"L’Italia è la seconda manifattura d’Europa". Spesso gli esponenti del mondo della politica, e non solo, hanno ripetuto questa frase negli ultimi anni. La forza industriale dell’Italia insomma è seconda solo a quella della Germania.
A volte, a questa statistica sono state collegate rivendicazioni politiche. Il vicepremier Luigi Di Maio, polemizzando con il commissario francese Pierre Moscovici, aveva affermato ad esempio a novembre scorso: "Noi siamo la seconda forza manifatturiera d’Europa. Quando il suo Paese [la Francia, n.d.r.] arriverà al nostro livello ci può fare uno squillo".
Come segnalato per la prima volta su Twitter l’11 aprile dall’account Italia dati alla mano, in base agli ultimi dati disponibili sembra che Moscovici sia ora nella posizione di poter alzare il telefono e chiamare Di Maio. L’Italia non risulta infatti più la seconda manifattura d’Europa ma la terza, dietro proprio alla Francia.
Ma quali sono le distanze e quando è avvenuto questo sorpasso? Andiamo a vedere i dati.
I dati Eurostat
Secondo Eurostat, il servizio statistico della Commissione europea, il sorpasso della Francia sull’Italia è avvenuto nel 2017 - in base a dati che sono ancora provvisori, e che sono stati aggiornati per l’ultima volta il 21 marzo 2019 - e per ora ha dimensioni piuttosto contenute.
Nel 2017, infatti, il valore della produzione manifatturiera francese è stato pari a 889,4 miliardi di euro circa. Quello della produzione manifatturiera italiana si è invece fermato a 883,7 miliardi di euro circa (comunque il dato migliore dal 2011 in poi). La differenza a vantaggio della Francia è dunque di poco più di 5 miliardi di euro (meno dello 0,6% del totale).
Trovandoci di fronte a un risultato finora non emerso nel dibattito pubblico o sulla stampa, abbiamo contattato Eurostat per approfondire la questione. Una portavoce del servizio statistico comunitario ci ha confermato che, in base ai dati diffusi nel 2019, la Francia ha sorpassato l’Italia quanto a valore della produzione manifatturiera nel 2017.
Negli anni precedenti, l’Italia era stata sempre davanti. Tra il 2010 e il 2013 il divario è stato stabilmente superiore ai 100 miliardi di euro, salvo poi assottigliarsi nel 2014 a a poco più di 65 miliardi, risalire nel 2015 a 83 miliardi e poi ridiscendere nel 2016 a meno di 35 miliardi. Alla fine nel 2017, stando a dati che ribadiamo comunque sono ancora provvisori, il sorpasso c’è stato.
Un altro indicatore
Il sorpasso, come abbiamo visto, c’è se guardiamo al valore della produzione manifatturiera. Questo è probabilmente l’indicatore più oggettivo.
Ma possiamo prendere in considerazione anche un altro indicatore, quello del valore aggiunto dei fattori produttivi (capitale e lavoro). In questo modo si può misurare la capacità di un sistema Paese di creare ricchezza lavorando le materie prime.
In base ai dati Eurostat - aggiornati però al 2016, quando ancora non era avvenuto il sorpasso - l’Italia (225 miliardi di euro) risulta seconda, dietro alla Germania (570 miliardi di euro) ma davanti alla Francia (214 miliardi di euro) nella classifica Ue.
Per quanto riguarda il 2017 possiamo verificare che l’Italia mantiene comunque il secondo posto, sempre in riferimento al valore aggiunto della manifattura, guardando ai dati sulla quota percentuale dei vari Paesi rispetto al totale Ue. L’Italia con l’11,4% è dietro la Germania (30,6%) e davanti alla Francia (10,3%).
Il peso del manifatturiero sul Pil
Prendere in considerazione il valore aggiunto, più che il valore della produzione, ci consente poi di guardare ai dati della Banca mondiale sul “peso” che hanno sul Pil i principali settori dell’economia e sul loro andamento negli ultimi anni.
Il settore manifatturiero è andato perdendo terreno negli ultimi quindici anni (1992-2017). In Italia, è passato dal pesare per il 18,5% del Pil al 14,7% del Pil. Un processo simile si è registrato anche nelle altre due principali economie dell’Ue: la Germania è passata dal 23,5% al 20,6% e la Francia dal 15,6% al 10,2%.
Nello stesso periodo è aumentato in compenso il peso dei servizi (il cui valore aggiunto già nel 1992 avevano un impatto sul Pil nettamente superiore rispetto alla manifattura, sia in Italia, sia in Francia, sia in Germania).
In Italia il loro peso sul Pil è passato dal 60,9% al 66,3%, in Germania dal 57,3% al 61,9%, in Francia dal 63,6% al 70,2%.
Conclusione
L’Italia non risulta più essere la seconda potenza manifatturiera d’Europa. Nel 2017, se guardiamo ai dati provvisori sul valore della produzione manifatturiera, è avvenuto il sorpasso della Francia.
Il settore della manifattura, prendendo in considerazione il valore aggiunto in percentuale al Pil, pesa comunque molto meno dei servizi in tutti i maggiori Paesi europei. In questi, negli ultimi 15 anni, si è assistito a dinamiche molto simili, per cui la manifattura è andata sempre più contraendosi mentre i servizi sono andati in crescendo.
Va però osservato che, in un articolo del Corriere della Sera, quello del sorpasso della Francia viene definito "un giallo". Il secondo posto alle spalle della Germania, aggiunge il quotidiano, viene vinto grazie al valore aggiunto che per l'Italia è 263,3 milioni di euro e per la Francia 233,1. Secondo il centro studi di Confindustria e l'ufficio studi di Intesa San Paolo, "quello che vale è il dato sul valore aggiunto" e se è vero che guardando le statistiche strutturali "siamo stati scavalcati per valore della produzione e per fatturato", l'Italia si conferma al secondo posto "per valore aggiunto e output a prezzi correnti".
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