Il 1° marzo il quotidiano La Repubblica ha pubblicato una lettera del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che, tra le altre cose, sostiene che il piano contro il dissesto idrogeologico ProteggItalia – presentato due giorni prima dal governo – sia "il più grande piano di messa in sicurezza, lotta al dissesto idrogeologico e prevenzione del nostro Paese, che per la prima volta ‘mette a sistema’, riportando a unità, una miriade di norme, interventi e risorse che fino ad oggi risultavano sparse".
Ma è davvero così? Verifichiamo qual era la situazione in precedenza e qual è quella attuale.
Che cosa è Proteggitalia
Del nuovo piano ProteggItalia non sono ancora disponibili i testi normativi, ma solamente la presentazione pubblicata dal governo. Da questa apprendiamo che il piano si regge su quattro pilastri: emergenza, prevenzione, manutenzione, semplificazione e rafforzamento della governance.
Le risorse stanziate per il triennio 2019-2021 sono pari a 10,8 miliardi di euro. Di questi, 3 miliardi di euro sono a disposizione già nel 2019 per opere immediatamente cantierabili.
Il lascito dei precedenti governi
Nel 2014, il governo Renzi aveva istituito un’apposita unità di missione presso la presidenza del Consiglio, chiamata ItaliaSicura, che aveva il compito di curare coordinamento, pianificazione e gestione del rischio idrogeologico. Gli interventi messi in cantiere contro il dissesto nel corso della legislatura sono infatti stati molteplici e complessi.
ItaliaSicura è stata però chiusa nel luglio 2018 (art. 2 del d.l. 86/2018) dal governo Conte, che ha riportato le competenze dell’unità di missione della presidenza del Consiglio al Ministero dell’Ambiente. Ma delle risorse erano state lasciate in eredità dal precedente governo guidato da Paolo Gentiloni, che aveva proseguito il progetto ItaliaSicura, in particolare con la legge di stabilità per il 2017.
Quante risorse erano state impegnate? A maggio 2017, la struttura di missione aveva pubblicato il rapporto “Il piano nazionale di opere e interventi e il piano finanziario per la riduzione del rischio idrogeologico”, dove è contenuta una sintesi sui principali dati finanziari.
Le parole usate due anni fa nel rapporto del governo Gentiloni, curiosamente, riecheggiano quelle della lettera di Conte. «Per la prima volta – si leggeva sul sito di ItaliaSicura che presentava il rapporto, oggi non più online – l’Italia è dotata di un piano nazionale di opere e interventi e di un piano finanziario per la riduzione del rischio idrogeologico».
Per gli anni dal 2015 al 2023, venne presentato un piano finanziario complessivo da circa 10 miliardi di euro, comprensivi di circa 4,8 miliardi di euro provenienti da diversi fondi dei ministeri e dagli stanziamenti delle leggi di bilancio precedenti; circa 2,3 miliardi di euro di vecchie risorse, già stanziate in precedenti programmazioni; 1,8 miliardi di euro per le opere di forestazione e manutenzione montana; e circa un miliardo di euro per i prestiti della Banca europea per gli investimenti (Bei). Si parla dunque di circa 10 miliardi di euro, che vennero riportati anche da Renzi sul suo sito ufficiale: pressapoco la stessa cifra annunciata da Conte.
Il confronto
Sembra dunque esagerata l’affermazione di Conte secondo cui con ProteggItalia si mette «per la prima volta» a sistema la lotta al rischio idrogeologico. Il precedente intervento ItaliaSicura sembra – ma, ancora, aspettiamo i dettagli normativi – molto simile come tipo di impostazione. Alcune differenze potrebbero comunque esserci.
La prima riguarda la durata della programmazione, prevista fino al 2023 per ItaliaSicura e nel triennio 2019-2021 per ProteggItalia.
La seconda è nelle risorse impegnate o da mettere a disposizione. Il piano del nuovo governo infatti sembra avere circa un miliardo di euro in più di stanziamenti. Sono soldi nuovi o erano già a disposizione del governo?
Un’ipotesi per spiegare questa discrepanza riguarda la diversa gestione, rispetto alla scorsa legislatura, dei prestiti agevolati della Bei contro il dissesto idrogeologico.
Il governo infatti ha rinunciato a un prestito di circa 800 milioni della Bei, preferendo unire le risorse destinate al pagamento degli interessi sul mutuo con quelle già a disposizione del Ministero dell’Ambiente, come dichiarato il 5 novembre 2018 dal ministro dell’Ambiente Sergio Costa.
Una terza differenza, che impatta anch’essa sulle risorse stanziate, riguarda la gestione dei fondi destinati all’emergenza. A differenza di ItaliaSicura, ProteggItalia considera nel piano di intervento anche le risorse a disposizione del Dipartimento della Protezione civile, che potrebbero essere le somme degli interventi di ripristino dovuti ai disastri naturali dello scorso anno – come dimostra il fatto che a Veneto e Liguria andranno le risorse maggiori (rispettivamente, circa 750 milioni di euro e oltre 330 milioni di euro).
Insomma, analizzando i dettagli – quando saranno resi pubblici – si potrà valutare se davvero c’è stato un salto di qualità nella “messa a sistema” degli interventi: ma un piano dagli obiettivi ambiziosi e dalle risorse rilevanti esisteva già nel corso dei due precedenti governi.
Su una cosa tutti concordano
Una nota finale. Su una questione, tutti gli ultimi presidenti del Consiglio concordano: l’Italia è un Paese fragile.
Lo scrive Conte nella sua lettera a La Repubblica – intitolata “Italia fragile da salvare” –; lo aveva scritto Gentiloni nel presentare gli sviluppi di ItaliaSicura («Viviamo in un Paese straordinariamente bello, ma con territori e città spesso fragili»); e lo aveva scritto anche Renzi («L’Italia è un Paese bellissimo. Bellissimo e fragile»).
Conclusione
Siamo in attesa dei dettagli normativi del progetto ProteggItalia del governo Conte per poter fare un confronto più puntuale, ma al momento sembra che sia un investimento non troppo dissimile da quelli dei precedenti governi Gentiloni e Renzi attraverso il progetto ItaliaSicura.
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