Il 3 aprile, l’ex segretario del Partito democratico Matteo Renzi ha criticato la gestione delle spese della Presidenza del Consiglio da parte dell’attuale governo. Secondo Renzi, l’esecutivo Lega-M5s "spende per la comunicazione e per le spese di Palazzo molto di più di quello che spendevamo noi. Rocco Casalino stia un po’ più attento alle sue spese e con i risparmi permetta a Radio Radicale di continuare a vivere".
Il riferimento dell’ex sindaco di Firenze è alla scelta del governo Conte, con la legge di Bilancio 2019 (articolo 1, co. 810), di ridurre progressivamente – fino ad abrogare entro il 2022 – i contributi dello Stato al mondo dell’editoria: quotidiani e periodici, ma anche radio.
In particolare, una delle vittime di questa decisione sarebbe Radio Radicale, che – oltre ai tagli dei contributi – ha visto ridurre a 5 milioni di euro (art. 1, comma 88) i fondi dello Stato per la convenzione con il Ministero dello Sviluppo economico (regolamentata dalla legge n. 224 del 1998) tramite la quale Radio Radicale trasmette le sedute del Parlamento. Con la precedente legge di Bilancio, le risorse stanziate ammontavano a 10 milioni di euro (art. 1, comma 689).
Questa convenzione è stata prorogata dal governo di sei mesi con la legge di Bilancio 2019, e scadrà il 21 maggio prossimo, data in cui Radio Radicale dichiara il rischio di cessare le trasmissioni per insufficienza di risorse. Ma è vero che il governo Renzi costava meno di quello Conte, in particolare per quanto riguarda la comunicazione? Se si risparmiasse qualcosa, potrebbe essere reinvestito nel supporto dell’editoria? Abbiamo verificato.
Quali fonti bisogna consultare?
Renzi cita la "comunicazione" e le "spese di palazzo" di Palazzo Chigi. Secondo il decreto legislativo n. 303 del 1999, che ne stabilisce l’organizzazione, la Presidenza del Consiglio dei Ministri gode di "autonomia contabile e di bilancio" (art. 8).
Per verificare a quanto ammontano i conti finanziari annuali di Palazzo Chigi, bisogna fare riferimento ai suoi bilanci consultivi, che vengono pubblicati entro il 31 maggio dell’anno successivo a cui fanno riferimento.
Anche nei documenti ufficiali, però, è complesso identificare con precisione i costi di gestione della Presidenza. Con un inevitabile margine di approssimazione, è possibile considerare alcune voci specifiche per avere un’idea affidabile di quanto abbiano speso i singoli governi per gestire l’organizzazione di Palazzo Chigi.
Quanto è costata la presidenza Renzi
Renzi è stato in carica come presidente del Consiglio dal 22 febbraio 2014 al 12 dicembre 2016: vediamo i costi finanziari della sua presidenza nel triennio 2014-2015-2016.
Nel 2014, lo Stato ha trasferito dal suo bilancio alla Presidenza del Consiglio circa 3,3 miliardi di euro, che sono stati usati per finanziare voci molto diverse tra loro.
I capitoli di spesa 2115 e 2120 sono quelli che ci interessano, perché identificano rispettivamente le “spese di funzionamento” e le “spese obbligatorie”. Le prime ammontavano a oltre 35 milioni di euro (35.016.574 euro), le seconde a oltre 304 milioni di euro (304.013.738 euro). Una stima verosimile dei costi di gestione nel primo anno di presidenza Renzi si attesta dunque intorno ai 340 milioni di euro.
Nel 2015, questa cifra è scesa a circa 333,3 milioni di euro: oltre 34,9 milioni di euro per le spese di funzionamento (34.327.548 euro) e quasi 299 milioni di euro per le spese obbligatorie (298.944.137 euro).
Nel terzo anno di presidenza Renzi, c’è stato un ulteriore e leggero risparmio, che ha portato i costi di gestione a circa 332 milioni di euro: circa 32,9 milioni di spese di funzionamento (32.870.720 euro) e poco più di 299 milioni di euro (299.052.503 euro) per quelle obbligatorie.
Riassumendo: in media, ogni anno Palazzo Chigi sotto Renzi è costato agli italiani circa 335 milioni di euro, con una progressiva riduzione del 2 per cento tra il 2014 e il 2016.
Quanto costava la comunicazione con Renzi
Per verificare i costi della comunicazione di Palazzo Chigi, bisogna analizzare i compensi in base agli incarichi presso gli uffici di diretta collaborazione del presidente.
Durante la presidenza Renzi, l’Ufficio stampa e del portavoce del presidente del Consiglio era composto da sette persone: Tiberio Barchielli (incarico: esperto); Francesco Cozzi Lepri (collaboratore capo ufficio stampa); Francesca Grifoni (Responsabile dell’attività di informazione e comunicazione istituzionale del Governo); Roberta Maggio (assistente al Capo ufficio stampa); Chiara Pasqualini (collaboratore capo ufficio stampa); Rossella Rega (coordinatore amministrativo); Filippo Sensi (capo ufficio stampa e portavoce)
Il monte stipendi totale era di circa 606 mila di euro (605.749,89 euro).
