Massimo D’Alema, ex presidente del Consiglio e tra le figure più note di Mdp, ospite lo scorso 28 novembre di Lilli Gruber a Otto e Mezzo, ha dichiarato (min. 20.25): «Io non direi “meno tasse per tutti” in un Paese dove il 20% della popolazione detiene il 70% della ricchezza e non paga il 70% delle tasse».
Si tratta di un’affermazione imprecisa.
Il 20% di ricchi
L’affermazione secondo cui il 20% più ricco della popolazione detiene il 70% della ricchezza ha le sue radici in un rapporto del gennaio 2017 di Ofxam, una confederazione internazionale di organizzazioni non profit che si dedicano alla riduzione della povertà globale.
In tale rapporto – “Un’economia per il 99%”, e in particolare lo speciale per il nostro Paese “Disuguitalia” – si sostiene che nella redistribuzione della ricchezza nazionale, in Italia nel 2016 il 20% più ricco della popolazione detenesse una quota pari al 69,05%. Arrotondando, arriviamo al 70% citato da D’Alema.
Sulla metodologia utilizzata da Oxfam avevamo già in passato avanzato diversi dubbi (soprattutto su conclusioni come “Otto persone detengono la ricchezza di metà della popolazione mondiale”), ma in assenza di dati migliori – Istat e Banca d’Italia si occupano della ricchezza delle famiglie italiane, ma senza calcolare che percentuale di popolazione detenga quale quota – la possiamo prendere per buona.
Le tasse pagate dai più ricchi
È difficile collegare perfettamente il 20% di popolazione più ricca alle tasse versate, in quanto è possibile che una persona sia ricca di famiglia ma non produca reddito, abiti in una villa sfarzosa ma abbia un reddito basso e condivida le spese con altri familiari, e via dicendo.
Fatta questa premessa possiamo comunque guardare, per avere un’indicazione generica, alle statistiche del Ministero dell’Economia e delle Finanze sulle dichiarazioni dei redditi dell’anno fiscale 2015, che sono state pubblicate a febbraio 2017.
Prendiamo in considerazione l’Irpef, la fonte di gettito maggiore per l’erario – nel periodo gennaio-settembre 2017 ad esempio ha rappresentato da sola il 42% delle entrate totali – oltre ad essere quella principale relativa alle persone fisiche (e non a società o aziende).
I contribuenti Irpef dell’anno fiscale 2015 sono quantificati in 40,8 milioni. I soggetti che dichiarano un’imposta netta Irpef sono 30,9 milioni (il 76% del totale contribuenti) e dichiarano un’imposta netta pari a 155,2 miliardi di euro. Circa 10 milioni di soggetti hanno invece un’imposta pari a zero, e sono quindi contribuenti con livelli reddituali talmente bassi da essere esonerati o che hanno abbastanza detrazioni da azzerare l’imposta lorda.
Come si legge nel rapporto del Mef, “Analizzando la distribuzione dell’imposta per classi di reddito complessivo si evidenzia che i contribuenti con redditi fino a 35.000 euro (84,2% del totale contribuenti con imposta netta) dichiarano il 45,1% dell'imposta netta totale, mentre il restante 54,9% dell'imposta netta totale è dichiarata dai contribuenti con redditi superiori a 35.000 euro (15,8% del totale dei contribuenti)”.
Sembrerebbe dunque che il 15,8% dei contribuenti più ricchi paghi quasi il 55% del gettito Irpef. Non sono le stesse cifre citate da D’Alema, e fare una proporzione sarebbe metodologicamente scorretto. Possiamo dire che l’ex presidente del Consiglio dice una cosa inesatta sostenendo che il 20% più ricco (anche se qui individuato solo in base al reddito) non paghi il 70% delle tasse. Probabilmente ci si avvicina proprio a un rapporto del genere, anche se è impossibile verificarlo con esattezza.
La diseguaglianza
L’Italia, in ogni caso, ha un “coefficiente di Gini” – parametro che misura il tasso di diseguaglianza – peggiore rispetto al resto d’Europa, segno che nel nostro Paese le disparità tra ricchi e poveri sono ancora forti.
Secondo Eurostat peggio di noi, nel 2016, hanno fatto solo Grecia, Portogallo, Spagna, Romania, Bulgaria, Lettonia e Lituania.
Lontani, e sotto la media Ue, Francia e Germania. Al di sopra della media, ma comunque in una situazione migliore dell’Italia, il Regno Unito.
Conclusione
D’Alema cita correttamente un dato di Oxfam sul 20% di italiani più ricchi che detiene il 70%, anche se sono stati avanzati dubbi sulla sua metodologia. Impreciso invece sulla questione delle tasse: non è possibile affermare con certezza – non ci sono i dati aggregati – che quel 20% non paghi il 70% di tasse, ma guardando all’Irpef possiamo dire che il 16% scarso dei contribuenti paga quasi il 55% dell’imposta. Resta comunque vero che l’Italia sia uno dei Paesi più diseguali d’Europa.
Se avete delle frasi o dei discorsi che volete sottoporre al nostro fact-checking, scrivete a dir@agi.it