Il 15 giugno, al convegno della Fondazione De Benedetti a Reggio Calabria, il presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo ha parlato del contenimento dell’immigrazione illegale nel nostro Paese.
Secondo Blangiardo, "in Italia ci sono circa 600 mila irregolari, ma ci vorranno più di 100 anni per rimpatriarli tutti".
Ma è davvero così? Abbiamo verificato.
Di che cosa stiamo parlando
Quando si parla di “irregolari” si fa riferimento a tutti quei cittadini stranieri che vivono in Italia dopo essere entrati senza un regolare controllo alle frontiere o che dopo essere arrivati regolarmente hanno deciso di rimanere nel nostro Paese anche una volta scaduto il permesso di soggiorno o il visto.
Gli immigrati irregolari sono comunemente chiamati “clandestini”, un termine il cui uso negli ultimi anni è stato criticato perché esprime un giudizio negativo ed è improprio da un punto di vista giuridico.
Come ha spiegato Openpolis, questo vocabolo non esiste negli accordi internazionali in materia e viene spesso utilizzato per fare riferimento anche ai richiedenti asilo, che una volta entrati irregolarmente in Italia fanno domanda di protezione.
Quanti irregolari ci sono in Italia?
Rispondere con certezza a questa domanda è impossibile: il ministero dell’Interno non pubblica infatti cifre ufficiali in materia.
Come tutti i fenomeni legati all’illegalità, dunque, i numeri che circolano in questo ambito sono stime, con diversi gradi di incertezza e da prendere con cautela.
Secondo un report della Commissione europea, pubblicato a novembre 2008 per analizzare e quantificare il fenomeno dell’immigrazione irregolare in Europa, in Italia le stime più affidabili sono fatte dalla Fondazione Ismu (Iniziative e studi sulla multietnicità), con una tecnica statistica messa a punto dallo stesso Blangiardo.
Il calcolo più recente condotto dall’Ismu è quello contenuto nel XXIV Rapporto sulle migrazioni, pubblicato a dicembre 2018. La fondazione ha stimato che al 1° gennaio 2018 in Italia c’erano "533 mila stranieri privi di un valido permesso di soggiorno", un numero in continuo aumento dal 2013.
Dai primi anni Novanta a oggi, secondo le serie storiche dell’Ismu, questa stima ha avuto un andamento ondivago, dovuto al cambiamento dei movimenti migratori e agli effetti delle sanatorie.
Al 1° gennaio 1991 gli irregolari in Italia erano oltre 380 mila, saliti al record di 750 mila nel 2002, per poi riscendere e risalire a fasi alterne negli anni successivi.
Da inizio 2018 a metà 2019, l’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi) ha stimato che ci sia stato un aumento del numero degli irregolari in Italia, passato da 533 mila a 610 mila, più o meno il numero citato da Blangiardo.
È vero che rispetto al 2017 e al 2018, in questa prima metà del 2019 si è registrato un forte calo degli sbarchi.
Ma secondo l’Ispi, l’abolizione della protezione umanitaria introdotta dal governo con il cosiddetto “decreto Sicurezza” (e sostituita con una serie di permessi di soggiorno speciali) starebbe causando un incremento degli stranieri che, ridottesi le possibilità di ottenere protezione o il rinnovo del permesso di soggiorno, decidono di rimanere in Italia in uno stato di illegalità.
Quanto tempo servirebbe per rimpatriarli tutti?
Secondo Blangiardo, servirebbero 100 anni per rimandare a casa gli oltre 600 mila irregolari presenti nel nostro Paese. Ma è un calcolo realistico?
Per rispondere a questa domanda, dobbiamo semplificare lo scenario di partenza e partire da due assunti ipotetici, sebbene altamente improbabili. Da un lato, in futuro il numero degli stranieri irregolari dovrebbe rimanere identico a quello attuale: ciò significa che nessun migrante in più dovrebbe entrare in Italia e rimanerci in maniera illegale, o uscire volontariamente per andare verso altri Paesi.
