La concessione del reddito di cittadinanza (Rdc) anche ai cittadini stranieri è da sempre stato motivo di polemica politica.
Prima che venisse introdotto, il leader del M5s Luigi Di Maio aveva a più riprese escluso che questa misura sarebbe stata concessa anche a cittadini non italiani. Avevamo allora scritto come sarebbe stata illegittima e incostituzionale una simile esclusione e i fatti ci hanno dato ragione: nel testo di legge che introduce il Rdc è previsto (art. 2) che questo venga concesso tanto ai cittadini italiani quanto ai cittadini stranieri, comunitari o extracomunitari (con carta di soggiorno), purché residenti in Italia da dieci anni, di cui gli ultimi due anni in modo continuativo.
Ma quanti cittadini stranieri ne hanno beneficiato finora? Che percentuale del totale rappresentano? Andiamo a vedere che cosa dicono i dati.
Quanti stranieri ricevono il Rdc
È stato possibile chiedere il Rdc (o la pensione di cittadinanza, Pdc, misura analoga per i pensionati) a partire dal 6 marzo 2019, come riporta l’Inps.
All’8 ottobre 2019 – dati più aggiornati – sono circa 1,5 milioni i nuclei familiari che hanno presentato una domanda di Reddito/Pensione di cittadinanza all’Inps: 982 mila sono state accolte (il 65 per cento), 126 mila sono in lavorazione (8 per cento) e 415 mila sono state respinte o cancellate (27 per cento).
Guardiamo ai “nuclei” e non agli individui perché il Rdc/Pdc è stato pensato per essere destinato ai nuclei familiari, e non ai singoli individui, anche se un nucleo può essere composto da una sola persona.
Delle prestazioni erogate, il 10 per cento va a nuclei familiari composti da stranieri. In particolare a un 3 per cento di cittadini dell’Unione europea, a un 6 per cento di cittadini extra-comunitari e a un 1 per cento di familiari delle precedenti categorie.
Nell’ultimo report trimestrale dell’Inps – che arriva a inizio settembre, quando le domande di Reddito/Pensione di cittadinanza accolte erano 960 mila, quindi un numero simile a quello di ottobre di 982 mila – troviamo i dati di dettaglio, che aggreghiamo in questa tabella.
| n. nuclei con Rdc | importo mensile medio Rdc | n. nuclei con Pdc | importo mensile medio Pdc | Spesa totale per lo Stato |
cittadini italiani | 747.631 | 522,43 € | 114.158 | 207,36 € | 414,3 milioni € |
cittadini stranieri Ue | 31.207 | 503,70 € | 942 | 268,76 € | 16 milioni € |
cittadini extra-comunitari | 52.184 | 459,57 € | 1.787 | 285,06 € | 24,5 milioni € |
familiari delle precedenti categorie | 11.765 | 485,71 € | 333 | 268,35 € | 5,8 milioni € |
Il totale dei nuclei familiari stranieri – comunitari, extracomunitari e familiari – che hanno visto accolta la propria domanda di Rdc/Pdc è dunque di 98.218, poco più del 10 per cento dei 960 mila nuclei totali.
L’importo medio mensile del Rdc è più basso per gli stranieri – in particolare per gli extracomunitari – rispetto ai cittadini italiani, mentre quello della Pdc è più alto. Ma i Rdc sono numericamente più numerosi delle Pdc.
Nonostante questo rimane una quasi perfetta corrispondenza tra percentuale di nuclei stranieri beneficiari sul totale e percentuale delle risorse che vengono assorbite dai nuclei stranieri.
Sui 460,6 milioni di euro spesi in totale allo Stato per Rdc/Pdc, infatti, i nuclei stranieri pesano nel complesso per 46,3 milioni, cioè – di nuovo – per il 10 per cento.
Una percentuale troppo alta o troppo bassa?
In Italia, secondo l’Istat, nel 2019 risultano regolarmente residenti 5.255.503 stranieri, cioè l'8,7 per cento dei 60.359.546 residenti in Italia totali.
La percentuale è quindi più bassa rispetto a quella dei nuclei stranieri che ricevono Rdc/Pdc.
Se poi consideriamo il requisito della residenza da almeno 10 anni, al 2009 risultavano (qui si possono scaricare le “tavole” coi dati relativi) regolarmente residenti in Italia 3.891.295 stranieri.
Se anche questi stranieri fossero tutti rimasti in Italia per dieci anni, e consecutivamente negli ultimi due, la loro percentuale sul totale della popolazione sarebbe pari al 6,4.
Si può dunque sostenere che gli stranieri sono proporzionalmente avvantaggiati, rispetto agli italiani, nel ricevere il reddito o la pensione di cittadinanza?