Quanto costa la presidenza Conte
Il 29 gennaio 2019, la Presidenza del Consiglio ha pubblicato il Bilancio di previsione per quest’anno e per il triennio 2019-2021. Che cosa dicono in questo caso i capitoli per le spese di funzionamento e per quelle obbligatorie?
La voce di nostro interesse è solo la 2120, denominata “Somma assegnata alla Presidenza del Consiglio dei Ministri”: dal 2017, infatti, questa voce raggruppa le due analizzate in precedenza.
Nel 2019, i costi di gestione previsti per Palazzo Chigi sono di circa 333,3 milioni di euro (333.296.859 euro): una cifra di poco inferiore di quanto speso in media da Renzi nei tre anni, anche se di poco superiore rispetto a quanto speso da Renzi nel suo ultimo anno di presidenza.
Quanto costa la comunicazione con Conte
Discorso diverso vale per le spese di comunicazione: in questo ambito, il nuovo governo spende effettivamente di più dell’esecutivo a guida Renzi.
Anche l’Ufficio stampa di Conte è composto da sette persone: Adamo Dario (responsabile editoriale del sito web e social media); Filippo Attili (videomaker); Rocco Casalino (capo ufficio stampa e portavoce); Carmelo Dragotta (coordinatore amministrativo); Laura Ferrarelli (collaboratore capo ufficio stampa e portavoce); Massimo Prestia (collaboratore capo ufficio stampa e portavoce); Mariachiara Ricciuti (vice capo ufficio stampa).
Il monte stipendi totale è di poco oltre 662 mila euro (662.450, 37 euro), circa 60 mila euro in più di quello di Renzi.
Quanto speso in più da Conte potrebbe andare a Radio Radicale?
Secondo Renzi, i soldi spesi “in eccesso” nella gestione di Palazzo Chigi e della sua comunicazione potrebbero essere usati per mantenere in vita Radio Radicale.
La dichiarazione dell’ex segretario del Pd è in primo luogo una presa di posizione politica, che si scontra con quanto dichiarato in passato dall’attuale presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Questi, il 28 dicembre 2018, aveva detto ad esempio che Radio Radicale doveva riuscire da sola a "stare sul mercato".
Come spiega il suo sito ufficiale, Radio Radicale – grazie alla legge n. 230 del 7 agosto 1990 – accede ai contributi per l’editoria, ricevendo circa 4 milioni di euro dallo specifico fondo statale e "poco meno di 8 milioni di euro quale corrispettivo della convenzione con lo Stato per la trasmissione delle sedute del Parlamento".
"Il fondo dell’editoria per noi è già stato cancellato, a partire dal 2020", ha spiegato al Corriere della Sera Alessio Falconio, direttore di Radio Radicale. "E con il dimezzamento della Convenzione ci rimangono solo 4 milioni". Falconio ha aggiunto che tale cifra equivale alla sola spesa per gli impianti di trasmissione e ha commentato che "così non possiamo andare avanti".
In linea generale, è vero che i soldi spesi per la gestione di Palazzo Chigi e quelli a sostegno dell’editoria provengono dalla stessa fonte, perché vengono stabiliti ogni anno con le leggi di Bilancio.
Ma al di là delle cifre (i contributi tolti a Radio Radicale sono maggiori della differenza di quanto speso da Conte rispetto a Renzi), la scelta del governo resta politica, ed è stata promessa in più occasioni soprattutto dal Movimento 5 stelle nei mesi successivi all’insediamento del nuovo esecutivo.
Conclusione
Secondo l’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi, oggi Palazzo Chigi costa di più rispetto ai tre anni del suo governo. L’attuale senatore del Pd ha ragione sui costi della comunicazione (maggiori con Conte di circa 60 mila euro), ma esagera sui costi di gestione, che secondo le previsioni per il 2019 sono in linea con la media tra il 2014, 2015, e 2016.
Per quanto riguarda Radio Radicale, è vero che i fondi all’editoria così come quelli destinati alla gestione della Presidenza del Consiglio dei Ministri sono assegnati con la legge di Bilancio di fine anno.
Per quanto riguarda la convenzione con il Ministero dello Sviluppo economico, anche in questo caso è il governo che autorizza – sempre con la legge di Bilancio – le spese per finanziare Radio Radicale nella trasmissione delle sedute parlamentari.
La decisione di Lega e M5s resta però politica, anche se i risparmi di gestione di Palazzo Chigi invocati da Renzi (60 mila euro nella comunicazione e poco più di un milione di euro per la gestione) non basterebbero comunque a coprire il taglio che Radio Radicale ha ricevuto dallo Stato, che supera solo per la convenzione con il Mise i 5 milioni di euro.
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