Il viceministro allo Sviluppo economico Dario Galli (Lega), ospite di “In viva voce” su Rai Radio 1, ha dichiarato il 27 febbraio (min.41.15) che in Italia «in otto anni si è passati da 1,5 a 6 milioni di poveri». È un’affermazione sbagliata. I poveri sono sì aumentati, ma non quadruplicati come invece afferma il viceministro. Andiamo a vedere i dati.
La povertà nel 2010
Nel 2009, come certifica l’Istat, i poveri assoluti - cioè gli individui che non riescono ad acquistare i beni e i servizi che, nel contesto italiano, sono ritenuti essenziali per avere uno standard di vita minimamente accettabile (soglia di povertà assoluta) – erano 3,074 milioni. Più del doppio di quanto sostenuto da Galli.
Sulla popolazione residente, rappresentavano il 5,2% del totale. L’intensità della povertà assoluta – cioè quanto, in percentuale, la spesa media delle famiglie povere è al di sotto della soglia di povertà assoluta – era pari al 17,3%.
La povertà nel 2017
Il più recente rapporto sulla povertà dell’Istat è stato pubblicato a giugno 2018 e contiene i dati relativi al 2017 (otto anni dopo il 2009). Allora i poveri assoluti erano aumentati a 5,058 milioni (l’8,4% della popolazione residente), quasi due milioni in più rispetto al 2009, ma non il doppio e certamente non il quadruplo come sostenuto da Galli.
Anche l’intensità della povertà assoluta tra le famiglie povere assolute è cresciuta in questi otto anni, passando dal 17,3% al 20,9%.
Insomma, si è passati da circa 3 milioni a circa 5 milioni di poveri: un aumento grave e impressionante, ma comunque meno drammatico di quello prospettato dall’esponente leghista (da 1,5 milioni a sei milioni).
Non abbiamo citato i dati della povertà relativa, la situazione in cui una famiglia di due componenti non arriva alla soglia di spesa media per persona nel Paese, perché ancora meno vicini a quelli citati da Galli. Già nel 2009, ad esempio, i poveri relativi erano 7,81 milioni, il quintuplo del milione e mezzo citato dal viceministro, mentre nel 2017 erano aumentati a 9,368 milioni.
Il boom dei giovani poveri
Un dato inquietante che emerge da questo confronto, al di là delle parole di Galli, riguarda il forte aumento dell’incidenza della povertà tra i più giovani.
Nel 2009 l’incidenza della povertà per la fascia di età under 34 era pari al 4,8%. Per i più anziani (over-65) l’incidenza era maggiore, al 5,5%.
Nel 2017 la situazione appare radicalmente cambiata. Se per i più anziani la situazione è migliorata, con un’incidenza che è scesa di quasi un punto percentuale, al 4,6%, per i più giovani è drammaticamente peggiorata.
L’incidenza della povertà nella fascia 18-34 è infatti arrivata al 10,4%, più del doppio rispetto al 2009, e per i minorenni è addirittura al 12,1%.
Conclusione
L’affermazione di Dario Galli è sbagliata: i poveri, negli ultimi otto anni per cui sono disponibili i dati (2009-2017), sono passati da circa 3 a 5 milioni, non da 1,5 a 6 milioni.
L’aumento, comunque notevole, sembra colpire in particolar modo la fascia più giovane della popolazione residente in Italia, mentre al contrario per la fascia più anziana si vede un leggero miglioramento della situazione.
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