In questi giorni continua l’esame in Commissione Bilancio del Senato della manovra economica per il 2020, la cui discussione in Aula è calendarizzata in seduta pubblica per il prossimo 9 dicembre.
Tra le novità che saranno contenute nel testo modificato dai vari emendamenti, ci sarà anche una rimodulazione al ribasso della cosiddetta plastic tax, anche se Italia Viva, uno dei partiti di maggioranza, vorrebbe che questa nuova imposta fosse eliminata del tutto.
Ma esistono casi simili di imposte in Europa? Quanta plastica viene prodotta ogni anno nel nostro continente, e quanta finisce nel Mediterraneo? Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza su fatti e numeri.
Le plastic tax in giro per l’Europa
Ad oggi, diversi Paesi Ue hanno già introdotto forme di tassazione sulla plastica, più nello specifico su singoli tipi di plastica e su determinati usi (come gli imballaggi). Tra questi il Belgio, la Danimarca, l’Estonia, la Finlandia, la Lettonia, i Paesi Bassi e la Slovenia.
In Danimarca, per esempio, i prodotti di packaging in plastica hanno un’imposta che va da oltre 1 euro al chilo per quelli che sono fatti con materiale riciclato, a oltre 1,70 euro per quelli con materiale non riciclato. I danesi tassano anche il polistirene espanso sinterizzato (Eps) e il cloruro di polivinile (Pvc), entrambi a circa 2,70 euro al chilo.
In Belgio, invece, c’è una tassa sugli imballaggi di 3,6 euro al chilogrammo per le posate usa e getta di plastica, mentre per le borse di plastica monouso è di 3 euro al chilo. In Francia, l’imposta vale 6 centesimi di euro per borsa di plastica; in Irlanda 0,22 euro; in Portogallo 0,08 euro (più Iva); nel Regno Unito 5 centesimi di euro.
Nel 2018, il governo conservatore del Regno Unito ha deciso di introdurre una plastic packaging tax (il cui importo non è ancora stato stabilito) che entrerà in vigore da aprile 2022.
La posizione delle istituzioni europee
C’è poi il tema di come viene affrontata la questione a livello comunitario, e non dei singoli Paesi.
Come spiega un dossier parlamentare sul disegno di legge di Bilancio per il 2020, «gli organismi istituzionali europei hanno da tempo intrapreso una linea strategica mirata al conseguimento di soluzioni in grado di arginare la crescente produzione di imballaggi e contenitori monouso di materie plastiche e la conseguente dispersione degli stessi nell’ambiente».
In concreto, qui si fa riferimento alla direttiva europea del 5 giugno 2019 (n. 2019/209/Ue), adottata dal Parlamento e dal Consiglio dell’Unione europea per ridurre l’impatto sull’ambiente di determinati prodotti in plastica, introducendo alcune misure specifiche, compreso un divieto a livello comunitario sui prodotti in plastica monouso (per esempio, posate, piatti e cannucce) se sono disponibili alternative.
A maggio dello scorso anno, invece, nella formulazione del bilancio comunitario 2021-2027 la Commissione Ue aveva proposto di introdurre una tassa nazionale sulla plastica contenuta negli imballaggi non riciclati, pari 0,80 centesimi di euro per ogni chilogrammo.
Questa tassa, secondo le stime della Commissione, potrebbe portare ogni anno entrate totali per 6,6 miliardi di euro. Ma ad oggi questo provvedimento non è ancora diventato realtà, dal momento che la proposta del prossimo bilancio comunitario è ancora in discussione in sede europea.
La produzione di plastica in Europa
Vediamo ora quanta plastica viene prodotta e consumata ogni anno nel nostro continente.
A ottobre scorso, Plastics Europe (l’associazione europea dei produttori di materie plastiche) ha pubblicato il rapporto “Plastics – The Facts 2019”, con alcuni dati sulla produzione europea di plastica e i suoi consumi.
