Il crollo del 24 novembre di un viadotto sull’autostrada A6 Torino-Savona, gestita da una società privata, ha riacceso le polemiche sulle condizioni della rete autostradale italiana e sulla necessità di maggiori controlli nei confronti dei concessionari.
Di recente, poi, l’ex ministro Toninelli aveva annunciato un nuovo sistema di controllo per i viadotti. Che cosa ne è stato? E qual è ad oggi la situazione delle autostrade italiane? Andiamo a vedere i dettagli.
Chi controlla
L’Autostrada A6 è concessa in gestione a una società privata, Autostrada dei Fiori, che fa parte del Gruppo Sias, gestore di reti autostradali che si dichiara sul suo sito «secondo operatore autostradale al mondo» con diverse migliaia di chilometri gestiti in Italia, Brasile e Regno Unito.
Come abbiamo verificato in una nostra precedente analisi, dal 2014 – grazie a una direttiva dell’Ue del 2008, che imponeva all’Italia di andare in questa direzione – esiste un’apposita Direzione generale all’interno del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (Mit) che è incaricata di vigilare su come i privati gestiscono i tratti autostradali che sono dati loro in concessione.
La “Direzione generale per la Vigilanza sulle Concessionarie Autostradali” (Dgvca) si occupa, tra le altre cose, della «vigilanza sull’adozione, da parte dei concessionari, dei provvedimenti ritenuti necessari ai fini della sicurezza del traffico autostradale».
A norma dell’articolo 14 del Codice della strada, infatti, è compito dei concessionari garantire la sicurezza della circolazione. Tra le altre cose, in base a due circolari ministeriali (circolare Ministero dei LL.PP. n. 6736-61-A1 del 19 luglio 1967 e circolare LL.PP. n. 34233 del 25 febbraio 1991), i concessionari devono sottoporre a visite periodiche le “opere d’arte” – cioè ponti, viadotti e gallerie – che si trovano sui tratti autostradali di loro competenza e redigere la documentazione relativa. La Dgvca verifica che in concreto i concessionari adempiano a questi obblighi, esaminando la documentazione e procedendo a ispezioni.
Dalla relazione attività 2016 della Dgvca, pubblicata a settembre 2017 – la più recente, tra quelle disponibili sul sito –, risulta che quell’anno «sono state effettuate 1.101 visite ispettive relative all’esercizio autostradale». Nel biennio precedente erano state rispettivamente 496 e 820. Dunque in tre anni la Dgvca ha effettuato circa 2.420 visite ispettive, in media poco più di 800 all’anno.
Secondo il censimento delle “opere d’arte” condotto dall’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) nel luglio 2019, nelle concessioni autostradali italiane sono presenti 7.317 tra ponti, viadotti e gallerie. Solo nell’Autostrada dei Fiori ne sono presenti 389.
Considerando che non tutte le ispezioni della Dgvca riguardano opere d’arte autostradali (ma anche manto, segnaletica, guardrail, illuminazione, verde e altro), sembra evidente una sproporzione tra il numero di strutture da controllare e numero di controlli fatti negli ultimi anni.
L’ex ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, all’indomani del crollo del Ponte Morandi di Genova (avvenuto il 14 agosto 2018) e nei mesi successivi, aveva predisposto una riforma nel controllo da parte dello Stato sulle infrastrutture. Vediamo quindi che cos’è successo.
La “riforma” Toninelli
Per prima cosa, è stata introdotta un nuovo ente di controllo. Nel cosiddetto “decreto Genova” (d.l. 109/2018), infatti, è stata istituita (art. 12) l’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali (Ansfisa), a partire dal 1° gennaio 2019.
Questa, che assorbe la precedente Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie (Ansf) e estende anche alle autostrade i relativi controlli, ha «il compito di garantire la sicurezza del sistema ferroviario nazionale e delle infrastrutture stradali e autostradali».
A questo scopo, come ci hanno precisato dall’ufficio stampa del Mit, il nuovo ente assume le funzioni di ispezione che in precedenza erano della Dgvca. Quest’ultima non è stata soppressa, ma continuerà ad esistere anche dopo la nascita dell’Ansfisa, mantenendo le sue altre funzioni (ad esempio quella di verifica della congruità dei pedaggi stradali).
Le tempistiche, tuttavia, sono state più lunghe del previsto e, dai documenti ufficiali del Mit, risulta che gli schemi di Regolamento e Statuto dell’Ansfisa siano stati trasmessi al Consiglio di Stato per un controllo preventivo solo il 17 luglio 2019.
Il nuovo ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Paola De Micheli ha scritto su Facebook, il 31 ottobre, che «l’Ansfisa (...) nascerà (...). Il Regolamento e lo Statuto sono pronti e stiamo ultimando l’iter di adozione. Una volta adottati i regolamenti potremo procedere alla nomina del direttore. Si tratta di tempi tecnici necessari e già previsti dalla norma, ma la piena operatività dell’Agenzia sarà comunque garantita entro la fine dell’anno».
Ad oggi, dunque, questa nuova Agenzia non è ancora pienamente operativa ma, secondo gli annunci, dovrebbe esserlo entro la fine del 2019. Proprio il 24 novembre, secondo quanto ci ha ancora riferito l’ufficio stampa del Mit, è poi arrivato il parere del Consiglio di Stato su Regolamento e Statuto dell’Ansfisa – un parere favorevole ma con osservazioni che andranno tenute in considerazione nella redazione definitiva degli atti –, e l’iter sarebbe quindi in effetti prossimo alla sua conclusione.
Conclusione
Nelle autostrade date in concessione ai privati sono presenti più di 7 mila tra ponti, viadotti e gallerie.
Il controllo della loro sicurezza spetta ai concessionari in prima battuta, e sulla regolarità ed efficacia di questi controlli vigila ad oggi – anche tramite ispezioni – la Direzione generale per la Vigilanza sulle Concessionarie Autostradali.
Questa dovrebbe lasciare il passo, per quanto riguarda le ispezioni, alla nuova Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali, che è stata istituita a decorrere dal 1° gennaio 2019 ma che ad oggi non ha ancora visto la luce. Secondo quanto dichiarato dal nuovo ministro dei Trasporti De Micheli, questo dovrebbe avvenire comunque entro fine 2019.
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