L’aumento dell’imposta sul valore aggiunto (Iva), previsto dalle cosiddette “clausole di salvaguardia” e lasciata in eredità dal primo al secondo governo Conte, è al centro del dibattito politico nelle prime settimane del nuovo esecutivo.
Per evitare l’aumento dell’Iva nel 2020 servono circa 23 miliardi che, secondo quanto dichiarato da Conte il 30 settembre, sarebbero stati trovati dal governo. Nelle ore precedenti, diversi leader delle forze di maggioranza – in particolare Matteo Renzi e Luigi Di Maio – avevano sostenuto che dovesse essere evitato qualsiasi tipo di aumento di questa imposta. Nei giorni precedenti si era infatti parlato di collegare possibili aumenti dell’Iva all’utilizzo del contante.
In attesa di conoscere i dettagli sulla sterilizzazione dell’aumento previsto per il 2020, andiamo a vedere qual è la situazione nel resto d’Europa per quanto riguarda l’imposta sul valore aggiunto. Siamo tra gli Stati con le aliquote Iva più alte o, al contrario, tra quelli con le aliquote più basse?
Il confronto con l’Europa
L’Ocse – l’Organizzazione per la cooperazione economica e sociale – nella sezione Taxes on consumption fornisce dati aggiornati al 2019 (qui scaricabili) sulle aliquote previste in 26 Stati europei (di cui 23 dell’Unione europea, più Islanda, Norvegia e Svizzera).
L’aliquota ordinaria
In Italia l’aliquota ordinaria dell’Iva è al 22 per cento. L’ultimo aumento, dal 21 al 22 per cento, era stato deciso nel 2013 ed era divenuto effettivo nel 2014.
Questo dato ci colloca sopra la media Ocse (19,3 per cento) ma in linea con la media dei 23 Stati dell’Unione europea che fanno parte dell’Ocse (21,7 per cento). L’Italia è alla pari con la Slovenia e viene superata da dieci Stati europei (di cui otto della Ue).
Grafico: dati Ocse aggiornati al 2018, ma nel 2019 le aliquote ordinarie sono rimaste le stesse nei vari Stati considerati
La percentuale più alta si registra in Ungheria, con un’aliquota del 27 per cento (avevamo approfondito qui il particolare sistema fiscale ungherese). Seguono alcuni Stati scandinavi, con l’aliquota ordinaria al 25 per cento: Danimarca, Svezia e Norvegia. Finlandia, Islanda e Grecia sono subito sotto, al 24 per cento. Al 23 per cento, infine, si trovano Irlanda, Polonia e Portogallo.
Tutti gli altri Stati europei dell’Ocse – tra cui anche gli altri grandi Paesi Ue – hanno aliquote inferiori: al 21 per cento si trovano Spagna, Olanda, Belgio, Repubblica Ceca, Lettonia e Lituania. Al 20 per cento Francia, Regno Unito, Austria, Estonia e Slovacchia. Al 19 per cento la Germania, al 17 per cento il Lussemburgo e al 7,7 per cento – dato più basso in Europa – la Svizzera.
Gli altri Stati Ue
I dati relativi agli altri cinque Stati della Ue che non fanno parte dell’Ocse sono contenuti in un report, aggiornato al primo gennaio 2019, della Commissione europea.
Quattro su cinque hanno aliquote ordinarie inferiori a quella italiana: Bulgaria 20 per cento, Romania 19 per cento, Cipro 19 per cento e Malta 18 per cento. La Croazia ha invece un’aliquota ordinaria superiore, al 25 per cento. Dunque a livello Ue possiamo dire che l’Italia abbia la decima aliquota ordinaria più alta su ventotto, alla pari con la Slovenia.
Le aliquote agevolate
È possibile, poi, che gli Stati prevedano una o più aliquote Iva inferiori - le cosiddette aliquote “agevolate” - a quella ordinaria per determinati beni. In Italia, come risulta ancora dai dati Ocse, ne esistono tre: al 10, al 5 e al 4 per cento, e riguardano diversi beni e servizi, in particolare gli alimenti (ma non solo).
Negli altri grandi Paesi della Ue la situazione è la seguente: in Germania esiste un’unica aliquota agevolata, al 7 per cento; in Francia ne esistono tre, al 2,1, al 5,5 e al 10 per cento; nel Regno Unito c’è un’aliquota allo zero per cento e una al 5 per cento; in Spagna ci sono due aliquote al 4 e al 10 per cento, più una serie di aliquote stabilite a livello regionale.
L’Italia ha insomma una situazione più simile Francia e Spagna rispetto a Regno Unito e Germania.
L’evasione dell’Iva
Come abbiamo scritto in passato, l’Iva viene evasa in Italia nettamente di più che nel resto d’Europa. Se infatti la media di evasione dell’Iva nella Ue, come risulta dal report della Commissione sul tema, è pari all’11,2 per cento, in Italia si arriva (i dati più recenti sono riferiti al 2017) a più del doppio (23,8 per cento).
In valore assoluto, stiamo parlando di circa 34 miliardi di euro. Nettamente di più di quanto serva per evitare l’aumento dell’Iva nel 2020 (23,1 miliardi).
Conclusione
L’Iva ordinaria in Italia è oggi al 22 per cento. Questo dato ci colloca nella metà alta della classifica Ue ed è sostanzialmente in linea con la media degli Stati Ue che fanno parte dell’Ocse (21,7 per cento).
I grandi Stati Ue hanno però aliquote più basse: nel Regno Unito e in Francia è al 20 per cento e in Germania al 19 per cento. Sulle aliquote agevolate è poi impossibile stabilire una media, in quanto la situazione è molto diversificata da Stato a Stato e molto dipende dai singoli beni e servizi che vengono beneficiati. L’Italia in ogni caso sembra in una situazione simile a quella di Francia e Spagna, mentre Germania e Regno Unito prevedono aliquote agevolate sostanzialmente differenti.
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