Nel 2018, nei 28 Stati membri dell’Ue (a cui si aggiungono Norvegia e Svizzera) sono state prodotte 61,8 milioni di tonnellate di plastica, in calo rispetto ai 64,4 milioni di tonnellate dell’anno precedente. A livello mondiale, il nostro continente contribuisce per il 17,2 per cento sulla produzione mondiale di plastica, che l’anno scorso è cresciuta rispetto al 2017, passando da 348 milioni di tonnellate a 359 milioni.
Sempre lo scorso anno, la domanda di plastica nell’Unione europea è stata di circa 51,2 milioni di tonnellate, in calo in tutti i Paesi più grandi (come la Germania, che assorbe il 24,6 per cento della domanda; l’Italia, 13,9 per cento; Francia, 9,4 per cento; Spagna, 7,6 per cento; e Regno Unito, 7,3 per cento), ma in aumento in Stati dell’Europa centro-orientale, come Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria.
Circa il 39,9 per cento dei 51,2 milioni di tonnellate di plastica citate in precedenza è impiegato in Europa nel settore del packaging, seguito da quelli delle costruzioni (19,8 per cento) e dell’industria automobilistica (9,9 per cento).
La plastica recuperata e quella che finisce in mare
Secondo le rilevazioni di Plastics Europe, nel 2018 sono stati raccolti 29,1 milioni di tonnellate di plastica dopo il suo consumo: il 32,5 per cento di questa quantità è stato riciclato; il 24,9 per cento è finito nelle discariche; il 42,6 per cento è stato utilizzato per produrre energia con i termovalorizzatori.
Il Paese in Europa più virtuoso per il riciclo della plastica è la Norvegia, mentre Stati come Malta, Grecia e Cipro sono primi in classifica per quanto riguarda la percentuale di plastica sul totale che viene raccolta in discarica.
In generale, comunque, una parte della plastica prodotta nel nostro continente finisce poi in mare. Ma quanta, in numeri?
A giugno 2019, il Wwf (una delle più grandi organizzazioni al mondo per la conservazione della natura) ha pubblicato il rapporto “Fermiamo l’inquinamento da plastica: come i Paesi del Mediterraneo possono salvare il proprio mare” (qui disponibile in inglese). Secondo questa ricerca, si stima che ogni anno 570 mila tonnellate di plastica finiscano nel Mediterraneo: l’equivalente, in termini di peso, di oltre 33 mila bottigliette di plastica al minuto, per 365 giorni.
Secondo i dati elaborati dal Wwf, la quantità di plastica che finisce nel Mediterraneo equivale all’1,5 per cento dell’intera produzione di plastica dei 22 Paesi che si affacciano su questo mare, che ammonta a oltre 37 milioni e 800 mila tonnellate. Tra questi, però, non ci sono solo Stati membri dell’Ue.
Anzi, chi fa peggio di tutti non si trova nemmeno nel continente europeo. Il Paese che butta più plastica nel Mediterraneo è infatti l’Egitto, con 250 mila tonnellate (42,5 per cento sul totale della plastica finita in mare) ogni anno, seguito dalla Turchia (110 mila tonnellate, il 18,9 per cento) e dall’Italia (40 mila tonnellate, 7,5 per cento).
Conclusione
La legge di Bilancio è in questi giorni in discussione al Senato, dove le nuove modifiche al testo, prima dell’arrivo in Aula, interesseranno anche la plastic tax. Ad oggi, tasse sulla plastica sono in vigore in diversi Paesi europei e presto potrebbero essere estese a tutta l’Ue.
Se si guarda alla produzione di plastica in Europa, c’è stato un calo tra il 2018 e il 2019, mentre il nostro Paese rimane al secondo posto – dietro la Germania – per quanto riguarda la domanda di questo materiale.
Infine, è vero che circa un terzo della plastica consumata in Europa viene riciclata, ma si stima anche che ogni minuto finiscano nel Mediterraneo – non solo dalle coste europee – circa 0,90 tonnellate di plastica, l’equivalente in termini di peso di oltre 33 mila bottigliette di plastica.