Si avvicina la notte di capodanno, quando per tradizione vengono spesso sparati i “botti”, o fuochi d’artificio. Questi sono a tutti effetti degli esplosivi, composti da polvere pirica e talvolta da altri elementi. Ce ne sono di diversi tipi, da quelli che vengono sparati in cielo e producono esplosioni colorate, a quelli più comuni che, lanciati a mano, si limitano ad esplodere facendo rumore. Possono risultare anche molto pericolosi se non maneggiati con prudenza e tutti gli anni il primo gennaio si fa la conta delle vittime da loro causate.
Vediamo allora i dettagli degli ultimi anni, su quanti morti e feriti hanno causato a capodanno i fuochi d’artificio.
L’ultimo capodanno
Il primo gennaio 2019 la Polizia di Stato ha comunicato che nella notte di capodanno si erano registrati 216 feriti, di cui 44 ricoverati. Per fortuna nessuna vittima. Tra i feriti, 41 erano minorenni.
Come scrive la Polizia, «le conseguenze dei ferimenti sono state i traumi alle mani (frequenti sono le fratture e le amputazioni di dita o falangi), le ustioni al volto e alle parti basse del collo».
Gli anni precedenti
Quello del 2019 è stato il sesto capodanno di fila senza morti, ma il peggiore in quanto a feriti dal 2015.
Come riporta ancora la Polizia di Stato, infatti, i 216 feriti del 2019 sono più dei 212 del 2018 (50 i minori), dei 184 del 2017 e dei 190 del 2016. Per trovare un numero più alto bisogna andare al 2015, quando i feriti erano stati 253.
Negli anni precedenti i numeri dei feriti erano significativamente più elevati: 361 nel 2014, 622 nel 2013 e 595 nel 2012.
E nei capodanni del 2012 e del 2013 erano state registrate anche delle vittime: due per ogni anno. Nel 2013 entrambi i decessi (dovuti a razzi e petardi) erano avvenuti in Campania, mentre nel 2012 uno era avvenuto in Campania (un colpo di pistola esploso accidentalmente) e uno nel Lazio.
Secondo quanto riportano fonti di stampa, che citano i dati comunicati dal Dipartimento di pubblica sicurezza, nel 2011 c’era stata una sola vittima – in Campania, per un proiettile vagante – e circa 500 feriti, nel 2010 nessuna vittima e nel 2009 e nel 2008 una vittima per anno (in entrambi i casi i decessi sono avvenuti in Campania e le morti sono state causate da proiettili vaganti).
Il confronto con gli anni ‘90
C’è insomma un netto miglioramento negli ultimi anni rispetto a quelli immediatamente precedenti. Non solo non si registrano più vittime ma anche il numero dei feriti è più che dimezzato. Il confronto con i numeri negli anni ‘90 è ancora più incoraggiante.
Le cifre sono riportate da un articolo di Repubblica del primo gennaio 2001, in cui vengono riassunti i dati del decennio precedente. Quell’anno le vittime furono quattro, in aumento rispetto ai due morti del 2000. I feriti rimasero stabili intorno al migliaio.
Nel 1999 e nel 1998 non si era registrata nessuna vittima (cosa che non accadeva dal 1986) e i feriti erano stati, rispettivamente, 711 e 854.
Peggio era andata negli anni precedenti: un morto e 833 feriti nel 1997, tre morti e circa mille feriti nel 1996, due morti e 1.255 feriti nel 1995, quattro morti e 690 feriti nel 1994, quattro morti e 1.214 feriti nel 1993, tre morti e 1.061 feriti nel 1992, due morti e circa 800 feriti nel 1991.
Almeno un incidente mortale era insomma la norma negli anni ‘90, e i capodanni senza vittime l’eccezione. I feriti erano tra le quattro e le sei volte quelli attuali.
Conclusione
Arriviamo alla notte di San Silvestro del 31 dicembre 2020 da sei anni in cui non si registrano vittime per i botti di capodanno. L’ultimo decesso risale al primo gennaio 2013.
Anche il numero di feriti è in netto miglioramento negli ultimi anni: siamo passati dai circa 600 feriti del 2012 e 2013 ai poco più di 200 del 2019 (anche se i dati sono andati leggermente aumentando dal 2016 incluso in poi).
Se poi allarghiamo il confronto ai numeri degli anni ‘90 il miglioramento della situazione risulta ancora più evidente: al di là dell’assenza delle morti negli ultimi sei anni – contro una media di più di due all’anno – il numero dei feriti si è ridotto drasticamente, da circa mille a circa duecento all’anno.
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