Il 26 gennaio 2020 i cittadini dell’Emilia-Romagna e della Calabria sono stati chiamati al voto regionale. Nella regione del Nord ha vinto Stefano Bonaccini, sostenuto dal centro-sinistra, mentre nella regione del Sud ha vinto Jole Santelli, sostenuta dal centro-destra.
Se il risultato in Calabria era stato previsto dai sondaggi della vigilia, in Emilia-Romagna si è a lungo ipotizzato un testa a testa tra Bonaccini e Lucia Borgonzoni, candidata leghista del centro-destra. I risultati ufficiali hanno invece decretato una differenza di quasi 8 punti percentuali tra i due, con una netta affermazione del centro-sinistra.
Abbiamo raccolto dal sito della presidenza del Consiglio i sondaggi più recenti e ne abbiamo sintetizzato i risultati in una tabella – con più fogli – qui consultabile.
Andiamo allora a vedere quanta distanza si è concretizzata tra i sondaggi e l’esito del voto, sia per i singoli candidati che per i partiti, in Emilia-Romagna in primis e poi in Calabria.
Emilia-Romagna: i sondaggi ipotizzavano un testa a testa
In base alla legge n. 28 del 2000 (art. 8) è vietato diffondere sondaggi relativi a un’elezione – europea, nazionale o locale, o per i referendum – nei 15 giorni precedenti la data del voto. Dunque gli ultimi sondaggi per l’Emilia-Romagna sono stati diffusi entro l’11 gennaio.
Vediamo in primo luogo le preferenze previste da questi sondaggi per i principali candidati presidente, e la differenza tra queste previsioni e i risultati ufficiali del voto del 26 gennaio.
I voti per i candidati presidenti
In base al sondaggio condotto tra l’8 e il 9 gennaio 2020 da Tecné, a Bonaccini era attribuito il 44,5 per cento dei voti, a Bergonzoni il 43,5 per cento e a Simone Benini (del M5s) il 7 per cento.
Il margine di errore previsto era del più o meno 3,1 per cento, cioè il risultato atteso poteva oscillare di 3,1 punti in più o in meno rispetto alla percentuale data (per esempio, Bonaccini dato al 44,5 per cento significa che il risultato atteso era compreso tra il 41,4 e il 47,6 per cento).
Emg Acqua, l’istituto diretto da Fabrizio Masia, ha condotto un analogo sondaggio tra il 7 e il 9 gennaio, da cui risulta che Bonaccini era dato al 46,5 per cento, Borgonzoni al 43,5 per cento e Benini al 6,5 per cento. Anche in questo caso il margine di errore era del più o meno 3,1 per cento.
In base ai dati del Ministero dell’Interno, a scrutinio ultimato Bonaccini ha ottenuto circa il 51,4 per cento dei voti, Borgonzoni poco più del 43,6 per cento e Benini il 3,5 per cento.
Come si vede dalla nostra tabella, i sondaggi hanno sostanzialmente avuto ragione per quanto riguarda i risultati di Borgonzoni e Benini, compresi (o quasi) nel margine di errore statistico. Bonaccini è invece stato tendenzialmente sottostimato con errori che, anche al netto del margine di errore, hanno oscillato tra i due e i quattro punti percentuali circa.
I voti per i principali partiti
Guardiamo ora alle previsioni riguardo i partiti, sempre scaricabili dal sito della presidenza del Consiglio e da noi qui riassunte, in particolare riguardo Lega e Partito democratico.
Secondo il sondaggio di Tecné, condotto tra l’8 e il 9 gennaio, la Lega avrebbe dovuto ottenere il 30 per cento, di poco davanti al Pd, al 28 per cento. Il margine di errore statistico è del più o meno 3,1 per cento.
Secondo Emg Acqua, che ha fatto la sua rilevazione tra il 7 e il 9 gennaio, la Lega era accreditata del 29,5 per cento e il Pd del 28 per cento. Anche in questo caso il margine di errore è del più o meno 3,1 per cento.
Come certifica il Ministero dell’Interno, la Lega ha ottenuto il 32 per cento dei voti ma è stata superata dal Partito democratico, che ha ottenuto il 34,7 per cento circa.
Anche in questo caso le previsioni dei sondaggisti si sono rivelate corrette per quanto riguarda la Lega, il cui risultato è caduto nel margine di errore previsto, mentre è risultato sottostimato il Pd, che ha preso tra i 2 e i 3,5 punti circa in più anche rispetto al margine di errore previsto.
Calabria: confermata la vittoria netta del centrodestra
Come abbiamo detto, il risultato del voto in Calabria era stato pronosticato dall’unico sondaggio scientificamente affidabile condotto su questa elezione, a cura di Antonio Noto, direttore di Noto Sondaggi.
In base a questo, Jole Santelli (candidata del centro-destra) poteva contare tra il 50 e il 54 per cento dei consensi, Filippo “Pippo” Callipo (candidato del centro-sinistra) tra il 32 e il 36 per cento, Francesco Aiello (M5s) tra l’8 e il 12 per cento e il candidato civico Carlo Tansi meno del 5 per cento. Il margine di errore è del più o meno 3,3 per cento.
Secondo il Ministero dell’Interno, Santelli ha vinto con il 55,3 per cento dei voti; Callipo è arrivato secondo con il 30,1 per cento; Aiello e Tansi si sono entrambi fermati al 7 per cento circa, non superando la soglia di sbarramento dell’8 per cento (art. 1, co. 3 della legge regionale n. 1 del 2005) e rimanendo quindi fuori dall’Assemblea regionale.
Le previsioni di Noto si sono rivelate sostanzialmente corrette: il centro-destra ha trionfato con un ampio margine (anche più ampio del previsto); il centro-sinistra è rimasto intorno al 30 per cento; il M5s è andato male (anche peggio del previsto) e il candidato civico ha preso qualche punto in più delle previsioni ma non abbastanza per entrare in Consiglio regionale.
A parte una leggera imprecisione sul risultato di Callipo, le previsioni di Noto sono state dunque confermate dai risultati ufficiali, caduti nella forchetta di errore statistico.
Conclusione
In questa duplice tornata di elezioni regionali i sondaggi si sono rivelati non del tutto affidabili, forse per la distanza che per legge deve passare tra l’ultimo sondaggio pubblicabile e la data del voto (15 giorni, quelli in cui spesso decidono gli indecisi), forse per i limiti intrinseci allo strumento.
Se sulla Calabria l’unico sondaggio (Noto Sondaggi) si è rivelato corretto e tutti i risultati (al netto di un’unica imprecisione poco significativa) sono caduti nella forchetta di errore statistico, sull’Emilia-Romagna anche i sondaggi più ravvicinati alla data del voto hanno sottostimato Bonaccini e il Pd.
Le previsioni si sono infatti rivelate troppo pessimistiche per il presidente uscente e il suo partito e i risultati ufficiali sono caduti al di fuori del margine di errore statistico anche di quasi quattro punti percentuali.
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