Il capogruppo del Movimento 5 Stelle alla Camera, Roberto Fico, ha dichiarato il 10 giugno: “Il Pd è un partito di mentitori seriali. La proposta di Reddito di Cittadinanza del MoVimento 5 Stelle secondo l’Istat costerebbe 14,9 miliardi di euro e non 62, come dichiara il porta menzogne di Renzi, il parlamentare Pd Anzaldi. È stato infatti proprio l’Istat nel 2015 a scrivere nero su bianco che il costo sarebbe di 14,9 miliardi di euro. Anzaldi studi i documenti dell’Istat”.
Fico fa riferimento a un post su Facebook, sempre del 10 giugno scorso, dove Anzaldi scrive: “Di Maio sul reddito di cittadinanza spara numeri e bufale in libertà, o forse ha problemi con l’aritmetica e avrebbe bisogno di una calcolatrice […]. La proposta M5s di dare un sussidio a 9 milioni di italiani costerebbe almeno 62 miliardi all’anno, altro che 14 miliardi come dice il vicepresidente della Camera”. Segue il calcolo che, partendo dai numeri dati da Di Maio, porterebbe al totale di “almeno” 62 miliardi.
Di Maio aveva infatti dichiarato in un’intervista al Corriere della Sera del 9 giugno che “noi non abbiamo fondato la nostra storia sull’antieuropeismo, ma sul reddito di cittadinanza […]. A beneficiarne sarebbero circa 9 milioni di italiani sotto la soglia di povertà, cioè sotto i 780 euro al mese. Ai quattro milioni di poveri assoluti senza alcun reddito andrebbero 780 euro. A chi ha un reddito ma sotto i 780 euro verrà data un’integrazione in cambio di corsi di formazione e lavori di pubblica utilità”. Il costo? “14,9 miliardi di euro il primo anno, più 2,1 per riformare i centri per l’impiego. Dal secondo anno ci sarebbe una diminuzione dei costi, da calcolare a seconda degli effetti”.
Il rapporto Istat
Siamo andati a leggere il documento Istat a cui fa riferimento l’onorevole Fico. Si tratta di un contributo conoscitivo elaborato nel 2015 dall’Istituto di statistica, in vista di un’audizione parlamentare, per meglio valutare il possibile impatto di due disegni di legge, quello sul reddito di cittadinanza del M5S (n. 1148) e quello sul reddito minimo garantito di SEL (n.1670).
Per quanto riguarda il primo, l’Istat certifica in effetti un costo di 14,9 miliardi di euro scarsi (14,857) per il 2015.
I conti dell’Istat riguardano una misura che si applichi a 2 milioni e 760mila famiglie, cioè il totale di quelle che avevano un reddito inferiore alla linea della povertà relativa secondo gli ultimi dati allora disponibili. Equivalgono all’incirca a 8,3 milioni di persone, un poco meno dei 9 milioni citati da Di Maio. La cifra più alta, di 9 milioni, potrebbe venire da un rapporto recente del centro studi di Unimpresa, che però parla di soggetti “a rischio povertà” e non di soggetti “sotto la soglia di povertà”.
Precisiamo che, indipendentemente dal numero di componenti, la famiglia riceve una sola misura di “reddito di cittadinanza” per ciascuna. Questa, tra l’altro, varia anche in base alla composizione del nucleo familiare: ad esempio il beneficio medio per un single under 35 sarebbe di 5.175 euro all’anno, per una coppia con figli minorenni 7.023 euro, con figli maggiorenni 4.472 euro e, senza figli ma con donna under 35, 7.084 euro, fino a un massimo.
Insomma, il calcolo dell’Istat non si basa su un sussidio di 780 euro a testa, ma su un sussidio decrescente – come dice Di Maio – da dare a circa 2,8 milioni di famiglie e in totale a circa 8,3 milioni di persone. Il costo di questa misura, secondo l’Istat, era stimato a 14,9 miliardi circa per il 2015.
Su un punto Di Maio non è preciso: dice che ai “quattro milioni di poveri assoluti senza alcun reddito andrebbero 780 euro”. I poveri assoluti sono in effetti circa 4,6 milioni in Italia, ma fortunatamente non tutti sono “a zero reddito”. L’Istat scrive infatti che l’ammontare massimo del sussidio (circa 12.000 euro l’anno) andrebbe alle 390 mila famiglie in condizioni di povertà più grave, con un reddito inferiore al 20 per cento della linea di povertà.
Conclusioni
Nella guerra dei numeri, insomma, Fico ha ragione rispetto ad Anzaldi. Il totale crescerebbe molto se si volessero assegnare, ad esempio, 780 euro a tutti i beneficiari, ma queste non sono le premesse su cui l’Istat ha fatto la sua simulazione, partendo dalla proposta di legge del M5S.
Se avete delle frasi o dei discorsi che volete sottoporre al nostro fact-checking, scrivete a dir@agi.it