In un post pubblicato sul blog del Movimento 5 Stelle lo scorso 19 marzo, in cui si propone di investire per la crescita demografica in Italia, si legge: “pensiamo di aumentare gradualmente la spesa per il welfare familiare in rapporto al Pil portandola dall’attuale 1,5% al 2,5%, eguagliando il livello francese […] È un progetto ambizioso ma indispensabile per il quale abbiamo previsto un costo nella legislatura di 17 miliardi”.
I dati citati sono sostanzialmente corretti, ma qualcosa non torna per quanto riguarda il costo previsto.
Cosa intendiamo con “spesa per il welfare familiare”
Bisogna innanzitutto capire a cosa si riferisca il M5S quando parla di “spesa per il welfare familiare”. Ad esempio il rapporto dell’Osservatorio sul bilancio di welfare delle famiglie italiane, elaborato dalla società di consulenza MBS Consulting e presentato alla Camera lo scorso novembre, adotta chiaramente una definizione più vasta che ricomprende, tra le altre cose, anche le pensioni.
Secondo il rapporto “il welfare pubblico genera il 33,2% delle entrate nette delle famiglie, per un valore di 248,8 miliardi”. Una quantità che corrisponde all’incirca a 14,5 punti percentuali di Pil. La quota maggiore è rappresentata dalle pensioni di anzianità o vecchiaia, che da sole pesano per il 23,7%.
Il Movimento 5 Stelle sembra invece prendere in considerazione la sola spesa per “famiglie e figli”, un sottocapitolo della “spesa per protezione sociale”, secondo l’inquadramento che opera Eurostat, il servizio statistico dell’Unione europea.
La spesa italiana e un confronto europeo
Il M5S ha ragione nel quantificare la spesa italiana per “famiglie e figli”. Secondo l’ultimo bollettino di Eurostat, pubblicato lo scorso 9 marzo, l’Italia dedica a tale voce l’1,5% del Pil.
La Francia, presa dai pentastellati come esempio da emulare, spende invece il 2,4% del Pil, più o meno la percentuale indicata (2,5%). Si tratta di un dato superiore alla media dell’Unione europea (1,7%).
Quello francese non è il più alto del continente. In cima alla classifica – che, oltre ai Paesi Ue, comprende Norvegia, Islanda e Svizzera – si trova infatti la Danimarca, col 4,5%, seguita da altri Paesi scandinavi come Norvegia (3,6%) e Finlandia (3,2%), e da Stati piccoli come Lussemburgo (3,6%) e Cipro (3,1%).
Complessivamente la Francia si posiziona ottava (settima nella Ue) dietro – oltre ai Paesi già citati – a Estonia e Polonia (2,5%), alla pari con Svezia e Bulgaria.
L’Italia, col suo 1,5%, si trova invece in diciottesima posizione (sedicesima nella Ue). In fondo alla classifica, e unici ad avere un dato inferiore al punto percentuale, si trovano Spagna (0,7%), Grecia (0,6%) e Svizzera (0,5%).
Quanto vale un punto di Pil?
Il Pil a prezzi di mercato nel 2017, secondi i dati Istat*, è stato di 1.716,238 miliardi di euro. Dunque un aumento di spesa per una voce di bilancio – in questo caso la spesa sociale per “famiglie e figli” – pari a un punto percentuale del Pil dell’anno scorso ha in effetti un costo di 17 miliardi circa.
Ma il M5S sembra sbagliarsi quando afferma che questo progetto – di innalzare di un punto questo capitolo della spesa sociale, per tutelare sia gli italiani che vogliono fare figli sia la terza età – abbia “un costo nella legislatura di 17 miliardi”.
Le misure proposte sono numerose: “introduzione dell’Iva agevolata al 4% per l’acquisto di prodotti neonatali e per l’infanzia e di prodotti, dispositivi e protesi, per la terza età […] misure che guardano a tutelare le donne lavoratrici (150 euro al mese per 3 anni dalla fine della maternità per le donne che rientrano al lavoro e sgravi contributivi per 3 anni per le imprese che mantengono al lavoro le lavoratrici dopo la nascita del figlio), l’innalzamento dell’importo detraibile per l’assunzione di colf e badanti, l’innalzamento dell’indennità di congedo parentale dal 30% della retribuzione all’80% e l’innalzamento dell’indennità di maternità dall’80 al 100%”.
Anche ammesso che il totale di queste misure costi circa un punto di Pil, il problema sta nella valutazione del costo annuale.
Se 17 miliardi sono un punto di Pil e si vuole innalzare il dato della spesa sociale per famiglie e figli dall’1,5% al 2,5%, il costo nella legislatura (5 anni) sarà di circa 85 miliardi (17x5).
Conclusione
Il Movimento 5 Stelle dà dei dati giusti sulla spesa sociale per “famiglie e figli”. Ma sbaglia nell’affermare che il costo “per la legislatura” ammonti a soli 17 miliardi. Quella spesa andrà coperta ogni anno, portando così il totale – prevedendo una legislatura di cinque anni – intorno agli 85 miliardi.
* Percorso: Conti nazionali > Conti e aggregati economici nazionali annuali > Principali aggregati del Prodotto interno lordo
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