Lo scorso 13 novembre la senatrice del Movimento 5 Stelle Paola Taverna, sulla propria pagina Facebook, ha scritto: “Sono 1 milione e mezzo i casi di molestie e ricatti a sfondo sessuale sul lavoro. Dalla pacca sul sedere al bacio rubato fino alla richiesta esplicita di prestazioni sessuali per avere un lavoro, mantenerlo o far carriera. Gli stupri, consumati o anche solo tentati, sono l’84% dei casi”.
La sua dichiarazione è collegata a un articolo della Stampa del giorno prima che, affrontando il tema delle molestie sessuali sul posto di lavoro, cita alcuni dati riportati in Parlamento dal presidente dell’Istat Giorgio Alleva a fine settembre. L’articolo della Stampa riporta correttamente i dati, ma l’onorevole Taverna li fraintende.
Le molestie sul lavoro
Il dato citato dalla Stampa proviene dall’audizione del presidente Istat, Giorgio Alleva, dello scorso 27 settembre.
Alleva aveva allora dichiarato: “Sulla base della rilevazione svolta nel 2016, si stima che siano un milione 403 mila le donne che hanno subito, nel corso della loro vita lavorativa, molestie o ricatti sessuali sul posto di lavoro. Esse rappresentano circa il 9 per cento (l’8,9%) delle lavoratrici attuali o passate, incluse le donne in cerca di occupazione”.
Non si tratta quindi del numero totale di casi, ma di quante donne, in Italia, hanno subito molestie o ricatti a sfondo sessuale in ambito lavorativo, nel corso della loro carriera (una stessa donna può infatti aver subito diversi episodi). La percentuale è poco inferiore al 10 per cento.
Gli stupri
Sugli stupri, la confusione numerica è ancora maggiore. Il dato proviene da una presentazione dal titolo “Molestie sessuali, violenze e ricatti sessuali sul lavoro nelle indagini Istat”, dell’allora direttrice centrale Istat Linda Laura Sabbadini.
In essa si parlava appunto di 76 mila stupri e tentati stupri. Questi secondi rappresentano l’84% del totale, mentre gli stupri consumati il 16% - la presentazione, che non è pubblica, ci è stata gentilmente trasmessa dall’autore dell’articolo della Stampa Paolo Baroni, che ringraziamo.
Dunque non è vero, come scrive Taverna, che gli stupri “consumati o anche solo tentati” siano l’84% di quel milione e mezzo di molestie sessuali sul posto di lavoro. Così calcolati gli stupri, consumati o tentati, sarebbero infatti più di 1,2 milioni. Invece sono appunto stimati in 76 mila.
L’errore fatto dalla Taverna è ritenere che l’84% sia la percentuale di stupri (tentati e consumati) sul totale delle molestie, mentre è invece la percentuale dei tentativi sul totale degli stupri tentati e consumati.
Conclusione
Taverna sbaglia a comprendere, o a riportare, il dato proveniente dall’articolo della Stampa. Se la situazione fosse quella che descrive la senatrice pentastellata, gli stupri sul posto di lavoro subiti dalle donne nel corso della loro vita sarebbero più di un milione (invece sono stimati in 76 mila) e soprattutto rappresenterebbero la schiacciante maggioranza delle molestie.
Sarebbe insomma molto più probabile essere violentate sul posto di lavoro che non subire un palpeggiamento o un’altra forma di molestia.
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