La risposta è negativa. Non è corretto guardare al dato complessivo della popolazione ma si deve anzi guardare in particolare al sottoinsieme dei poveri, che sono i destinatari di queste misure.
Stranieri e povertà
In base all’ultimo rapporto Istat sulla povertà, relativo al 2018, risulta che sono 1,8 milioni le famiglie in condizioni di povertà assoluta residenti in Italia, per un numero complessivo di 5 milioni di individui.
Come si legge ancora nel rapporto, le famiglie in povertà assoluta sono composte nel 68,9 per cento dei casi da famiglie di soli italiani (1 milione e 250mila) e per il restante 31,1 per cento da famiglie con stranieri (567 mila).
Inoltre l’incidenza di povertà assoluta è pari al al 5,3 per cento per le famiglie di soli italiani, mentre sale al 25,1 per cento per le famiglie con almeno uno straniero e al 27,8 per cento per le famiglie composte esclusivamente da stranieri.
Dunque, in base a queste percentuali sulla povertà e alle caratteristiche del Reddito e della Pensione di cittadinanza, sembra che una percentuale del 10 per cento di stranieri tra chi riceve queste misure dimostri se mai una situazione di svantaggio per gli stranieri rispetto agli italiani.
Una possibile spiegazione
Il requisito dei 10 anni di residenza ovviamente avvantaggia i cittadini italiani rispetto agli stranieri residenti ed è probabilmente il principale motivo per cui, nonostante siano un terzo dei poveri, gli stranieri siano solo un decimo dei beneficiari di Rdc/Pdc.
Ma, oltre a questa, una spiegazione ulteriore della bassa percentuale di cittadini stranieri che ricevono Rdc/Pdc è che l’Inps, con una circolare del 5 luglio, ha sospeso "l’istruttoria di tutte le domande presentate a decorrere dal mese di aprile 2019 da parte di richiedenti non comunitari".
Dunque gli stranieri extracomunitari che ricevono oggi Rdc/Pdc sono solo quelli che hanno presentato domanda a marzo (marzo è stato comunque il mese con il maggior numero di richieste: ad aprile sono state erogate 569 mila prestazioni, nei sei mesi successivi si è arrivati al totale di 982 mila, meno del doppio).
Il motivo della sospensione, spiega l’Inps, è che la legge di conversione (art. 2 co. 1 bis) del decreto che ha introdotto Rdc/Pdc ha imposto nuove condizioni a carico dei cittadini extra-comunitari per l’ottenimento della misura. Queste persone sono infatti ora chiamate a dimostrare la propria situazione patrimoniale e reddituale producendo "una certificazione dell’autorità estera competente, tradotta in lingua italiana e legalizzata dall’autorità consolare italiana".
Questa previsione non si applica ai rifugiati politici e ai "cittadini di Stati non appartenenti all’Unione europea nei quali è oggettivamente impossibile acquisire le certificazioni".
L’individuazione dei Paesi dove è oggettivamente impossibile acquisire le certificazioni in questione è demandata (art. 2 co. 1 ter della legge di conversione) a un decreto attuativo del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, di concerto con il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale.
Era prevista una scadenza per l’emanazione di questo decreto: tre mesi a partire dal 30 marzo, quando è entrata in vigore la legge di conversione. I tre mesi sono passati, ne sono passati anche altri tre abbondanti, ma il decreto non è mai stato emanato.
Conclusione
Il Reddito di cittadinanza e la Pensione di cittadinanza vengono dati anche a cittadini stranieri regolarmente residenti in Italia e sarebbe stato incostituzionale non darglielo. È fissato però un requisito di residenza da 10 anni in Italia che, nei fatti, penalizza gli stranieri rispetto agli italiani.
Gli stranieri residenti in Italia regolarmente nel 2019 sono l’8,7 per cento della popolazione, ma quelli che risiedono da almeno 10 anni possono essere al massimo il 6,4 per cento della popolazione.
Nonostante questo, risultano essere il 10 per cento dei beneficiari di Rdc/Pdc. Sono quindi avvantaggiati rispetto agli italiani?
La risposta è “no”. Bisogna infatti guardare non all’intera popolazione residente ma al sottoinsieme dei poveri, che sono i destinatari delle misure Rdc/Pdc.
Tra i poveri assoluti gli stranieri sono il 31,1 per cento. Come mai allora ricevono solo il 10 per cento dei Rdc/Pdc?
Un primo evidente motivo è quello del criterio della residenza, che li penalizza, ma non è l’unico. Ad esempio da aprile l’Inps ha sospeso l’esame delle domande di Rdc/Pdc da parte degli stranieri extra-comunitari, in attesa che venga emanato un decreto ministeriale.
Il termine per emanare questo decreto è scaduto da quasi quattro mesi e ancora non è stato fatto.
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