Il 2 luglio, il presidente dell’Associazione nazionale presidi del Lazio Mario Rusconi ha detto all’Agi: "Non voglio entrare nel merito della sentenza del Tar Lazio sul concorso per i dirigenti scolastici, ma si tratta di una vera disgrazia per il sistema scolastico italiano. Quasi 3 mila scuole saranno senza presidi".
Ma è davvero così? Abbiamo verificato.
Di che cosa stiamo parlando
Il 24 novembre 2017, il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur) ha pubblicato un decreto direttoriale intitolato “Corso-concorso nazionale, per titoli ed esami, finalizzato al reclutamento di dirigenti scolastici presso le istituzioni scolastiche statali”.
In sostanza, si trattava di un nuovo bando di concorso dedicato ai docenti che volevano diventare presidi di scuola. Per accedere alla gara, era necessario rispettare una serie di requisiti (art.3), come avere un diploma di laurea magistrale o specialistica, un contratto a tempo indeterminato, essere stati confermati docenti di ruolo e avere maturato un servizio di almeno cinque anni.
La scadenza per l’invio delle domande di ammissione era stata fissata al 29 dicembre 2017; il 23 luglio 2018 era partita le prova pre-selettiva (su oltre 35 mila candidati), mentra la prova scritta vera e propria si era tenuta il 18 ottobre 2018.
A maggio 2019, erano iniziate invece le prime prove orali, ma contemporaneamente, secondo fonti stampa, si stavano concretizzando le ipotesi di annullamento dello scritto di ottobre scorso da parte del Tribunale amministrativo regionale (Tar) del Lazio.
Come ha spiegato un articolo su La Repubblica pubblicato il 6 giugno scorso, dopo la prova scritta c’erano stati infatti una "pioggia di ricorsi" e "un esposto in Procura a Roma firmato da 329 docenti su altre presunte irregolarità".
Inoltre, un’inchiesta pubblicata il 31 maggio su L’Espresso aveva denunciato una serie di potenziali anomalie che avrebbero, tra le altre cose, riguardato anche i membri delle commissioni.
Il 2 luglio, come si è appreso da fonti stampa (il testo del tribunale non è ancora consultabile pubblicamente), il Tar del Lazio ha accolto uno dei primi ricorsi ricevuti, annullando di fatto la prova scritta.
In sostanza, secondo quanto avrebbero scritto i giudici, alcuni membri della commissione principale che ha stabilito i criteri di valutazione per il concorso erano incompatibili con l’incarico svolto. Di conseguenza, sarebbe stato inficiato l’operato e la legittimità di tutte le altre commissioni.
La risposta del ministero
Che cosa succederà adesso? Una pronta replica è arrivata dal ministero, guidato da Marco Bussetti.
Come ha comunicato il 2 luglio lo stesso Miur al sito di settore Orizzonte Scuola, "il ministero sta già predisponendo, con l’Avvocatura dello Stato, appello al Consiglio di Stato".
L’Avvocatura di Stato – come spiega il suo sito ufficiale – è l’organo legale dello Stato che ha il compito di difendere le amministrazioni statali in tutti i giudizi civili, penali e amministrativi.
Il Consiglio di Stato, invece, è un organo previsto dall’articolo 100 della Costituzione che, tra le altre cose, fa da giudice “di appello” rispetto alle decisioni dei Tar.
In sostanza, secondo i tecnici del Miur, non è vero che alcuni commissari erano incompatibili con il ruolo svolto: per questo motivo, il ricorso accolto dal Tar è infondato e il Ministero sarebbe pronto a chiedere al Consiglio di Stato di sospendere "con urgenza" la sentenza.
Abbiamo anche noi contattato il Miur, ma siamo ancora in attesa di risposta.
Quanti erano i posti a concorso
Secondo Rusconi, come abbiamo visto, quasi 3 mila scuole rimarrebbero senza presidi nel caso in cui la situazione dovesse rimanere bloccata.
A settembre 2018, secondo i dati del Miur in Italia c’erano 8.290 istituti scolastici. Se la stima del presidente dell’Associazione nazionale presidi del Lazio fosse corretta, vorrebbe dire che oltre un terzo degli istituti non avrebbe un dirigente scolastico dal prossimo anno scolastico.
Andiamo a vedere che cosa prevedeva il bando di novembre 2017 in termini di posti messi a concorso.
Il decreto stabiliva di fatto la costituzione di due diverse graduatorie di merito, come indicava anche il nome “Corso-concorso”.
Dopo una prova pre-selettiva, scritta e orale, e la valutazione dei titoli (art. 12), era previsto l’accesso alla graduatoria per entrare nel corso di formazione per dirigenti scolastici. Come recita l’articolo 1, comma 3 del decreto direttoriale, "il numero dei posti destinato al corso di formazione nazionale è determinato in n. 2.900 posti complessivi".
Al termine del corso di formazione e di un tirocinio (art. 14), sulla base dei punteggi nella prova scritta di carattere teorico-pratica e dei colloqui, era previsto l’accesso alla seconda graduatoria, ossia quella conclusiva.
Il numero dei vincitori – e futuri assunti – equivale al numero dei "posti messi a concorso a livello nazionale", che secondo il decreto "è determinato in 2.416 posti complessivi", a cui vanno aggiunti 9 posti, destinati alle scuole con lingua di insegnamento slovena in Friuli-Venezia Giulia.
In totale, il bando prevedeva il reclutamento di 2.425 nuovi dirigenti scolastici, un numero inferiore di oltre 500 unità rispetto a quello indicato da Rusconi.
Davvero le scuole resteranno senza presidi?
A oggi, il sistema scolastico italiano ha sopperito al problema della mancanza di presidi con le cosiddette “reggenze”.
Quest’ultime sono incarichi temporanei dati a docenti per svolgere il ruolo di preside, ma sono stati più volte criticati dalle categorie di settore perché, in parole semplici, non risolvono la carenza strutturale di dirigenti scolastici e hanno un costo minore rispetto agli stipendi normalmente corrisposti ai presidi.
Secondo un rapporto della Fondazione Agnelli di settembre 2017 – due mesi prima del bando del concorso – si stimava che per l’anno scolastico 2017/2018 su oltre 8.300 istituti scolastici, circa 6.800 avessero un preside. Gli altri erano coperti dalle reggenze.
In realtà, il cosiddetto “decreto Semplificazioni” – approvato a dicembre 2018 e convertito a febbraio 2019 – aveva provato a risolvere il problema, prevedendo (art. 10) che la formazione dei vincitori del bando avvenisse dopo la loro assunzione.
L’obiettivo – come spiegato dalla relazione tecnica allegata al decreto – era quello di velocizzare le assunzioni, in tempo utile per il 1° settembre 2019, prima dell’inizio del nuovo anno scolastico, e limitare il ricorso alle assegnazioni temporanee. La decisione del Tar del Lazio, per ora, ha bloccato tutto.
Conclusione
Il presidente dell’Associazione nazionale presidi del Lazio Mario Rusconi ha dichiarato che "quasi 3 mila scuole saranno senza presidi" se non si troverà una soluzione al blocco del Tar del Lazio del concorso per dirigenti scolastici.
Rusconi è impreciso, perché il dato che cita fa riferimento ai posti messi a disposizione per il corso di formazione da preside (2.900), mentre i posti da preside disponibili secondo il bando del 2017 erano 2.425.
Inoltre, non è del tutto vero che se queste assunzioni non ci saranno, le scuole rimarranno senza presidi. In Italia, esiste infatti il sistema delle reggenze – fortemente criticato – che permette di colmare la carenza di personale, attraverso nomine temporanee.