddito nazionale lordo, cioè il Pil più o meno i flussi di reddito con l’estero) ipotizzato dalla Commissione all’1,3 per cento.
Su questa ipotesi si registrano forti resistenze da parte di diversi Stati membri e non è quindi chiaro che esito potranno avere i negoziati.
Conclusione
La discussione sul bilancio pluriennale dell’Unione europea è ancora in corso e non è al momento possibile azzardare previsioni fondate su quanti miliardi in più o in meno riceveranno gli agricoltori italiani nel prossimo futuro.
In base alla proposta della Commissione europea è possibile che ci sia un taglio di 2,6 miliardi in sette anni (370 milioni all’anno circa), ma anche questa stima risente della duplica incertezza sulla Brexit e sui nuovi criteri che potrebbero influenzare la ripartizione dei fondi tra Stati membri.
Oltretutto la proposta della Commissione è al momento in discussione sia tra gli Stati membri, all’interno del Consiglio, sia tra i deputati europei, nel Parlamento. Sono queste due istituzioni che hanno il potere di approvare o respingere il bilancio e dunque tutto potrebbe ancora cambiare.
Il Parlamento europeo, in particolare, ha chiesto che questi tagli all’agricoltura vengano eliminati aumentando il budget complessivo dell’Ue ma, considerata l’opposizione di alcuni Stati membri, non è chiaro quale sarà l’esito delle trattative.
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