Il deputato ed economista del Pd Luigi Marattin, criticando le parole di Salvini secondo cui l’obiettivo è crescere “il doppio” di quanto previsto dal governo, il 24 ottobre ha dichiarato alle agenzie che “già ora il governo fa previsioni di crescita del 50% più alte di quelle di tutte le istituzioni nazionali e internazionali”.
Marattin ha ragione: le stime del governo sono parecchio più ottimiste, per quanto riguarda la crescita del prossimo triennio, rispetto a quelle fatte da diversi enti come Banca d’Italia, Ufficio parlamentare di bilancio, Confindustria, ma anche Fmi, Ocse e Commissione Europea.
Le previsioni di crescita del governo
Nel Documento programmatico di bilancio 2019, la “bozza” di legge di stabilità che il governo ha inviato alla Commissione europea il 16 ottobre e che è stata bocciata dall’istituzione europea il 23 del mese, troviamo le stime del governo.
È scritto infatti nel Documento che “Il Pil è previsto crescere dell’1,5 per cento nel 2019, dell’1,6 per cento nel 2020 e dell’1,4 nel 2021”.
Le cifre sono le stesse che il governo ha messo nero su bianco nella Nota di aggiornamento al Def 2018, dove si legge che “la politica economica, l’azione di riforma, la buona gestione della PA e il dialogo con imprese e cittadini saranno quindi rivolti a conseguire una crescita del PIL di almeno l’1,5 per cento nel 2019 e l’1,6 per cento nel 2020”.
La previsioni delle istituzioni nazionali
Non abbiamo la pretesa di controllare le previsioni di “tutte” le istituzioni nazionali e internazionali, ma possiamo riportare quelle più autorevoli.
Tra quelle nazionali prendiamo in considerazione in primo luogo la Banca d’Italia. Secondo le proiezioni macroeconomiche fatte da Palazzo Koch a metà luglio, il Pil dell’Italia crescerà dell’1% nel 2019 e dell’1,2% nel 2020. Non è invece riportata una stima per il 2021.
Rispetto a queste previsioni, dunque, quelle del governo sono superiori del 50% per quanto riguarda il 2019 e del 33% per il 2020.
Possiamo poi guardare alle stime dell’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), organismo indipendente con compiti di vigilanza sulla finanza pubblica. L’Upb il 13 ottobre non ha validato le previsioni programmatiche per il 2019 contenute nella Nota di aggiornamento al Def 2018 proprio perché “si collocano fuori dall’intervallo accettabile allo stato delle informazioni attualmente disponibili”.
Insomma, l’1,5% previsto dal governo per il 2019 secondo l’Upb è una stima troppo ottimistica.
Già prima della bocciatura del 13 ottobre, il presidente dell’Upb Giuseppe Pisauro aveva evidenziato il 9 del mese, nel corso di un’audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, “un eccessivo ottimismo del quadro programmatico per il 2019”, e aveva ammonito che “in assenza di una revisione delle previsioni pubblicate nella Nota di aggiornamento del Def coerente con tali rilievi, non è possibile per l’Upb procedere a una validazione positiva”.
A conforto di questa posizione, l’Upb aveva allora riportato in una tabella le stime sulla crescita del Pil italiano di diversi organismi italiani e internazionali.
Tra quelli italiani, oltre a Banca d’Italia che abbiamo già visto, viene citata anche Confindustria, che a ottobre 2018 avrebbe stimato la crescita del Pil italiano nel 2019 allo 0,9%.
La cifra in effetti proviene da un rapporto del centro studi di Confindustria del 3 ottobre scorso. Rispetto a questo 0,9% di crescita del Pil, la previsione del governo (+1,5%) è del 66,6% più alta.
La previsioni delle istituzioni internazionali
La citata tabella dell’Upb contiene poi le stime del Fondo monetario internazionale, dell’Ocse, della Commissione europea e di due centri privati (Oxford economics e Consensus economics). Riportiamo qui le previsioni originali dei tre enti istituzionali.
La Commissione europea, a luglio, ha pubblicato le sue previsioni economiche estive e, per quanto riguarda l’Italia, ha scritto che “la crescita reale del Pil è previsto si attesti all’1,3% per il 2018 prima di rallentare all’1,1% nel 2019”.
La previsione del governo per il 2019 (+1,5%) rispetto a quella della Commissione è dunque del 36,4% più alta.
L’Ocse, cioè l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, due mesi dopo ha fornito la stessa previsione dell’istituzione comunitaria. Come si vede nel Oecd Interim Economic Outlook pubblicato il 20 settembre, la crescita del Pil italiano prevista per il 2019 è dell’1,1%.
Più di recente si è espresso il Fondo monetario internazionale (Fmi). Nel suo World Economic Outlook di ottobre, il Fmi prevede che il Pil italiano cresca dell’1% nel 2019, dello 0,9% nel 2020, dello 0,8% nel 2021 e dello 0,7% nel 2022 e 2023.
Rispetto a queste stime, quelle del governo italiano sono più alte del 50% per il 2019, del 77,8% per il 2020 e del 75% per il 2021.
Conclusione
Marattin ha sostanzialmente ragione: le principali istituzioni italiane e internazionali stimano che il Pil italiano crescerà nel 2019 circa dell’1% (le più ottimistiche arrivano all’1,1%, quelle più pessimistiche allo 0,9%). Rispetto a queste stime, quella del governo italiano del +1,5% è più alta del 50%.
Sul 2020 abbiamo meno previsioni e meno omogenee tra loro. Secondo quella di Banca d’Italia, fatta a luglio, il Pil italiano crescerà dell’1,2%, e la stima del governo risulta quindi più alta del 33,3%. Secondo quella del Fondo monetario internazionale, pubblicata a ottobre, il Pil crescerà dello 0,9% e dunque la stima del governo risulta quasi dell’80% più alta.
Sul 2021, infine, abbiamo solo la previsione del Fondo monetario internazionale (+0,8%), rispetto alla quale quella del governo (+1,4%) è del 75% più alta.
Se avete delle frasi o dei discorsi che volete sottoporre al nostro fact-checking, scrivete a dir@agi.it