Dall’altro lato, anche il numero di rimpatri dovrebbe rimanere costante: se queste operazioni dovessero velocizzarsi o rallentare rispetto a quanto fatto oggi, la stima temporale per azzerare il numero di irregolari nel nostro Paese cambierebbe.
Su quest’ultimo punto il ministero dell’Interno non pubblica statistiche aggiornate, come invece fa quotidianamente con gli sbarchi tramite il cruscotto statistico giornaliero.
Abbiamo contattato il ministero per avere i dati più aggiornati in materia, ma siamo ancora in attesa di risposta.
Secondo i dati del ministero dell’Interno ottenuti dall’Ispi e anche da Il Foglio con una richiesta Foia (Freedom of information act), da giugno 2018 – mese di insediamento del governo Lega-M5s – ad aprile 2019 i rimpatri sono stati quasi 6 mila, circa 550 al mese. Una cifra leggermente inferiore (-5 per cento) rispetto a quella registrata nello stesso periodo di tempo, tra il 2017 e il 2018, con il precedente esecutivo Gentiloni.
A un ritmo di circa 6.500/7 mila rimpatri ogni anno, servirebbero dunque tra gli 80 e gli oltre 90 anni per riportare nei Paesi di origine i circa 550 mila/610 mila irregolari presenti oggi in Italia.
A che punto è la promessa del governo?
Il Contratto di governo – firmato a maggio 2018 da Lega e M5s – promette "una seria ed efficace politica di rimpatri", che risulta essere "indifferibile e prioritaria".
Come abbiamo spiegato nel nostro progetto Traccia il Contratto, la maggioranza ha fatto qualcosa in questo ambito, ma ancora non abbastanza per mantenere l’impegno preso.
Il cosiddetto “decreto Sicurezza” del 4 ottobre 2018 ha aumentato le risorse a disposizione del Fondo rimpatri, ma di circa 3,5 milioni di euro (già stanziati in precedenza dalla legge di Bilancio per il 2018) rispetto agli oltre 40 milioni di euro promessi dal ministro dell’Interno Matteo Salvini a luglio 2018.
I tempi di permanenza nei Centri di rimpatrio sono stati prolungati fino a 180 giorni, ma come abbiamo visto il numero di rimpatri resta fermo a quelli del passato e inferiore a quello dei potenziali nuovi irregolari, creati dalle nuove norme approvate per la protezione ai richiedenti asilo.
Il problema principale in questo ambito, oltre a quello delle risorse economiche, rimane quello degli accordi bilaterali con i Paesi di origine degli irregolari. Gli unici accordi validi di riammissione che ha l’Italia sono quelli con Marocco, Egitto, Nigeria e Tunisia.
A settembre 2018, lo stesso Salvini aveva ammesso che "l’unico che funziona decentemente è quello con la Tunisia", aggiungendo che servirebbero "80 anni a recuperare i 5-6-700 mila immigrati entrati negli ultimi anni".
Il cosiddetto “decreto Sicurezza bis” (pubblicato in Gazzetta ufficiale il 14 giugno 2019) ha istituito un "fondo di premialità per le politiche di rimpatrio", con una dotazione di 2 milioni di euro per il 2019, volto a finanziare nuovi interventi di cooperazione internazionale con gli Stati non appartenenti all’Unione europea.
Conclusione
La stima del presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo è realistica, sebbene vada presa con cautela.
A oggi, si pensa che in Italia ci siano tra i 550 mila e i 610 mila irregolari, in continuo aumento secondo alcune elaborazioni, a causa delle nuove norme in materia di protezione e nonostante il calo degli arrivi irregolari.
I rimpatri, invece, viaggiano a un ritmo di circa 6.500 all’anno, in linea con quelli del passato.
Assumendo che entrambe queste cifre rimangano costanti in futuro, in effetti servirebbe circa un secolo per riportare nei propri Paesi di origine tutti i cittadini stranieri che vivono oggi in Italia senza un regolare permesso di soggiorno.